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La famiglia

La famiglia (7)

Mercoledì, 17 Dicembre 2014 13:42

Nonni: mamme e papà due volte

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Il Papa alle generazioni in un cammino solidale

La domenica precedente all’apertura del Sinodo speciale sulla pastorale della famiglia e l’evangelizzazione, papa Francesco ha voluto invitare a Roma i nonni e le nonne e ha coniato per le famiglie dei figli una nuova beatitudine: «Beate quelle famiglie che hanno i nonni vicini. Il nonno è padre due volte e la nonna è madre due volte».  In quell’occasione ha voluto salutare anche papa Benedetto con un affettuoso appellativo di «nonno», esprimendo anche la gioia della sua vicinanza, «perché è come avere un nonno saggio in casa». 
Erano più di quarantamila i nonni accanto a papa Francesco e a Benedetto XVI.  La loro presenza è stata un dono fatto non solo alla Chiesa universale, ma alle società civili di diverse matrici culturali affinché abbiano sempre una maggior attenzione alla proficua presenza degli anziani.  I nonni sono la memoria viva necessaria per costruire il presente e guardare con fiducia il futuro.  
Giovedì, 06 Settembre 2012 12:17

Io e la mia famiglia... ci crediamo

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di Giosy Cento

Quando Qualcuno, Lui… il Signore, ha comunicato se stesso e io, noi lo abbiamo ascoltato, è necessario e… educato rispondere. La comunità si alza in piedi per gridare con il cuore: Tu ci hai rivelato la strada della vita e noi ci fidiamo di Te, perché Tu sei l’Amore che non tradisce per tutte le generazioni. “Credo” è il grido ripetuto varie volte in questo simbolo che è davvero il… manifesto dei credenti della Chiesa Cattolica Romana. Una sintesi meravigliosa della fede che si è formata nei secoli attraverso il cuore ecclesiale e il soffio dello Spirito Santo che mai è mancato come sorgente di verità. Per l’Assemblea della Santa Messa sembra quasi una nenia a memoria mentre invece possiede una energia sempre rigenerante della fede.

Venerdì, 01 Giugno 2012 13:05

Senza prediche non possiamo... vivere

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Parole educative

di Giosy Cento

I giovani ammirano chi sa loro rispondere
alle provocazioni tipiche della loro età
e ritengono queste persone come riferimenti importanti con i quali relazionarsi

“Uffa mamma, basta con le prediche! Ma perché sempre le stesse cose? Ma non potresti inventarti qualcosa di nuovo?”. E in chiesa, guardando l’orologio: “Uffa, ma quando la smette questo prete? Sono già dieci minuti e poi… sempre le stesse cose! Ma quando dirà qualcosa di interessante?… oh!... adesso parla anche di politica… ma che parli del Vangelo e di Gesù Cristo…!”.

Giovedì, 12 Aprile 2012 08:14

Da "dammi" a "dimmi"

