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di Mario Sgarbossa

Nel salmo 39 si leggono le parole che ben si addicono al profilo spirituale di Giuseppe, fedele osservante della Legge di Mosè e attivo frequentatore della sinagoga di Nazareth: “Nel rotolo del Libro di me è scritto di compiere il tuo volere. Mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel profondo del mio cuore”.
Ogni buon israelita, quindi anche Giuseppe, tre volte al giorno recitava, e recita, la benedizioni (come il cristiano inizia e chiude la giornata con la preghiera). E il sabato, nella sinagoga, i riti religiosi si aprono appunto con una benedizione, lo Shemà Israel, la professione di fede nell’unico Dio: “Ascolta, Israele, l’Eterno è il nostro Dio, l’Eterno è uno: Shemà, Israel, Adonai elohenu, Adonai ehad... Questi precetti che ti do staranno nel tuo cuore. Li insegnerai ai tuoi figli, li mediterai in casa e lungo il viaggio, andando a dormire e alzandoti; te li legherai come un segno alla mano; li terrai come frontale tra gli occhi; li scriverai sugli stipiti e sulle porte della tua casa”. Ecco spiegato il significato di quell’astuccio che l’ebreo osservante della Legge, cioè giusto, (come dice l’evangelista) tiene legato sulla fronte. E Giuseppe, fin dall’età matura, a tredici anni, osservava queste prescrizioni, recitando le benedizioni quotidiane.

Mercoledì, 14 Marzo 2012 10:52

L'artigiano San Giuseppe

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di Gianfranco Verri

Il legno della Croce è stato il trono del Crocifisso, Re della gloria. è dunque il legno la materia privilegiata e prescelta da Dio fra tutti gli elementi naturali da lui creati, materia che ha "collaborato" alla nostra Reden­zione. Mirabile e misterioso il piano di Dio! Il Padre celeste affida il suo Unigenito nella sua missione in terra ad un padre terreno quale suo vicario. Non sceglie un dottore della Legge, né un sacerdote del Tempio, né un leader politico, né uno scienziato, sceglie un artigiano del legno, un falegname, un carpentiere.
Gesù dunque, secondo la volontà divina, avrebbe dovuto acquisire per esperienza personale una conoscenza manuale, una certa familiarità con il legno. Di fatto il legno lo accompagnò da Betlemme al Calvario.

Mercoledì, 08 Febbraio 2012 13:32

Dal buio alla grande luce

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di Mario Sgarbossa

Perché solo a Maria e a Giu­seppe è stato rivelato il segreto di Dio nascosto nell’insondabile profondità del mistero trinitario? “Siamo nell’ordine dell’Incarnazione – disse Pio XI nell’allocuzione del 19 marzo 1935 – cioè della personale unione di Dio con l’uomo. è in quest’attimo che egli detta la Parola che spiega tutto nei rapporti tra Giuseppe e i grandi profeti e gli apostoli. A Giuseppe spetta annunciare i prodigi dell’incarnazione a motivo del suo rapporto con i misteri della vita di Cristo”.
Ci aspettavamo una parola di Giuseppe che gettasse un po’ di luce sulle nostre perplessità, come ad esempio sul suo angoscioso dubbio davanti alla inspiegabile concezione verginale della fidanzata, o dopo il ritrovamento del dodicenne Gesù nel tempio di Gerusalemme. Un silenzio su cui grava il dramma. Per la seconda annunciazione dell’angelo a Giuseppe, perché quel lungo silenzio di Dio? Dio chiama chi vuole e come vuole, dice san Paolo nella lettera agli Efesini (4,11): “Egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri”.

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A Betlemme Lucifero ha suonato la tromba della mobilitazione generale e ha attivato il piano predisposto per fronteggiare le calamità impreviste.
La notizia non è per lui un segreto: se la sanno anche i saggi della corte di Erode, tanto più lui con tutta la sua schiera di demoni.
L’era messianica è arrivata e a Betlemme bisogna ricercare il discendente di Davide.
Per qualche anno si dovranno tenere d’occhio tutti gli appartenenti a questa stirpe. E’ chiaro che a lei appartengono soprattutto coloro che godono di una posizione privilegiata nella società del tempo, cioè i ricchi e i potenti, che di solito si accompagnano nel cammino. Se ne contano alcune migliaia in Israele e tra gli emigrati nei paesi confinanti. Da parecchio tempo è stato promulgato un decreto che decide l’espulsione di quanti non hanno peso sociale per meritare l’attenzione.
Anche  Giuseppe di Nazareth è tra costoro.

Giovedì, 16 Giugno 2011 15:03

Il transito di San Giuseppe

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di Tarcisio Stramare

Tra i privilegi di San Giuseppe il più noto e celebrato è quello della sua pia morte: “Egli fra le braccia di Gesù e di Maria si consumò d’amore per il suo Dio”, leggiamo nell’elenco dei dodici privilegi concessi al nostro Santo. La conoscenza e diffusione del Transito, in Occidente, sono dovute al domenicano milanese Isidoro Isolano, che ne inserì la Storia nella sua Summa de donis St. Joseph, stampata a Pavia, nel 1522. Egli riferisce che i cattolici d’oriente usano celebrare con straordinaria venerazione la festa di san Giuseppe il venti luglio: “Nelle loro chiese suole essere letta una vita di san Giuseppe”, tradotta dall’ebraico in lingua latina nel 1340. Ne riporta, quindi, alcuni tratti, che qui trascrivo, limitandomi all’essenziale. Il racconto della vita di Giuseppe è attribuito allo stesso Gesù, che lo avrebbe confidato ai discepoli sul monte Oliveto.

