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di Rosanna Virgili

«Al vedere la stella (i Magi) provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (…).

Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo» (Mt 2, 10.13)

Una stella, la cometa, illumina dal cielo Gesù nascente. Possiamo proprio dire che Gesù sia nato “sotto una buona stella”! Quella di Dio preannunciata dai profeti e visibile in tutta la terra, agli occhi di chi cerca il Messia. E c’è una casa a ospitare il figlio di Dio: la casa di Giuseppe. Mentre nel Vangelo di Luca Gesù nasce in una mangiatoia, qui lo vediamo già dentro una casa, dove Maria era stata condotta sposa da quello che poi diventerà il carpentiere di Nazareth. Mentre, nella versione lucana, Maria ci appare terribilmente indifesa in quella notte del suo partorire in aperta campagna, e anche Gesù lo vediamo tremare in quell’addiaccio, qui sentiamo ambedue al riparo del calore di una casa calda per la presenza sicura di Giuseppe. E ancora: mentre in Luca i primi a occuparsi di Gesù son dei pastori che vegliano i loro greggi, qui, invece, c’è Giuseppe che si prende subito cura di lui come di un (vero) suo figlio. Non che in Luca non ci sia Giuseppe, ma lì ci appare anch’egli sospeso ed esposto al rifiuto della città di Betlemme insieme a Maria e Gesù, mentre nel Vangelo di Matteo Giuseppe è presentato come una roccia che dà sicurezza all’intera famiglia. 

La differenza e il contrasto tra le due prospettive narrative ci inducono al paragone tra le famiglie del mondo così diverse tra loro. Ci sono figli orfani e figli iper-protetti; madri e padri amorevoli e, invece, bambini senza nome e mogli abbandonate. Smarrite umanità dove la figura paterna è quasi invisibile. Un argomento che interessa fortemente la realtà della famiglia attuale dove i padri si mostrano molto spesso fragili o, addirittura, latitanti. La paura di assumere la responsabilità della vita di un figlio porta i mariti a scappare o comunque a sottrarsi, in qualche modo, al compito prezioso e doveroso della paternità. La voglia di pensare alla propria carriera, la tentazione del potere sociale e economico sono altre ragioni dell’assenza paterna in famiglia. L’immaturità, l’adolescenza protratta, la fatica a crescere e a rinunciare ad essere il centro del mondo, porta molti giovani mariti a voler essere più compagni dei loro figli che padri. Ma i figli hanno bisogno di padri, non di finti coetanei. Sempre più spesso si cerca di mascherare l’incapacità di svolgere il ruolo paterno con la falsa volontà di far fare ai figli quello che “sentono”.

Stelle guida

Giuseppe ha superato la paura di essere padre per Gesù. Ma questo è il primo momento in cui lui deve prendere un’iniziativa “paterna”: Gesù rischia la vita se Giuseppe non rischia la sua, poiché la mannaia di Erode è imminente. Ed è questa la “prima prova di paternità” per Giuseppe: decidere la cosa migliore per salvare la vita del figlio. Scomodarsi e partire di notte verso una terra sconosciuta pur di allontanarlo dal paese che lo farebbe morire. Giuseppe mette la vita di Gesù prima della sua, per questo emigra in terra straniera, in Egitto. Padri non si nasce ma si diventa e ciò accade lungo la strada guidata dalla “stella” dei figli. Così il prendersi cura della vita del piccolo Gesù diventa palestra di paternità per Giuseppe. Quante volte oggi gli uomini rinunciano o posticipano la paternità sino a tarda età perché non “si sentono pronti”. Dovrebbero pensare che nessuno è mai pronto per un simile cambiamento, ma che saranno i figli a renderli capaci. La paternità vuol dire custodire e promuovere la vita e la crescita di un figlio dall’infanzia alla maturità. Nessuna creatura umana può diventare grande e felice senza la parola e l’abbraccio di un padre. Allo stesso tempo, il corpo di un figlio vale la pienezza e il senso della vita di un uomo. Quanto Gesù ha regalato a Giuseppe, il suo papà adottivo.

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