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«Un mosaico di diversità, lo spaccato di un Paese come l’Italia che ha bisogno di un progetto per il futuro, con investimenti sulla formazione e grande rigore nella costruzione del bene comune. I dati di questo Rapporto sono lo specchio di ciò che oggi siamo, mettono in evidenza cambiamenti e precarietà: ci invitano a chiederci cosa vogliamo lasciare dopo di noi».

Così il cardinale Matteo Zuppiarcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha commentato il Rapporto Italiani nel Mondo-Rim 2023 della Fondazione Migrantes, giunto alla sua 18esima edizione, e presentato questa mattina a Roma. Il volume è stato realizzato grazie alla collaborazione di autori e istituzioni come l’Istat, l’Inps, il ministero dell’Interno, degli Affari esteri, il consiglio generale degli italiani all’estero, e la Fondazione Missio.

Mentre l’Italia vive da tempo un inverno demografico, «il numero degli italiani all’estero è in aumento e si attesta oggi a sei milioni» ha sottolineato monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore della Fondazione Migrantes, aprendo gli interventi di presentazione. Dopo di lui, Paolo Pagliaro, giornalista, direttore dell’Agenzia 9Colonne ha invitato a non fermarsi alle statistiche ma ad andare alle radici dei fenomeni e dei cambiamenti.

Innanzitutto una lettura in controluce dei numeri delle partenze: un trend che si conferma negli ultimi anni è l’aumento degli espatri di giovani qualificati, il 44% nel 2022 riguarda giovani tra i 18 e i 34 anni, con una crescita del 2%. Gli anziani over 65 sono il 21%, mentre i minori sono più di 855mila; per tutti la destinazione preferita riguarda nel 75,3% dei casi i Paesi europei (l’Europa accoglie oltre 3,2 milioni di connazionali) mentre il 40,1% si dirige verso gli Stati Uniti. Le comunità italiane all’estro più numeroso si trovano in Argentina, Germania, Svizzera, Brasile, Francia, Regno Unito e Stati Uniti. A differenza del passato la donna italiana non migra più per ricongiungersi agli uomini. Moderna e dinamica l’italiana che lascia il suo Paese (oltre 2,8 milioni) è spinta dalla ricerca di un maggior benessere economico e di una carriera professionale più gratificante. «Il loro numero è praticamente raddoppiato nei 18 anni di elaborazione dei Rapporto Migrantes arrivando a +99,3% e il 48,2% dei 6 milioni di italiani all’estero è donna (oltre 2,8 milioni)» ha detto Delfina Licata, sociologa, curatrice dei Rapporti che nel loro insieme (oltre 9.000 pagine) rappresentano «un orizzonte dettagliato della mobilità in evoluzione e dell’interculturalità frutto della globalizzazione».

Una fetta speciale degli italiani che partono è rappresentata dai missionari ad gentes impegnati a testimoniare il Vangelo tra popoli e culture diversi. A loro è dedicato un capitolo del Rapporto realizzato con testimonianze raccolte a cura della Fondazione Missio: su 5.200missionari italiani all’estero, secondo i dati aggiornati dell’Ufficio di Cooperazione missionaria tra le Chiese, 282 sono preti diocesani, e 215 laici in servizio missionario (con convenzione Cei). I fidei donum sono il “dono della fede” rappresentato da presbiteri, diaconi, laici diocesani che vengono inviati dalla diocesi di appartenenza a svolgere un servizio in una diocesi di un territorio di missione, in base all’accordo tra il vescovo che invia e quello che riceve.

Lo raccontano le testimonianze di una coppia con cinque figli rientrata dal Venezuela; un sacerdote con esperienza missionaria in Albania; una coppia di Verona con quattro figli che ha vissuto una esperienza nella diocesi di Sao Luis in Brasile; una laica inviata dalla diocesi di Asiago in Eritrea; un missionario del Triveneto vissuto in Thailandia e monsignor Giovanni Battista Bettoni in missione in Paesi di antica cristianità, che oggi avvertono fortemente il processo di secolarizzazione. (missio)

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