Venerdì, 27 Maggio 2011 15:06

"Dalla Eucarestia imparo la famiglia"

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di Giosy Cento

“Senza l’Eucarestia, senza la Do­menica, non possiamo vivere”. Così affermavano i santi cristiani degli inizi. Volevano forse dire che senza l’Eucarestia non si impara e non si vive la vera vita e soprattutto la vita di coppia, di famiglia. La Santa Messa, guardandola nella sua struttura, è una grande scuola di vita di famiglia. Certo non è stata fatta così per questo, ma, andandoci dentro con attenzione coniugale e famigliare, ci accorgiamo che nella Celebrazione, ogni momento parla e comunica alti insegnamenti di vita famigliare in tutti i sensi. Perché, in fondo, l’Eucarestia è il Sacramento dell’Amore e nella Santa Messa, non per caso, si celebra il matrimonio e ci si promette fedeltà per sempre, secondo la volontà di Dio. Proviamo a camminarci dentro insieme.

 

Venerdì, 27 Maggio 2011 14:37

Dove il divino e l'umano si congiungono

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San Giuseppe e il Beato Giovanni Paolo II

di Tarcisio Stramare

Dopo Maria, Madre di Dio, non c’è nessun santo che occupi tanto spazio nel magistero pontificio quanto san Giuseppe, suo castissimo sposo. E tuttavia, all’ombra di così grande “Sposa”, san Giuseppe passa talmente inavvertito, che qualcuno si meraviglierà scoprendo questa sua marcata presenza soprattutto in un papa notoriamente “mariano” come Giovanni Paolo II. Ogni qual volta si pensa a lui viene in mente, infatti, la sua singolare devozione verso la Madre di Dio, espressa senza equivoci nel suo stemma pontificio con la grande lettera “M” (Maria) e con la scritta “Totus tuus” (Tutto tuo).
Nei suoi viaggi apostolici era normale che fosse inclusa una visita ad un santuario mariano, espressione dei suoi sentimenti filiali, ma anche del riconoscimento del “ruolo materno” di Maria verso la Chiesa. Ma sappiamo anche quanto Giovanni Paolo II, da sempre interessato all’uomo, ai suoi valori e compiti, tenesse in alta considerazione il “ruolo maschile” nel Vangelo e nella Chiesa, e questo partendo proprio dalla considerazione della figura di san Giuseppe, come egli stesso afferma, ricordando le sue soste nelle chiese a lui dedicate sia a Wadowice che a Cracovia, nelle quali amava spesso soffermarsi in preghiera. “La figura di san Giuseppe fornisce speciali spunti e abbondante materiale per queste riflessioni”, in particolare sul ruolo prettamente maschile, quello protettivo, paterno, che “sembra non soltanto primario ma anche essenziale rispetto a qualsiasi altra sua attività all’esterno, sociale o organizzata”.

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La devozione di don Guanella al Patrono universale della Chiesa

di don Luigi Guanella

Il Sommo Pontefice Pio IX, che si spera venga un giorno innalzato all’onore degli altari (il desiderio di don Guanella si è avverato il 3 settembre del 2000, ndr), volle esteso il culto di S. Giuseppe, e dichiarò il purissimo Sposo dell’Immacolata, Patriarca e Patrono della Chiesa, universale.
Il glorioso Leone XIII – lumen de coelo – volle degnamente suggellare il decreto del suo predecessore, proclamando San Giuseppe Patrono non solo delle famiglie cristiane, ma anche di tutti gli Istituti pii.
Con questo atto insigne di sapienza e di pietà, l’augusto Vicario di Cristo, glorificava il Patriarca e Capo naturale della Sacra Famiglia, riconoscendo in lui l’alta autorità che egli esercitava sopra Maria Santissima, e sullo stesso Figlio di Maria e Figlio di Dio; ma in pari tempo ne accaparrava il potentissimo patrocinio in favore di quelle grandi famiglie, delle Case di beneficenza, scaturite non dal sangue, ma dalla carità. Quelle, senza il divino aiuto, rovinerebbero miseramente.

 

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di Tarcisio Stramare

Nell’Esortazione apostolica “Redemptoris Custos” Giovanni Paolo II affida a san Giuseppe il compito di indicarci “le vie dell’Alleanza salvifica sulle soglie del prossimo Millennio, nel quale deve perdurare e ulteriormente svilupparsi la ‘pienezza del tempo’ che è propria del mistero ineffabile dell’incarnazione del Verbo” (n.32).
La “pienezza del tempo” corrisponde al periodo storico che stiamo vivendo e che si concluderà quando Gesù presenterà il regno davanti a Dio Padre (cf. 1 Cor 15,24); le “vie” dell’Alleanza salvifica si identificano con le “grandi opere di Dio”, alle quali “il Concilio Vaticano II ha di nuovo sensibilizzato tutti”. Si tratta dei “misteri della vita di Cristo”, “annunciati dagli apostoli e attuati nella liturgia”, che costituiscono appunto “quell’economia della salvezza, della quale Giuseppe fu speciale ministro” proprio  nel momento fondamentale del passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento, la cui “unità” è tenuta ben presente nell’Esortazione apostolica, perché necessaria alla comprensione dei misteri della vita nascosta di Gesù.

Sabato, 07 Luglio 2007 09:54

Marzo: un mese dedicato a San Giuseppe

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Tutti sanno che il mese di marzo è dedicato a San Giuseppe, allo stesso modo che il mese di maggio è dedicato alla Madonna e il mese di giugno al Sacro Cuore.    
Le origini di questa devozione sono legate a piccoli impulsi provenienti da alcune pubblicazioni che evidentemente avevano incontrato il favore dei fedeli, desiderosi di conoscere e di onorare san Giuseppe soprattutto in preparazione alla sua festa del 19 marzo, che rimane il punto di riferimento.

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