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Ivan è stato un uomo che ha trascorso la sua esistenza ad insegnare «il mestiere di vivere» umano. Essendo maestro di vita, negli anni della sua esistenza ha incontrato una serie innumerevole di persone e la moglie Nadège ha dovuto «condividere» il marito con tanti uomini e donne che si erano rivolti a lui alla ricerca di un aiuto per superare gli ostacoli del loro vivere. 
Mercoledì, 17 Dicembre 2014 13:09

Intenzioni di preghiera del mese di Dicembre 2014

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Dicembre 2014

INTENZIONE GENERALE

Perché la nascita del Redentore porti pace e speranza a tutti gli uomini di buona volontà.

INTENZIONE MISSIONARIA

Perché i genitori siano autentici evangelizzatori, trasmettendo ai figli il prezioso dono della fede.

INTENZIONE DEI VESCOVI

Perché nei credenti cresca il desiderio di annunciare con gioia il Cristo, luce delle genti.

INTENZIONE DEI PIA UNIONE

«Per i bambini senza famiglia» «Ciao Gesù! Eccoci davanti a te, non manca nessuno. Siamo i bambini senza famiglia. Nel senso che la nostra ci è sconosciuta, assente, spezzata, per dramma o per disperazione, per solitudine o abbandono. Siamo testimoni del dolore e della perdita, ma anche del miracolo che sempre può accadere quando qualcuno - un uomo e una donna - ci raccoglie per stringerci al petto, come pane profumato appena uscito dal forno. Senza dire: "Chi è costui?". Siamo senza famiglia e la difficoltà è la nostra grazia quotidiana; per alcuni è anche la sorpresa di una coppia che si china sulla nostra fragilità per farci vivere quello che di buono e vero nutre la loro vita, senza chiedere nulla in cambio, per puro gesto d'amore che nulla porta se non l'emozione di imparare a chiamarci figli. Un'altra cosa impara chi ci accoglie: la realtà cambia contorno, tutto prende nuovo valore: sei Tu, Gesù, che ti manifesti ai loro occhi. Sì, perché noi siamo una tua presenza. Siamo il Natale di ogni giorno e chi si china su questa mangiatoia di Betlemme si rialza con uno sguardo diverso, capace di accogliere il destino di un altro».

Mercoledì, 17 Dicembre 2014 13:07

Gesù prende dimora tra noi

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Natale 2014

di Mario Carrera

Nella festa di Natale Dio rinnova, nel tempo, la sua visita, ci accarezza e con la sua luce riscalda i valori fondamentali della nostra vita cristiana. In questa società frammentata come coriandoli colorati, il Natale del Redentore risveglia i desideri sopiti dal logorio del tempo e dagli affanni quotidiani e apre il cuore alla luce della speranza, la fiaccola indispensabile per i nostri passi di credenti.
Da sempre Dio ama frequentare le periferie della nostra coscienza personale, come il tessuto delle nostre periferie urbane, in modo da recuperare dignità e valori sociali, elementi essenziali per l’impegno di vita cristiana. Il Natale recupera la gioia di sentirsi popolo, un popolo in cammino sulle strade della storia umana tenendo alta la fiaccola luminosa della speranza.

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Trasmissione di Radio Mater condotta da don Mario Carrera, ogni 1° mercoledì del mese

Ascolta

Caro San Giuseppe, all’inizio di questo mese in cui nel ricordo dei nostri cari defunti abbiamo bisogno non solo di tanta, ma di tutta la gioia dei santi per riuscire ad affrontare il doloroso tema della morte che tu, o caro San Giuseppe, hai sostenuto con il conforto e con la presenza di Gesù e della tua dolce e affezionata sposa, Maria santissima. In questo momento di preghiera, di riflessione vogliamo squarciare il cielo e alla luce del Vangelo delle parole del tuo figlio Gesù, alla luce dello Spirito Santo e con l’aiuto anche dei nostri cari defunti vorremmo che questi momenti così dolorosi e drammatici, divenissero luminosi e considerare come verità di fede che la morte è il sonno che ci risveglia in Dio.
Sabato, 08 Novembre 2014 12:01

Vostre lettere di ottobre

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Una solidarietà che rende vicino il lontano

