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La "Gaudium et Spes"

di Madre Anna Maria Cánopi, osb

Dopo aver considerato sotto vari aspetti l’altissima dignità della persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, i Padri conciliari si dedicano nella II parte della costituzione Gaudium et Spes a considerare alcuni urgenti problemi contemporanei: la famiglia, la cultura, la vita sociale, economica e politica, la pace. Anche se sono trascorsi cinquant’anni dalla chiusura del Concilio, tali problemi continuano a rimanere “attuali”, anzi, la loro urgenza in alcuni casi si fa oggi più pressante. Sono problemi di tale portata e complessità che non è certo possibile trattarli nel breve spazio di un articolo, né, d’altra parte, avrei la competenza necessaria a tale scopo.

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Un anno dedicato alla vita consacrata chiamata a conversione

Nel novembre dello scorso anno il Santo Padre Francesco in un incontro con i superiori generali dei religiosi ha annunciato il desiderio di dedicare il 2015 alla riflessione e alla preghiera di lode a Dio per la luce donata dallo Spirito nel Decreto conciliare Perfectae caritatis sul Rinnovamento della vita religiosa e per chiedere un supplemento di generosità agli stessi religiosi nel Cinquantesimo anniversario della sua promulgazione. 
Quest’anno particolare, che si apre il 30 novembre di quest’anno e si chiuderà il 2 febbraio 2016, vuol essere considerato un momento di grazia per un aggiornamento dell’impegno dei consacrati all’interno della vita di tutta la Chiesa.

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Giovanni Paolo II, tra poco «santo», è stato teologo e devoto di San Giuseppe

di Tarcisio Stramare

Sono trascorsi 25 anni da quando Giovanni Paolo II, il 15 agosto 1989, in occasione del primo centenario dell’Enciclica Quamquam pluries di Leone XIII, promulgava l’Esortazione apostolica “Redemptoris Custos” (RC). Si tratta di un documento dottrinale di grande rilievo, da considerare come la “magna charta” della teologia di san Giuseppe, del quale viene considerata la “parte” a lui assegnata da Dio nel decreto dell’Incarnazione del Verbo, che predestinava Maria a essere la madre del Figlio di Dio. In questo decreto è incluso anche san Giuseppe “chiamato da Dio a servire direttamente la persona e la missione di Gesù mediante l’esercizio della sua paternità: proprio in tal modo egli coopera nella pienezza dei tempi al grande mistero della redenzione ed è veramente ‘ministro della salvezza’” (RC, n.8). La presenza congiunta di Maria e Giuseppe, sigillata dallo stesso vincolo di carità, fa parte del mistero dell’Incarnazione: “Proprio a questo mistero Giuseppe di Nazaret ‘partecipò’ come nessun’altra persona umana, ad eccezione di Maria, la Madre del Verbo  Incarnato.

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