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di Giosy Cento

Comprendere il momento della Liturgia della Parola significa immer­gersi nel dialogo del­l’Amore, perché non può essere un monologo. La comunicazione solitaria è da palcoscenico di teatro. Qui, il luogo è la comunità ecclesiale che attende la voce del suo Signore per bere alla Sorgente l’acqua limpida e mai inquinata della verità assoluta che rivela solo Amore. Sono i minuti dedicati all’incontro cuore a cuore con il  Dio innamorato che si toglie tutti i veli e si fa conoscere alle sue creature.
E se la Celebrazione eucaristica è la fonte e il culmine della vita della Chiesa (Lumen Gentium), è proprio qui, con la Parola, che avviene la prima fondamentale comunicazione tra Dio e l’uomo. è il Signore che prende l’iniziativa perché, da una… eternità, sente il grido dell’uomo, ascolta i suoi perché, conosce i segreti intrighi della storia e delle storie e vuole rispondere per aprire gli orizzonti della speranza che l’uomo, da solo, non riesce a trovare. Ecco perché, nello srotolarsi della storia, Dio ha suscitato degli uomini che hanno letto con il cuore di Dio gli avvenimenti e li hanno scritti, nel suo santo nome, per dare le… “dritte” giuste, “le chiavi divine” di lettura della vita umana, personale e storica. Così il Signore Onnipotente ha scritto la sua lettera d’amore senza fine ai suoi figli che non dovrebbero mai stancarsi di leggerla. “Ascolta Israele”: su questo invito è fondato l’Antico Popolo. “Ascolta Chiesa”: e nasce il Popolo della nuova Alleanza in Gesù. è dalla Parola divina che rinasce ogni fondazione e rifondazione di umanità e di religiosità, ogni… ricomincio e rinnovamento: il rinascimento continuo delle coscienze, della famiglia, della politica, degli indirizzi storici. Oggi, invece, sembra che tutto possa risolversi con le chiacchiere, i fiumi di parole umane dei programmi televisivi o delle biblioteche. “Io sono la verità”: dalle Tre divine Persone viene la verità sussurrata o gridata da Gesù, nello spirito Santo, che illumina e fa camminare tutto.
Ecco allora perché la Liturgia della Parola diventa il momento della Liturgia Eucaristica nel quale bisogna… fermarsi nell’attenzione più profonda, fare il silenzio interiore che genera ascolto, aprire orecchie, cuore e mente al messaggio di Dio. Siamo a un’ora di scuola particolarissima nella quale il maestro è il Maestro, la parola è La Parola, l’amore è l’Amore. Ci sono un io sono e un tu sei. Meraviglioso momento che deve essere affidato a chi “sa” leggere e far capire ogni Parola, lettori di competenza vocale e soprattutto spirituale, capaci di depositare sul cuore la Parola come fiocchi di neve penetranti e fecondanti. Dio racconta il suo cammino d’amore con il popolo di Israele, quasi come, in una famiglia, si scorrono le foto di un vecchio album di famiglia che ripercorre la storia nella quale è scritta la storia dell’ultima generazione (Prima Lettura). Poi si canta la gioia, la riflessione, la preghiera sui vari momenti della vita della famiglia e si ringrazia, si loda, si piange, si invoca (Salmo). Adesso arriva la novità. Un linguaggio nuovo di Dio,quello che il Cristo ha seminato nella vita dei suoi discepoli, degli Apostoli e nel suo nuovo Popolo, la Chiesa (Seconda Lettura: dalle Lettere degli Apostoli, dagli Atti degli Apostoli, dall’Apoca­lisse). Ma poi si attende il sigillo dell’amore, la Parola definitiva dell’Inviato dal Padre, pieno di grazia e di verità: il Popolo attuale si alza perché arriva il Signore Risorto a dare la risposta di senso, a dire che la Morte non vincerà mai più: Alleluja, vieni e parla al nostro cuore, Gesù, accendi l’entusiasmo come nei due discepoli di Emmaus. E Lui, nella persona del suo sacerdote di oggi,  annuncia la felice, serena, provocatoria Parola del Vangelo. La Comunità intera ha ascoltato in silenzio (si spera!) oppure non capirà nulla e non sarà mai preparata all’incontro d’amore con la Comunione del Pane e del Vino: perché chi non lo conosce nella Parola, non sa chi va a incontrare nella Comunione Eucaristica. Parola e ascolto, comunicazione e accoglienza, commozione o rifiuto, raccoglimento o distrazione, superficialità o conversione.