Egregio direttore,
con un po’ di pudore mi sento spinto a comunicarle un’ispirazione, avuta nelle scorse settimane, alla quale ho obbedito con entusiasmo, prima, e con soddisfazione poi.
Sono un nonno che ama ed è amato da quattro splendidi nipoti. Desiderando fare loro un regalo in occasione del Natale dello scorso anno, ho avuto l’ispirazione di non consegnare nelle loro mani il pacco regalo, ma farlo passare dalla loro persona; un regalo che li accarezzasse ma per partire lontano: adottare un bambino in terra di missione. Ho spiegato loro il senso del regalo che andava a bambini che non dispongono di tutto quello di cui loro godono. Ho spiegato che molti bambini vivono senza l’affetto dei genitori, altri senza una casa, una scuola per istruirli e, a volte, con poco cibo per passare la giornata. Con soddisfazione devo dire che di buon grado hanno accettato il «regalo» e hanno gioito nel sapere che in una terra lontana, hanno un fratellino che sta crescendo con loro.
Lettera firmata da Milano
 
Gentile e caro «Nonno»,
il suo pudore le fa onore e ha obbedito alla parola di Gesù che invita a non suonare le trombe per far conoscere le azioni buone; addirittura, Gesù ammonisce che neppure la mano destra sappia quello che fa la sinistra.
Sono contento della sua comunicazione almeno per due motivi. Il primo motivo: ritengo che sia una saggia pedagogia far comprendere ai bambini che non si può essere contenti da soli e che il bene condiviso fa cresce la gioia del vivere. Don Guanella diceva che «nel cammino della vita, di questa vita, a volte tanto difficoltosa, trovare dei buoni amici è di grande conforto»; questo ci permette di guardare all’avvenire con la certezza che Dio non abbondona nessuno e che ogni mano che ci offre un sostegno è la stessa mano di Dio che si fa Provvidenza.
Il secondo motivo è il «contagio». Ritornando a don Guanella devo ricordare che la sua pedagogia del cuore passava anche per la strada del contagio: il bene è, per sua natura, contagioso. C’è da auspicare che la sua testimonianza possa davvero essere contagiosa. 
 

 

Un’offerta di luce e forza a chi è fragile

Caro amico, don Mario,
le scrive una nonna malandata, carica di anni e stanca, per dirle che sono molto riconoscente poiché continuo a ricevere la rivista La Santa Crociata in onore di san Giuseppe, anche se nella mia condizione economica disagiata non posso inviarvi nulla per sostenere le spese. Il mio debito è grande, per questo il Signore vi ricompensi. A volte gli occhi sono stanchi e vorrei pregare il Sacro Manto in onore di San Giuseppe, ma le forze mi mancano. Chiedo: non avete una cassetta con la registrazione del Sacro Manto e il santo rosario in onore di san Giuseppe? Mi potrebbe aiutare a pregare con maggior costanza e fervore. 
Lidia - Manerbio (BS)
 
Cara nonna Lidia,
grazie del «caro amico» che mi fa sentire di casa e mi permette di dirle che ci è sempre cara la parola di Gesù quando per bocca di San Paolo afferma: «c’è più gioia nel dare che nel ricevere». San Giuseppe ha provveduto alle necessità della sua famiglia a Nazareth e siamo certi che susciterà sentimenti di generosità nell’animo di persone meno «malandate e meno stanche per il peso degli anni» a supplire per lei.
La nostra pubblicazione e la costante preghiera sono doni dello Spirito per offrire nuova linfa alla fatica del vivere quotidiano. La riflessione scritta, offerta dagli autori degli articoli, desidera essere un supplemento all’anima degli associati per mantenere l’entusiasmo della fede e conservare quel «fuoco» di generosità che Gesù ha acceso nelle nostre vite spinte a fissare lo sguardo su quel Cuore trafitto da una lancia d’ingratitudine, ma trasformato in sorgente di amore. «Guarderanno a colui che hanno trafitto». 
La nostra pubblicazione desidera essere un collirio capace di potenziare il nostro sguardo e ammirare meglio quel cuore simbolo pulsante dell’amore appassionato di Gesù per noi.
La sua idea di registrare la preghiera del Sacro Manto e il rosario in onore di san Giuseppe la teniamo calda nel cuore e tenteremo di provvedere quanto prima alla sua realizzazione.
Sabato, 08 Novembre 2014 11:57

