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Maturità nel gestire le minacce, i rischi, i pericoli

di Vito Viganò

Sono frequenti nel nostro vivere inquietudini, timori, paure, a volte spavento e panico. Animali selvatici sembrano sopravvivere per la paura, coinvolti nella crudele sfida tra predatori e prede. L’essere umano si è procurato un habitat più tranquillo, coi predatori ridotti di numero e confinati in luoghi chiusi o lontani dagli abitati.

Se di fatto la nostra sopravvivenza è più sicura, ciononostante il mondo civilizzato motiva forme diverse di minacce e di pericoli, non meno inquietanti. Si ha certo ancora paura di cadere, di attraversare la strada, di incontrare un cane randagio. Fanno paura le guerre, i rischi di contagio, le incertezze o i problemi di economia. E sono motivo di trepidazione il confronto con qualcuno, l’affrontare una situazione fastidiosa o eventi sfavorevoli non previsti. Per quanto spiacevole, la paura può diventare addirittura motivo di divertimento, a causa della carica di adrenalina che si produce, quando si praticano sport estremi o abbiamo visioni coinvolgenti di cinema horror.

Paura: un fine meccanismo. Come ogni emozione, la paura è una reazione istintiva innescata dal percepire nel nostro vivere un fattore di rischio e di pericolo. Funziona perché disponiamo di un sensibile rilevatore di minacce, che lavora basandosi su una galleria di memorie dei fattori nocivi. Percepita una minaccia, il sistema viene allertato nella misura opportuna ad affrontare la situazione. È tutto automatico e ci si rende conto di aver paura per sensazioni fisiche specifiche, quando ormai la si prova.

Le reazioni istintive. Oltre a un rilevatore di minacce, si dispone anche di reazioni automatizzate, provvidenziali nelle urgenze o nei pericoli più gravi. La più spontanea è la fuga, cioè mettere una distanza protettiva tra sé e il fattore nocivo. Nei grossi rischi, istintivo è anche il “congelamento”, l’immobilizzarsi: per gli animali è “fare il morto”. Come risorsa estrema, si decide di attaccare chi minaccia per neutralizzarlo, trasformando la paura in rabbia. Con l’esperienza e la maturità si giunge anche a disporre di ben altre opportunità per gestire le minacce.

Paura con maturità. Occorre anzitutto rendersi conto e accettare la paura che si prova. Si può essere tentati di non farla vedere, la si maschera con finte sicurezze o spavalderia. Tenerne conto permette di guardare bene in faccia ciò che fa paura, per prenderne le misure e trovare meglio come uscirne. Si vivono paure che mancano di realismo, sono leggere e si prendono sottogamba. O sono gonfiate (come prendere un aereo), con blocchi irragionevoli. Per avere una misura realista della paura, si suggerisce di parlarne, confidarsi, confrontare il proprio vissuto con quello di altre persone. Utile è poi farsi coraggio e non a parole, ma spostando l’attenzione dalla minaccia a fattori di sicurezza cui affidarsi. Su cosa o su chi posso contare? E ancora la paura induce a procrastinare fino a evitare, rifiutarsi. Si suggerisce: se hai paura e devi farlo, fallo subito, appena possibile. E funziona! Audacia e temerarietà trascurano o negano la paura; coraggio è darsi da fare per qualcosa che vale la pena, mentre la paura fa il prezioso servizio di renderci vigilanti.

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