Questa è la scuola della Parola e dell’ascolto anche per la famiglia. La coppia infatti nasce da due persone diverse che, attratte nell’amore, si sono ascoltate totalmente. L’una ha detto all’altro se stessa consegnando ogni tipo di segreto con verità, sincerità. Questo è l’incontro dell’amore che si impara a Messa. Come nella santa Messa “si dà la parola a Dio”, nella famiglia ognuno ha “il diritto a prendere la parola” e, oserei dire, “il dovere di prendere la parola”. Spesso parla solo la donna, la mamma. A volte il padre, l’uomo ha meno spazio perché, in casa, c’è per meno tempo. Il parlarsi è fondamentale e, meno tempo si sta insieme, più profonda deve essere la comunicazione, quasi a recuperare il tempo che l’uno o l’altra non è presente. Naturalmente le caratteristiche del parlarsi, nella coppia, sono quelle della sincerità, della verità, del confronto, dell’accoglienza, del sapersi attendere nella maturazione, del decidere insieme arrivando, nella comunicazione, a un accordo sulla vita famigliare. è importante il silenzio gestito con intelligenza: a volte il silenzio indica profonda accoglienza e richiede anche un grande sacrificio di sé. Spesso ci si può chiudere nei silenzi che creano sofferenze profonde. In questo caso è necessario un notevole sforzo di volontà per ri-parlarsi. Bisogna dirsi parole essenziali, parole importanti e rivelanti, parole forti e dolci, parole di tenerezza e di incoraggiamento, parole che costano o sorridenti, parole che dicono l’intimo e parole per organizzare la vita, parole economiche o di cucina… mai parolacce o musi lunghi.
è importante parlare di tutto, in ogni momento della vita famigliare e parlare con tutti. Non ci possono essere argomenti da evitare. Dentro la coppia e la famiglia c’è il tutto dell’esistenza e tutto va affrontato insieme, parlandone. Dio, nella Bibbia, ci ha parlato di tutto quello che è utile per la nostra vita terrena ed eterna, senza trascurare nulla che potesse servire all’uomo per diventare il migliore uomo che può arrivare ad essere.
Parlare in ogni momento: dal fidanzamento al matrimonio. Sono le parole intime costruttive del legame. Momenti indimenticabili di apertura e di unione. è la comunicazione confidenziale che porta, oltre le paure, ad accendersi di entusiasmo tra le due persone e a decidere il “per sempre” della vita coniugale. Ogni coppia ricorderà il momento nel quale ha detto: ora sì, per sempre. Solo tu per sempre. Momento dove la piccola parola affermativa ha scatenato il nascere di una famiglia. Momento del Matrimonio: le parole che consacrano la coppia di fronte a Dio: Io ti accolgo come mio sposo o come mia sposa e prometto di esserti fedele sempre: nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti per tutta la vita. Le parole dell’intimità e quelle che annunciano di aspettare una nuova vita: nostro figlio. I dialoghi della nuova mamma che inventa tutte le parole per un colloquio con il figlio invisibile… nella pancia e che invita il suo uomo a pronunciare parole maschili perché il feto senta l’altra voce che lo ha chiamato alla vita. E poi le parole educative dal mattino alla sera con ogni figlio: un libro indimenticabile che si deposita sull’anima come un continuo generarli con amore. Le parole che accarezzano, incoraggiano, gridano e sgridano, correggono e costruiscono la personalità, accompagnate da un esempio coerente di vita.
Parlare con tutti in famiglia, come fa Dio che… “non fa preferenza di persone” invitandoci a non escludere mai nessuno dai nostri dialoghi famigliari. Significa che è necessario tenere il cuore aperto a tutta la famiglia, comprendendo la parentela. Nel mondo moderno siamo famosi per essere presenti solo a pranzi e feste. Bisognerebbe usare meglio il cellulare e i messaggi per tenerci uniti e non per passare il tempo a… messaggiare. Così si raggiunge soprattutto chi soffre e ha bisogno di una parola di conforto. Così si ascoltano le parole amorose dei nonni e, a loro, si restituiscono parole di riconoscenza e di ringraziamento.
La famiglia ha bisogno di parole di preghiera: perché è amore forte e fragile e lo spirito unito a Dio sorregge lo sforzo umano di costruire quotidianamente la famiglia. Ci vuole fede, creatività spirituale per inventare la preghiera famigliare dentro le situazioni di ogni giorno e affidare, al Signore della vita, gioie e tristezze, angosce e necessità (come i Salmi nella Liturgia della Parola).
Ci sono infine, oggi, momenti nei quali le parole hanno una importanza eccezionale: nella coppia o nelle difficoltà dei figli o con i figli. è allora che bisogna trovare le parole della vita e dell’amore autentico. Troppo spesso si rinuncia a parlare e si finisce per parlare solo con le carte burocratiche o con un avvocato o tramite il legale. Saper parlare e discutere quando l’amore sembra non esserci più, quando il tradimento ha fatto cadere in basso, quando bisogna perdonarsi e ricominciare.
Davvero nella nostra vita di famiglia come a Dio, così tra noi in famiglia, dovremmo dire di meno dammi e di più dimmi.

