di mons. Silvano Macchi
Il nome di Giuseppe sarà la nostra protezione durante tutti i giorni
della nostra vita, ma soprattutto al momento della morte
Beato Guglielmo G. Chaminade
Un viaggio (breve) è ciò che mi propongo di fare con queste puntate – tra storia, teologia, spiritualità, devozione – attorno a una delle tante invocazioni con cui è venerato e pregato san Giuseppe, ossia patrono dei moribondi (nelle litanie, Patrone moriéntium), patrono degli agonizzanti, patrono della buona morte. È un’invocazione con la quale è salutato Giuseppe a partire dal XVII secolo.
La Chiesa si esprime attraverso
quattro caratteristiche.
Esse sono sperimentabili e invitano gli uomini alla conversione.
Una, santa, cattolica e apostolica: sono quattro le proprietà essenziali – “note” – della Chiesa, inserite nel suo Credo fin dai primi secoli.
di Paolo VI
Ai lavoratori cristiani è affidata la missione
di testimoni e apostoli di Cristo.
Celebriamo la festa di san Giuseppe, patrono della Chiesa Universale. È una festa che interrompe la meditazione austera e appassionata della Quaresima, tutta assorta nella penetrazione del mistero della Redenzione e nell’applicazione della disciplina spirituale, che la celebrazione d’un tale mistero porta con sé. È una festa che chiama la nostra attenzione a un altro mistero del Signore, l’incarnazione, e c’invita a ripensarlo nella scena povera, soave, umanissima, la scena evangelica della sacra Famiglia di Nazareth, in cui quest’altro mistero si è storicamente compiuto.
Dal 1124, fondato da san Guglielmo da Vercelli, su un monte dell’Appennino campano il santuario mariano di Montevergine domina la piana sottostante, testimone di profonda devozione popolare alla Madonna lì venerata. Domenica 28 giugno 2023, solennità di Pentecoste, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Sua Santità papa Francesco, ha dato inizio all’anno giubilare per i nove secoli della fondazione del santuario.