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Il cammino sinodale ecclesiale

di Card. Ennio Antonelli

«Oggi – ha detto papa Francesco, rivolgendosi alla Chiesa italiana – non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca», insistendo sulla radicalità dei processi che stanno rivoluzionando il mondo, le società, la famiglia. Un testo del cardinale Ennio Antonelli, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la famiglia e già arcivescovo di Firenze, riflette sul compito della Chiesa per una rinnovata evangelizzazione, che non può ridursi a una riformulazione verbale del messaggio, ma deve riplasmare sia la vita personale dei fedeli sia la vita comunitaria della Chiesa. Per gentile concessione la nostra rivista ospiterà alcune parti di “Una Chiesa in ascolto e in uscita” (Ed. Ares, 2018) mentre è in corso il Sinodo indetto da papa Francesco sul tema: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. È un cammino che coinvolge tutta la Chiesa dall’ottobre 2021 all’aprile 2023.

Celebrando il 50° anniversario del Sinodo dei Vescovi, il 17 ottobre 2015, papa Francesco affermava: «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. Quello che il Signore ci chiede, in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola Sinodo. Camminare insieme – laici, pastori, Vescovo di Roma – è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica».

Già nella società civile è difficile il cammino della democrazia: individualismo, particolarismo, competitività, conflittualità, frammentazione, calo di partecipazione alla vita politica, scarsa sensibilità per le esigenze del bene comune... In ambito etico e religioso è molto diffuso il soggettivismo (circa il credo, i valori, le norme), che produce privatizzazione della fede, debole appartenenza ecclesiale, difficoltà di dialogo e cooperazione. D’altra parte il clericalismo è ancora tenacemente radicato, non solo nei pastori (presbiteri e vescovi), ma anche nei laici e perfino nei media, che sono interessati quasi sempre alle opinioni degli esponenti della gerarchia e quasi mai a quelle delle personalità laiche del mondo cattolico. Per di più, non poche persone e istituzioni sono appesantite da una certa inerzia, dal «comodo criterio pastorale del “Si è fatto sempre così”» (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 33). In questo contesto si intuisce come il cammino ecclesiale della sinodalità sia tutt’altro che facile. Ad esempio, si riscontra qua e là, sia presso i laici che presso i presbiteri, una crescente disaffezione verso gli organismi di partecipazione, parrocchiali e diocesani, ritenuti inutili e inefficaci.

Tuttavia lo sviluppo della democrazia in ambito civile e, ancor più, quello della sinodalità in ambito ecclesiale sono necessari. In passato l’immagine della Chiesa, percepita pubblicamente, era quella di un’organizzazione di servizi religiosi, offerti ai credenti in risposta alle loro esigenze individuali: un’organizzazione mondiale con dipartimenti territoriali e agenzie locali; un’istituzione gerarchica, governata dal Papa, dai vescovi, dai preti. Oggi emerge l’esigenza della sinodalità, intesa come esercizio della fraternità in Cristo, condivisione della responsabilità e della missione, partecipazione all’elaborazione delle decisioni pastorali e dottrinali, da promuovere a tutti i livelli: parrocchia, vicariato, diocesi, nazione, continente, Chiesa universale. 

Tale esigenza è in sintonia con la vocazione permanente del popolo di Dio in cammino nella storia, perché, come ha scritto san Giovanni Crisostomo (cf. Explanatio in Psalmum 149, PG 55, 493), la parola Sinodo, intesa in senso generale, è sinonimo di Chiesa, in quanto indica il camminare insieme di tutti i cristiani. Per i prossimi anni papa Francesco chiede che ogni realtà ecclesiale si impegni decisamente nella ricezione dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, documento programmatico del suo pontificato, e raccomanda che tale ricezione avvenga «in modo sinodale» (Discorso del 10 novembre 2015).

In Evangelii Gaudium vengono sviluppate in chiave pastorale alcune prospettive teologiche, messe in risalto dal Concilio Vaticano II nella Lumen Gentium. Si attribuisce alla Chiesa la qualifica di «comunione missionaria» (ivi, 31), «popolo pellegrino ed evangelizzatore» (ivi, 111), «sacramento della salvezza offerta da Dio» (ivi, 112). L’evangelizzazione è prima di tutto opera di Dio. La Chiesa accoglie l’iniziativa divina e coopera con essa, come segno e «strumento della grazia divina» (ivi, 112). Nella misura in cui la comunione con il Signore e tra noi si intensifica spiritualmente e si esprime concretamente, cresce anche l’efficacia della missione evangelizzatrice, perché diviene più trasparente la presenza nella storia di Cristo Salvatore.

I temi teologici della Lumen Gentium, ai quali si collegano i temi pastorali di Evangelii Gaudium, sono in qualche modo evocati e visualizzati dall’immagine artistica riprodotta nel grande mosaico absidale (mq 523) della Parrocchia di santa Emerenziana in Roma, opera di Ugolino da Belluno, frate cappuccino, terminata nel 1968.

Il popolo dei credenti in cammino verso Dio è rappresentato da una moltitudine di persone, di facce e di mani, protese verso l’alto: uomini e donne di ogni età, razza e nazione, diverse vocazioni e professioni, con al centro il Papa e il Collegio dei Vescovi; tutti insieme disposti su una sola fascia a indicare la pari dignità dei figli di Dio, ricevuta nel Battesimo. La folla converge concorde verso il Cristo risorto. La sua figura (metri 4,50) si erge maestosa al centro di un’immensa croce cosmica: indossa la veste candida della gloria; mostra le ferite della crocifissione sul petto, sulle mani vigorose e sui piedi robusti; guarda con occhi intensi e profondi. La tensione del popolo sale verso di lui intensificandosi nei due nugoli di angeli, culminando nelle figure di Maria, Madre della Chiesa, e di santa Emerenziana, patrona della Parrocchia, che rappresentano la Chiesa del cielo. Il braccio orizzontale della croce  sembra amplificare il gesto delle braccia spalancate del Crocifisso risorto, come se egli stesse offrendo al Padre il mondo da lui redento, del quale fanno parte, oltre gli uomini, anche gli animali e gli astri.

Il braccio verticale della croce suggerisce invece un dinamismo discendente, che procede dal Padre, indicato con il tetragramma ebraico, alla colomba dello Spirito Santo con effusione verso il basso di fiamme cangianti, al Cristo risorto capo della Chiesa, ai quattro evangelisti simbolo della parola di Dio sempre viva e operante, al Collegio dei Vescovi presieduto dal Papa.

L’intera superficie del mosaico dà l’impressione di una misteriosa energia che viene da Dio, a lui attrae, rende possibile il camminare insieme del popolo di Dio e la sua fecondità evangelizzatrice.

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