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di Gabriele Cantaluppi

In che modo essere cristiani oggi?

Non è mai stato difficile professare la propria fede cristiana: lo testimoniano già gli scritti del Nuovo Testamento e le varie epoche della Chiesa. Nessuna meraviglia quindi che lo sia anche oggi in questo nostro «cambiamento d’epoca», come ebbe a definirla papa Francesco nell’incontro con i rappresentanti del quinto convegno nazionale della Chiesa italiana a Firenze il 10 novembre 2015.

Quello che preoccupa maggiormente, piuttosto, è che ci si è avviati verso una generazione di atei, anche se «resiste uno zoccolo duro di giovani cattolici convinti e attivi».

Come si può essere cristiani in una cultura, soprattutto occidentale, che sembra esserlo sempre meno? Anche l’esempio più autentico e quello più bello possono trovare ostacoli tra gli uomini e, se non si arriva alla persecuzione aperta, anche la derisione e la ghettizzazione rientrano in questo ambito. La stessa vita di Gesù mostra che come più cresce la sua missione di salvezza, più crescono i sospetti contro di lui, le accuse, i tradimenti, le violenze…

Si deve ricordare che la fede si diffonde innanzitutto per attrazione. Essa non è solo una serie di informazioni, ma principalmente consiste nel fascino della persona di Gesù, che il cristiano rende visibile con la sua vita. Potremmo dire che il discepolo di Gesù è come un vetro che dovrebbe lasciar passare la luce della salvezza del Signore: più il vetro, che siamo noi è opaco, più difficilmente la luce della salvezza potrà passare attraverso di noi.

La testimonianza cristiana è semplicemente la trasparenza della vita cristiana, cioè di una vita secondo il Vangelo. è cogliere il legame profondo e autentico tra fede e opere. In fondo è la caratteristica della prima comunità cristiana descritta nel capitolo secondo degli Atti degli Apostoli. è la capacità di vedere negli altri il volto di Cristo.

Monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, sottolineava recentemente che occorre guardarsi dalla logica dell’esibizionismo: «Il grande rischio è strumentalizzare la religione attirando l’attenzione su di sé, da cui deriva anche la strumentalizzazione degli altri, che interessano se sono ammiratori o se danno prestigio e lode. Invece, occorre far vedere che è Dio all’opera nella storia. Questa è la logica della testimonianza».

Non va dimenticato che l’autentica testimonianza passa attraverso la prova e richiama alla necessità della pazienza, virtù riconducibile alla fortezza: di fronte alle avversità la pazienza rende capaci di resistere con forza e a non cedere. Quando la pazienza è nei confronti del prossimo, essa si colora anche di speranza e di carità. Dalla carità prende l’amore forte e deciso per il prossimo, anche quando questo risulta il nostro nemico; dalla speranza prende la capacità di attendere: attendere che il Signore converta i cuori e faccia riconoscere l’autenticità della nostra testimonianza.

Ci ricorda papa Francesco: «La vita parla più delle parole. La testimonianza contagia. Si possono fare tante discussioni sul rapporto Chiesa-mondo e Vangelo-storia, ma non serve se il Vangelo non passa prima dalla propria vita».

 

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