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Sull’ultimo numero della nostra rivista ho letto con interesse la rubrica «Il problema del mese»: I Vangeli apocrifi, e subito mi è sorta la curiosità di conoscere l’interpretazione della meraviglia degli abitanti di Nazareth quando Gesù nella sinagoga parla della sua identità e i suoi compaesani si domandano da dove venisse quella sapienza per questo giovanotto di professione «carpentiere, figlio di Maria, fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». La famiglia di Gesù era una famiglia numerosa?
 Maria Enrica Speranza 
di San Giorgio
 
Cara signora Maria Enrica,
grazie del suo intervento che riecheggia l’interrogativo di ogni persona che s’imbatte nella lettura di questa pagina dell’evangelo di Marco. Penso che questa domanda sia stata posta dall’inizio dell’era cristiana, accanto all’annuncio a Gesù: «C’è qui tua madre e i tuoi fratelli che ti cercano». In quella circostanza, muovendo il suo sguardo sulla folla Gesù disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli. Chi fa la volontà di Dio, questi è mio fratello, sorella e mia madre». Lo storico giudaico Giuseppe Flavio nella sua grande opera Antichità giudaiche scrive di un certo Giacomo «responsabile della chiesa di Gerusalemme come: “fratello di Gesù, detto il Cristo”».
Ma una prima identificazione di questi fratelli si trova nel secolo successivo, descritta nel vangelo apocrifo, giunto a noi con il nome di Protovangelo di Giacomo. In questo scritto, non accettato dalla Chiesa tra i libri ispirati, si legge che al momento del matrimonio san Giuseppe direbbe: «Ho figli e sono vecchio, mentre lei è una ragazza». Questi «fratelli» sarebbero figliastri nati da un precedente matrimonio.
 Gli studiosi dicono che nel II secolo un autore cristiano di origine ebraica nelle sue Memorie parla di «parenti» di Gesù che furono processati sotto l’imperatore Diocleziano sul finire del I secolo. La tesi dei parenti fu accolta da san Girolamo nella sua opera sulla Perpetua verginità di Maria polemizzando con un tale Elvidio che scriveva di figli avuti da Maria e Giuseppe successivamente rispetto a Gesù.
Per la fede cattolica, dall’antichità si afferma la verginità di Maria, anche dopo la generazione di Gesù.
Con l’aiuto di un recente studio del cardinal Gianfranco Ravasi facciamo due considerazioni. Il vocabolo “greco” usato dai vangeli significa «fratello di sangue» e poi nella prima cristianità il vocabolo si applicava a tutti coloro che credevano in Cristo. «Tuttavia, se si pensa sullo sfondo usato dalla lingua usata dai primi cristiani di origine giudaica, cioè l’aramaico, si deve dire che in quella lingua il termine indica sia il fratello, sia il cugino, sia il nipote e sia l’alleato. Similmente nell’ebraico Abramo chiama il nipote Lot «fratello». Come fa Labano con il nipote Giacobbe».
Inoltre nel contesto giudaico il termine «fratello» può indicare anche il cugino. Penso che anche in qualche regione d’Italia, per esempio in Ciociaria, è abituale dire per un cugino: «frate-cugino».
Nel Nuovo Testamento l’espressione «fratelli del Signore» designa un gruppo ben definito, «Quello dei cristiani di origine giudaica legati al clan nazaretano di Cristo».
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