La figura di san Giuseppe in questi ultimi decenni si è affacciata sul palcoscenico della devozione popolare con grande rilievo. Non possiamo sottacere le caratteristiche di san Giuseppe che emergono dalle pagine del racconto evangelico che fanno di lui una persona importante, un esecutore fedele e puntuale dei desideri di Dio, disponibile a stracciare tutti i sogni e i progetti umani sul suo futuro fidanzato e sposo di Maria.
Anche la sua presenza nella vita della Chiesa ha sempre esercitato un ruolo umile e silenzioso al servizio del bene comune. Il riconoscimento delle sue funzioni nel piano della salvezza ha sempre rispettato questa sua caratteristica: essere deputato a uffici comprimari con discrezione. La fine del secolo scorso e l’inizio di questo nuovo millennio è stato caratterizzato da una riscoperta di un mandato da protagonista della figura di san Giuseppe: gli è stato riconosciuto ed esalato l’esemplare sostegno nell’attività della Chiesa universale.
In occasione della XXV Giornata mondiale del malato, l’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Chiesa italiana ha pubblicato una “scheda teologico-pastorale” che aiuta a riflettere su alcuni aspetti della cura della salute e dell’assistenza ai malati. Uno dei sottotitoli è: Pane e senso: «Ogni uomo, soprattutto quando vive momenti difficili, ha bisogno di pane e di senso». Di pane certamente che consiste principalmente prendersi cura e dell’assistenza, ma anche di essere aiutato a dare un senso alle esperienze dolorose che vive. È quella componente dell’assistenza che oggi viene chiamata cura spirituale, ancora poco valorizzata e praticata.
In Germania è sempre più frequente assistere e partecipare a funerali della Chiesa cattolica senza alcun sacerdote o diacono al seguito del feretro. Il fenomeno della diminuzione dei preti e dei religiosi rende il numero delle parrocchie prive di pastori in costante crescita. Ma i vescovi possono istruire in situazioni particolari donne e uomini per assumere la responsabilità del servizio funebre, dopo una preparazione teologica, liturgica e pastorale adeguata. Si tratta sempre di persone conosciute all’interno delle comunità locali, che abbiano svolto attività pastorale e di volontariato attivo. L’esperienza è molto differenziata tra le varie diocesi tedesche, sia per il numero dei sacerdoti in servizio, sia per la presenza sempre maggiore di laici formati che si occupano della vita delle comunità. Il fenomeno, che non è una eccezione liturgica, rientra nell’ambito della pastorale dei laici, confermata sia dalla Congregazione per il clero, sia dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.