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Un progetto pastorale

di don Nino Massara

Il 30 giugno 1912 don Bacciarini riceve l’investitura di parroco
e otto giorni dopo ufficialmente  promuove e organizza la carità verso i poveri con le Dame di San Vincenzo
con il compito di visitare gli infermi a domicilio e le famiglie dei poveri e portare loro aiuti materiali e spirituali.

Non poteva essere diversamente per un prete di don Guanella. Pur diverso dal «padre dei poveri» per temperamento, per formazione e sensibilità culturale, Bacciarini ne era fedele discepolo nella spiritualità e nella missione. Don Guanella aveva fatto di Matteo 25 la sua pagina di Vangelo da testimoniare davanti alla Chiesa e al mondo. Ogni suo seguace, ieri come oggi, non può non vibrare sulla stessa lunghezza d’’onda. Al Trionfale, accanto alla stupenda Basilica si prevede la cittadella della carità, così grande strutturalmente da non poterla realizzare se non in parte. La comunità parrocchiale intera si esalta nel soccorrere i terremotati della Marsica nel 1915, quando il parroco, accorso immediatamente sui monti d’Abruzzo, tornando, riempie la parrocchia di sfollati, soprattutto bambini e vecchi, e apre all’accoglienza le sue case femminili di Roma.
Ma il soccorrere i poveri fu impostazione di base e permanente della parrocchia, di Bacciarini e di tutta la comunità religiosa e femminile  e maschile. L’analisi e la conoscenza del territorio aveva evidenziato che ci si trovava immersi tra gente bisognosa, proveniente da ogni dove, senza radicamento nel nuovo territorio, senza identità e appartenenza specifica con proprie istituzioni, tradizioni e valori in cui riconoscersi come popolo. Occorreva, dunque, dare visibilità a persone, istituzioni o «luoghi» cui fare riferimento da parte di tutti. Occorreva passare dall’indifferenza, dalla dispersione, dal sospetto, alla fiducia reciproca, al coinvolgimento operativo personale per il bene di tutti.
Le Prime Comunioni dei bambini, la scuola materna con la mensa, il «recupero» degli adulti per i sacramenti e, soprattutto, quell’andare di casa in casa giornaliero ascoltando e scovando i bisogni di ciascuna famiglia con la testimonianza del soccorso concreto e immediato, fanno ben presto della parrocchia il luogo ideale e atteso della fiducia, dell’aggregazione e della stessa collaborazione.
Le Dame di San Vincenzo vengono chiamate e si pongono, subito, a disposizione dell’ampio programma di carità del parroco con il proprio carisma vincenziano. «Compito speciale era quello di visitare gli infermi a domicilio e le famiglie dei poveri e portare loro aiuti materiali e spirituali».
Risposta concreta al bisognoso ma anche provocazione e coinvolgimento dei ricchi e delle autorità. Ma nella libertà e dignità dell’operatore pastorale come del cittadino povero.
Povertà era pure l’ignoranza del popolo, soprattutto religiosa. In merito, persino spassoso l’episodio raccontato dallo stesso Bacciarini: «Una volta, nei primi giorni di questa parrocchia, mi imbattei in un uomo e mi fermai a fare quattro parole con lui. “Avete famiglia?” gli chiesi. “Sì, ho moglie e tre bambini, tutti vispi”, rispose. “Bene, Dio vi ha benedetto. E dove avete sposato?”. “Qui a Roma, in Campidoglio”. “Sta bene, ma intendo in quale chiesa?”. Mi guardò meravigliato e disse: “E che, si sposa anche in chiesa?”».
Il suo impegno per i poveri si esprime a trecentosessanta gradi e vi si dedica con passione, metodo e... precisione svizzera.
«Abbiamo sott’occhio un’agenda nella quale sono notate, a fianco di nomi e indirizzi precisi, le provvidenze più svariate: dalle scarpette per una bimba, al ricovero di un vecchio di 96 anni, dalla ricerca di un posto, di un sussidio, di un letto per i figli che dormono assieme, alla adozione di una bambina, al ricovero di un fanciullo abbandonato dai genitori, o una pigione da pagare. Vi ricorrono spesso i monosillabi «scrivere, visitare, sposare, parlare, controllare». Naturalmente, mentre lui si rende antenna sui bisogni del territorio le risposte vengono distribuite nel coinvolgimento di tutti, parenti compresi.
Alla sorella, che gli invia soldi per le sue spese personali, scrive: «Ho ricevuto le lire che mi hai generosamente inviate: andarono per i poveri, perché in mezzo alle tante necessità del povero mio popolo non è possibile farne altro uso».
L’esaltante pagina del soccorso ai terremotati d’Abruzzo, attorno al parroco con i confratelli e le consorelle, peraltro animate e coinvolte allo spasimo dallo stesso Fondatore don Guanella, l’immediato sorgere di un apposito comitato di giovani, la gara nello zelo delle signorine e delle dame della San Vincenzo, un autocarro che gira per la città per ritirare indumenti, singole generosità talvolta eroiche, i parocchiani tutti.
Terminando, non possiamo non evidenziare per la pastorale ordinaria della carità e la formazione umana, l’istituzione di «un vero e proprio Ufficio per i poveri: il segretariato per il popolo. Esso aveva lo scopo di venire a conoscere le necessità dei poveri e dei bisognosi di ogni genere. A questo segretariato affluivano a centinaia i bisognosi... ogni mattina dalle ore nove innanzi innanzi dava udienza ai poveri...».
Come dire... un Centro d’ascolto delle povertà «ante litteram» delle Caritas parrocchiali di oggi.
I santi sono sempre anche profeti, soprattutto di carità.

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