E' un anziano reso un po’ burbero ed esitante dall’età molto avanzata, ma dalla battuta sempre salace e soprattutto profondamente umano il San Giuseppe consacrato agli onori del palcoscenico da Eduardo De Filippo nel suo “De Pretore Vincenzo”, commedia in due tempi del 1957, nella quale il grande drammaturgo si confronta con il delicato tema del sacro, e nella quale il padre putativo di Cristo recita un ruolo da assoluto protagonista. Il testo teatrale, scritto in appena una manciata di giorni, trae origine da un omonimo poemetto dedicato alla figura di un ladruncolo di strada, Vincenzo De Pretore, che nel breve arco di poche settimane vive una anomala vicenda di conversione spirituale - proprio attraverso un serrato dialogo con San Giuseppe -, quale premessa alla sua tragica fine terrena e al confronto diretto con l’Altissimo.
San Giuseppe nella storia dell’arte
di Sergio Todeschini
La studiosa Serena Simoni, affrontando l’affascinante tema dell’immagine del padre putativo di Gesù nella storia dell’arte occidentale, tratta diffusamente anche di un quadro dedicato al santo, realizzato nel 1641 dal pittore romagnolo Guido Cagnacci per la Confraternita forlivese dei falegnami di San Giuseppe. Una scelta decisamente felice, perché l’immagine del santo rappresentato dal Cagnacci si distacca dalla tradizione iconografica fino a quel momento a lui dedicata. Il pittore lo raffigura infatti come un pellegrino assorto nella contemplazione del mistero della sua straordinaria avventura quale padre putativo di Cristo. La studiosa dà una giusta lettura del Santo, definendolo «non un eroe o un nobile, ma un uomo anziano dai caratteri dichiaratamente popolani, con le braccia al petto che stringono il bastone fiorito, col viso leggermente inclinato verso l’alto e quasi incredulo della grazia divina che lo avvolge.
L’età dei 40 anni è per molti versi significativa, non ultimo perché oltrepassandola si varca il «mezzo del cammin di nostra vita» di dantesca memoria, trovandoci inevitabilmente a riflettere con sempre maggiore frequenza sul delicato tema della vecchiaia e della morte. “Inizia la discesa”, si suole dire, e non si può fare a meno di guardare a dove questa importante età di passaggio ci conduca. È quanto emerge a esempio in modo nitido da questa testimonianza: «Come ricordo quel periodo, all’incirca quando compii 40 anni, un’epoca in cui la mia mortalità cominciò a ossessionarmi!