La scimmia e il cammello

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Quello era un giorno particolarmente importante. Infatti, dalla foresta era partito un invito rivolto ai delegati di ogni specie animale che avrebbero dovuto riunirsi in una assemblea durante la quale si sarebbe discusso di un argomento molto serio. Non mancò proprio nessuno. Il primo a prendere la parola fu il leone, indiscusso Re degli animali. Nel rispettoso silenzio generale egli disse: "Carissimi sudditi, ci siamo riuniti oggi allo scopo di stabilire una pace duratura tra noi, eliminando ogni diverbio e ogni invidia per riuscire così ad affrontare insieme gli eventuali pericoli provocati dall'uomo alla natura". Il discorso continuò a lungo, sottolineato da applausi di assenso. Erano dunque tutti d'accordo: era necessario unirsi per superare qualsiasi problema.
Al termine dell'assemblea, ogni animale prese parte al grande pranzo organizzato per l'occasione. Ci fu cibo in abbondanza e bevande a volontà. Quando tutti furono sazi e soddisfatti qualcuno chiese alla scimmia, notoriamente allegra e vivace, di allietare la cerimonia con qualche spettacolo divertente. Questa, senza farsi pregare, salì sulla pedana e con agilità e simpatia diede inizio ad un numero spassosissimo ricco di salti acrobatici, capriole e danze. Estasiati gli spettatori applaudirono come non mai, divertiti dall'abilità di quell'insolito comico.
L'unico che rimase in silenzio fu il cammello che, geloso del successo ottenuto dalla scimmia, decise di esibirsi anch'egli sul palco attirando l'attenzione su di sé. Questo buffo animale diede il via ad un balletto goffo e sgraziato. Egli non era affatto agile né divertente. Tra i fischi generali fu così costretto a ritirarsi nascondendosi in un angolo dove ripensò ai buoni propositi di cui si era discusso durante l'assemblea: certo, per restare tutti uniti ed amici egli doveva cominciare ad ingoiare un po' della propria invidia.
 
L’invidia è il peggiore dei difetti perché ci impedisce di ragionare e ci costringe a lanciarci in imprese di cui non siamo all'altezza.
(da una favola di Esopo)

I consigli della natura

Il prezzemolo

I gladiatori romani lo mangiavano prima dei combattimenti! Stimola l’appetito, aiuta la digestione, prontezza dei riflessi e diuresi. Mettete una manciata di foglie in un litro d’acqua bollente. Addolcite con miele e bevete 1 tazza dopo i pasti.

La malva

Orazio affermava di nutrirsi solo di olive, cicoria e malva. Cicerone ne faceva addirittura indigestione! La Santa monaca benedettina Ildegarda la prescriveva per curare sonnolenza e cefalea, disturbi renali e avvelenamenti. Nel ‘500 c’erano medici pronti ad affermare che «chiunque beve giornalmente una pozione di malva sarà salvo da qualsiasi malanno per quel giorno». Una volta la si usava per preparare minestre o la si utilizzava lessata, come contorno alla carne. è ottima per curare tutte le malattie infiammatorie, è calmante e facilita l’eliminazione delle tossine. Mettete 15 pizzichi di fiori, o 20 di foglie, o 30 radici pestate, o 20 di miscela delle tre parti, in un litro d’acqua bollente. Bevete 3 o 4 tazze al giorno di questo infuso per calmare la tosse, il raffreddore, la bronchite.


Buono a sapersi

Quando non riuscite a rimuovere la patina formata dalla polvere sulle statuine di gesso di un vecchio presepe, provate a far bollire una manciata di amido in poca acqua, lasciate intiepidire e immergetevi la statuina. Successivamente mettetela ad asciugare e poi passate delicatamente uno strofinaccio.

Potete ottenere una frittura croccante aggiungendo all’olio caldo qualche goccia di limone.

La caffettiera si pulisce a fondo ponendo del sale grosso nel contenitore dove normalmente si mette il caffè macinato. Fate scaldare, lasciate uscire tutta l’acqua e poi sciacquate.

Per rimuovere macchie di caffè e di tè dalle tazze di porcellana, strofinate con un panno umido e bicarbonato di sodio.

Se l’aceto è troppo forte immergete nella bottiglia due fettine di mela, lasciatele macerare per tre giorni e poi filtrate.

Per evitare che il pesce perda la sua compattezza, prima di cucinarlo è bene immergerlo per alcuni minuti in acqua con un po’ di limone e aceto.

Avete le labbra screpolate? Passate un sottile strato di miele e massaggiate leggermente con un dito per farlo penetrare.


La ricetta: Fagioli estivi

Ingredienti per 4 persone: 350g di fagioli cannellini in barattolo, 1 melanzana, 2 pomodori freschi, 1 peperone giallo, aglio, ½ limone, alcune foglie di basilico, 1 ciuffo di prezzemolo, olio d’oliva, sale, pepe.

Lavate la melanzana e il peperone, asciugateli e tagliateli a dadini. In un tegame scaldate l’olio e fatevi rosolare lo spicchio d’aglio tritato, quindi aggiungete le verdure tagliate a dadini e lasciate insaporire a fiamma vivace. Dopo qualche minuto unite i pomodori spellati e privati dei semi e tagliati a pezzetti e i cannellini sgocciolati. Salate, pepate e cuocete per 10 minuti. Adagiate su di un piatto da portata e cospargete con la buccia di limone grattugiata, foglioline di basilico sbriciolate e 1 ciuffo di prezzemolo tritato. Mescolate e servite.

