Il motivo simbolico più comune della scala è quello ascensionale: un percorso graduale verso la perfezione, la salita verso i valori o i mondi superiori del sapere, della virtù. È il simbolo principale dell’iniziazione e il contrario è il segno abbrutimento, della degenerazione, rappresentato anche con la caduta. Vi sono anche scale per gl’inferi, ma sono riservate agl’iniziati, a predestinati: Orfeo, Enea e la Sibilla, Dante.
Nel cristianesimo il prototipo della simbolica è la Scala di Giacobbe (Genesi XXVIII, 12), simbolo dell’unione, del rapporto tra Dio e l’uomo. È intesa anche come patto tra il cielo e la terra, rinnovato dopo la rottura dovuta alla caduta o alla colpa dell’uomo. A questa si uniscono le scale degli asceti come S. Perpetua, San Romualdo e altri.
La grande scala tra il cielo e la terra è considerata l’arcobaleno, ma soprattutto la Scala di San Giacomo di Galizia, la Via Lattea. Detta Iter stellarum molti popoli antichi l’hanno intesa come la strada del cielo e la via dei morti per raggiungere il loro ultimo destino. Nel mondo cristiano è detta Ponte delle Anime, Strada o Cammino di San Giacomo perché, accompagnate da tale Santo, tutte le anime ci devono salire dopo la morte. Essa è formata da spade, pugnali, coltelli, chiodi, spine e rovi irti sui quali l’anima cammina durante e dopo l’agonia.
Propriamente la più importante scala santa reale è quella che Cristo percorse per recarsi davanti a Ponzio Pilato. Secondo una tradizione risalente all’VIII o IX secolo fu trasportata dal Pretorio romano di Gerusalemme a Roma in San Giovanni in Laterano, ed è quella che porta alla Cappella di San Lorenzo. Sono 28 scalini di marmo sui quali sono depositate le stille di sangue del Redentore. Sono coperti di legno anche per evitarne il logoramento. Si usa percorrerla in ginocchio per impetrare una grazia.
Le scale offerte alla devozione dei fedeli sono moltissime: di solito sono percorsi di penitenza come la Scala di Santa Rita a Rocca Porena, presso Cascia, le cui pietre sono segnate di nomi di devoti e grazie esaudite.
La scala santa di Santa Maria Maggiore è quella detta delle malmaritate: percorrendola le donne potevano ottenere il ravvedimento dei mariti maneschi e brutali, tema stravagante, ma quanto mai attuale.
La Scala santa di Santa Maria dell’Ara Coeli un tempo era molto salita in ginocchio dai devoti, tra i quali s’insinuavano ribaldi i quali credevano che la pratica procurasse lucrose vincite al lotto.
Scala santa dei SS. Michele e Magno serviva per ottenere grazie immediate. Vi ricorrevano persone malate, che avevano perso qualcosa d’importante, erano senza casa, si trovavano in mano agli strozzini.