Mercoledì, 08 Febbraio 2012 13:02

Facciamo una “colletta” in famiglia

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di Giosy Cento

La  Celebrazione Eucaristica è la massima preghiera che la comunità cristiana può offrire al Padre per mezzo di Gesù e con l’opera dello Spirito Santo. Ci sono due momenti, durante la Santa Messa, nei quali il sacerdote dice esplicitamente la parola preghiamo: dopo il Gloria e dopo la Comunione. Nella Liturgia originaria questo preghiamo è chiamato Colletta, parola che significa, dal latino, “fare una raccolta”.Noi la usiamo, nel linguaggio comune per indicare una raccolta di denaro per qualche necessità particolare. Qui sta ad indicare che il celebrante, in quel momento, raccoglie la preghiera di ciascuno e di tutti nella comunità, e, a nome di tutti, offre questo… Mazzo di preghiere”, come fiori, al Padre. è quindi una preghiera importantissima perché è tutta la comunità che viene rappresentata dal sacerdote e si presenta unita davanti al suo Signore. è una preghiera grande che conclude con il testo, a volte troppo scontato per le nostre orecchie, ma profondissimo: accogli la nostra invocazione per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. E allora la preghiera diventa forte e irresistibile sul cuore del Padre perché detta a Lui, raccomandata da Colui che è il nostro Signore (perché ha dato la vita per noi e si fa nostro garante!).

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di Giosy Cento

Sull’umile grotta-casa di Bethlehem scende, nella Santa Notte, il canto divino del Coro e del­l’Orchestra celeste: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini”. Rimbalzato per secoli, nelle orecchie e nei cuori, questo breve inno accende sempre, davanti agli occhi, l’immagine viva dell’uomo-Dio diventato carne e tenerezza toccabile.
è diventato un inno eucaristico perché, anche nel pane e nel vino, si tocca e si abbraccia Cristo in ogni istante della storia, fino alla fine del tempo, con infinito amore. In questo momento della celebrazione, soprattutto nella domenica e nelle feste, è il canto del “Grazie a Te, Signore, che, dall’alto dei cieli, compi meraviglie di pace totale, cioè di salvezza, in mezzo a tutti gli uomini”. è anche la preghiera più bella e più giusta, ma forse anche un po’ dimenticata da parte di noi figli nei riguardi della Trinità, dal cui amore infinito tutto e tutti noi proveniamo. Gesù disse grazie al lebbroso che lo ringraziava, perché vi leggeva un frammento di riconoscenza dei dieci lebbrosi guariti.

Mercoledì, 21 Dicembre 2011 13:20

Alla messa impariamo il perdono in famiglia

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di Giosy Cento

«Per celebrare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati». Lo tradurrei così: “Per vivere con dignità e gioia la vita coniugale e la vita di famiglia, riconosciamo i nostri sbagli quotidiani e i nostri errori di vita”. Veramente questo momento della celebrazione eucaristica è dirompente: non è sbagliato chi sbaglia, ma chi non riconosce i propri errori e fragilità. Come Adamo ed Eva ci andiamo a nascondere e ci copriamo con una foglia di fico che lascia scoperto quasi tutto. Significa che cerchiamo di coprire con bugie e scuse i nostri sbagli, che poi, molte volte alla fine, vengono scoperti. Bisogna conoscere la bellezza e il valore del riconoscere i propri peccati: “Se tu ti accusi Dio ti scusa, se tu ti scusi Dio ti accusa”, dice S. Francesco d’Assisi. Così ci invita a fare il Sacerdote in un breve momento di silenzio: almeno a ripercorrere con sincerità l’ultimo periodo di vita e metterlo davanti al sole di Dio con estrema verità, per avere il suo abbraccio di perdono che, se siamo sinceramente pentiti, avviene dal cielo in un attimo  purificatore e rigenerante. In famiglia sono infiniti, molti più che nella S. Messa, i momenti nei quali bisogna riconoscere i propri errori. “Chi non vuole perdonare è meglio che non si sposi e non metta al mondo dei figli”, mi diceva una mamma matura.

 

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