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«Poi mostrò ai discepoli le mani e il fianco, ed essi si rallegrarono di vedere il Signore» (Gv 20, 20)

Gesù incontrato e seguito, maestro e buon pastore

di Gianni Gennari

G esù non si accontenta di presentarsi ai suoi discepoli, di annunciare la pace, di dimostrare con la sua premura la sua presenza. Vuole che essi sperimentino tangibilmente questa sua presenza, fa’ loro vedere le mani, fa’ loro vedere il fianco trafitto…

Sì, c’è bisogno, ogni tanto, di un’esperienza reale e concreta della presenza salvifica del Signore. E lui non fa mai mancare, a chi la cerca, questa esperienza concretizzante, attraverso la parola di un fratello, attraverso lo sguardo di una sorella, attraverso la vita di una comunità, attraverso un incontro, attraverso perfino il pentimento di un peccato.

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I discorsi di Jacques Bénigne Bossuet

di Bruno Capparoni

Il secolo XVII vide in Europa il progressivo predominio della Francia in molti ambiti di civiltà e anche nella devozione a san Giuseppe. Si deve però subito precisare che il richiamo al santo Patriarca fu introdotto tra i francesi dagli spagnoli, quelli che portarono in quel paese la riforma carmelitana di santa Teresa. É sempre lei la maestra di devozione a san Giuseppe.

Nella seconda metà del secolo la Chiesa francese fu illuminata da un personaggio di prima grandezza che risponde al nome di Jacques-Bénigne Bossuet (1627-1704).

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di Bruno Capparoni
Direttore della Pia Unione

In prossimità della festa di san Giuseppe, esattamente il 18 marzo scorso, ci è giunta dalla Spagna la notizia che il Parlamento di quella nazione ha approvato la legge che consente e regola l'eutanasia e il suicidio assistito e abbiamo anche sentito i commenti soddisfatti dei leaders spagnoli per un traguardo di civiltà raggiunto. Questa legge, nell'intenzione dei legislatori e di una parte di società spagnola che l'ha sostenuta, vuole garantire la possibilità di una “buona morte”, al riparo dal dolore e come soluzione a situazioni sanitarie inguaribili.

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Perché impegnarsi in politica?

di Gabriele Cantaluppi

«Io non mi interesso di politica»: quante volte abbiamo sentito questa affermazione sulla bocca di cattolici, magari impegnati nel volontariato sociale. Succede anche perché le vicende del governo, che ormai periodicamente interessano l’Italia, hanno suscitato un senso di scoraggiamento, quasi motivando il disimpegno politico. Perché un cristiano dovrebbe interessarsi di politica, informandosi ed andando a votare? In che cosa il suo interesse dovrebbe essere diverso da quello di un non credente?

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