Da papa Leone parole ai piccoli, che anche i grandi possono capire

di don Bruno Capparoni, direttore della Pia Unione

Talora capita che qualche discorso del Papa, tra i molti in questo anno giubilare, non trovi tutta la nostra attenzione. Non è stato così per ciò che egli ha detto lo scorso 25 agosto a un folto gruppo di ministranti (ragazzi che in Italia chiamiamo più comunemente chierichetti) francesi. Ora, a motivo del titolo “spigolature” che porta questa pagina, voglio spigolare qualcosa tra le parole del Papa, suggerendo però ai lettori di non fermarsi alle poche frasi qui trascritte, ma possibilmente di leggere l’intera allocuzione papale.

Una prima, brevissima frase è un primo sprazzo di luce. Il Papa ha detto: «La vita diventa bella e felice con Gesù». Quale semplicità e quale efficacia educativa! Un uomo che dice a un altro uomo queste parole, comunica in sintesi tutto l’annuncio del Vangelo; un genitore che dice al figlio queste o simili parole, supera in un solo attimo le difficoltà o le barriere dell’educazione cristiana; un adulto che, a parole o con la vita, trasmette a un giovane questa certezza, diventa immediatamente credibile.

Una seconda, potente affermazione Leone l’ha fatto risuonare, oltre che a quei ragazzetti d’oltralpe, anche a tutta la Chiesa: «Solo Gesù viene a salvarci, nessun altro: perché solo lui ha il potere di farlo – egli è Dio onnipotente in persona – e perché ci ama». Abbiamo provato un contraccolpo davanti a queste parole; nel medesimo tempo vi abbiamo trovata la testimonianza ovvia e consueta, lampante e al medesimo tempo sorprendente. Il Papa ha detto ciò che ogni cristiano sa essere vero, ciò che il semplice cristiano riconosce come suo “credo” e che accoglie senza alcun “distinguo”: o è così, o tutta la fede crolla.

Infine papa Leone, che si rivolgeva ai ragazzi che “servono” la Messa, ha offerto un’ultima perla: «Il cristiano non va a messa per dovere, ma perché ne ha assolutamente bisogno».  Come non provare gratitudine!

È questa una frase che raccoglie l’eco delle generazioni cristiane che l’hanno vissuta per secoli. Così rispose ai persecutori Emerito, uno dei martiri di Abitene: «Sine dominico non possumus», cioè: «Non possiamo vivere senza il giorno del Signore». Ne abbiamo bisogno! Poi il Papa aggiunge: «La Chiesa, di generazione in generazione, custodisce con cura la memoria della morte e della resurrezione del Signore, di cui è testimone, come il suo tesoro più prezioso».

Dopo parole tanto semplici e ovvie, è facile capire e condividere il pensiero di Leone sulla scarsità dei sacerdoti: «La mancanza di sacerdoti in Francia, nel mondo, è una grande disgrazia! Una disgrazia per la Chiesa!». Parole che risuonano dolorose ma soprattutto vere. Parole che invitano a domandare al Signore (e ai giovani, come ha fatto il Papa) il dono delle vocazioni: «Che possiate, a poco a poco, di domenica in domenica, scoprire la bellezza, la felicità e la necessità di una simile vocazione».

Grazie, papa Leone!