Sabato, 08 Novembre 2014 11:48

La tomba di Pietro

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di Stefania Severi 

(disegni di P. Brasioli)

L’apostolo Simone detto Pietro, primo tra i dodici, è presente a Roma un po’ ovunque. Girando per l’Urbe troviamo: San Pietro in Carcere, che sorge sul Carcere Mamertino dove fu imprigionato; San Pietro in Vincoli, dove sono conservate le catene con le quali era legato nel carcere; la chiesa dei Santi Nereo e Achilleo, Titulus in fasciola, dove sono le bende che gli coprivano le caviglie abrase dalle catene; la chiesa di Santa Pudenziana, dove è la tavola su cui celebrò l’Eucaristia, poiché in quel luogo c’era la casa di Pudente che lo aveva ospitato; la chiesa di Santa Francesca Romana, dove c’è la pietra con i solchi delle sue ginocchia, mentre pregava Cristo di fermare gli incantesimi di Simon Mago. Sulla antica Via Appia c’è la cappelletta del “Domine quo Vadis?”, dove Pietro, che fuggiva da Roma, avendo visto Gesù con la croce in spalla, gli aveva chiesto “Signore dove vai?” e Lui aveva risposto che tornava a farsi crocifiggere. Pietro, pentito, era tornato indietro ad affrontare il martirio, che la tradizione vuole avvenisse sul colle Gianicolo, lì dove sorge il tempietto di San Pietro in Montorio. E la sua statua benedicente c’è in vari luoghi, da Ponte Sant’Angelo alla sommità della colonna Traiana. 
Sabato, 08 Novembre 2014 11:42

Un supplemento di santità per il Ticino

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Bacciarini e la beata Elisabetta

di Graziella Fons

E' scritto che «la speranza è la balia della vita cristiana» e non c’è santità dichiarata senza un cammino eroico sul sentiero della ricerca del volto di Dio scoperto nei fratelli. Uomini e donne di speranza si trovano per quelle affinità elettive che la Provvidenza semina nel cuore dei grandi ricercatori dello Spirito. È avvenuto per la beata Maria Elisabetta Hesselblad e il venerabile Aurelio Bacciarini: Maria Elisabetta, tenace fondatrice delle suore Brigidine e il vescovo Bacciarini, custode fedele del patrimonio di santità nascosto nelle pieghe della storia del popolo ticinese.  
La Provvidenza ha fissato l’appuntamento del loro incontro su di un treno. Elisabetta proveniva dalla Svezia con tanti sogni nell’anima e malanni nel corpo, Bacciarini da Lugano dopo una degenza in clinica per i suoi malanni. 

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I frutti dello strumento di lavoro

Fenomeni: la privatizzazione della famiglia e la difficoltà a comprendere i valori della legge naturale

di Angelo Sceppacerca

La famiglia di fronte al Vangelo, alle difficoltà ed alla trasmissione della vita e della fede: sono i tre ambiti in cui si sviluppa l’Instrumentum Laboris, il documento di lavoro del Sinodo straordinario sulla famiglia, in programma in Vaticano dal 5 al 19 ottobre prossimi.
L’Instrumentum Laboris è suddiviso in tre parti. La prima, dedicata alla comunicazione del Vangelo della famiglia, si concentra su due aspetti: la difficoltà di comprendere il valore della “legge naturale”, posta alla base della dimensione sponsale tra uomo e donna, e la privatizzazione della famiglia. Il primo aspetto apre il rischio della teoria del gender, mina l’idea del “per sempre” per l’unione coniugale, porta ad accettare la poligamia o il ripudio del coniuge, favorisce divorzio, convivenza e contraccezione. La privatizzazione della famiglia, invece, ne azzera il ruolo di cellula fondamentale della società.

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Piazza San Pietro, 10 maggio 2014, le scuole cattoliche dal Papa

Papa Francesco ha voluto celebrare il mondo della scuola: in una piazza San Pietro stracolma, con oltre trecentomila persone, provenienti da tutta Italia, con cartelli, striscioni, bandiere colorate. Il raduno nazionale, intitolato significativamente «We care», era organizzato dalla Cei per sottolineare «il diritto di scegliere la scuola migliore per i propri figli, tra istituti pubblici e altre scuole paritarie, come quelle cattoliche». 
Nel suo intervento il Papa ha detto: "Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. E noi non abbiamo diritto ad aver paura della realtà! La scuola ci insegna a capire la realtà. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. E questo è bellissimo! Nei primi anni si impara a 360 gradi, poi piano piano si approfondisce un indirizzo e infine ci si specializza.
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