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Ultimo ritocco in Basilica

di Stefania Severi

Il mosaico, che si presenta come un grande dipinto terminante superiormente ad arco,
è l’elemento qualificante dell’intera ristrutturazione. L’immagine mostra il Santo,
sulla destra, nel gesto di offrire due pani ai poveri


La canonizzazione di San Luigi Guanella è stata celebrata, nella “sua” basilica di San Giuseppe al Trionfale, con la ristrutturazione della cappella a lui dedicata, consistente in un vano rettangolare al fondo della navata destra. Tale rifacimento, affidato alla Domus Dei, è un omaggio della Pia Unione di San Giuseppe, particolarmente legata al luogo perché ne illustra la genesi. La cappella originale fu realizzata negli anni 1970-71, quando fu ricostruita la crociera della basilica, e decorata nel 1972. La cappella originariamente si presentava come quella che, a tutt’oggi, è al fondo della navata sinistra, e che è dedicata a San Pio X. La cappella era arricchita da un rilievo sul frontale, due pale laterali e l’altare addossato alla parete di fondo con sopra il ritratto dell’allora Beato Luigi Guanella, realizzato dal pittore romano Aristide Capanna. Nella ristrutturazione sono stati conservati il rilievo del frontale e i due dipinti laterali, mentre l’altare è stato avanzato e completato nel retro in armonia con la parte anteriore e, sulla parete di fondo, è stato realizzato un mosaico con nell’interno il tabernacolo. Il rilievo in travertino sul frontale è opera di Eros Pellini (1909-1997), scultore milanese formatosi all’accademia di Brera, dove ha anche insegnato, autore di numerose opere pubbliche a Milano, anche nel Duomo, e nella Basilica di Santa Rita a Cascia. Il rilievo, “Beati i misericordiosi”, presenta al centro Luigi Guanella, con il nimbo della santità che ne incornicia il capo, con ai lati  uomini e donne che offrono pani agli affamati ed aiutano infermi. Una semplice costruzione, degli alberi ed un piccolo crocifisso completano la scena che si presenta con ritmo cadenzato e con forme sintetiche.
I due dipinti laterali, opera di Luigi Filocamo (1906-1988), raffigurano uno Luigi Guanella che celebra la Santa Messa il giorno in cui la chiesa è stata inaugurata (19/3/1912); presso l’altare è Aristide Leonori (1856-1928), l’ingegnere che Guanella chiamò a costruire la basilica e che spesso presenziava alle funzioni. L’altro dipinto raffigura Luigi Guanella accanto a San Pio X mentre due Associati alla Pia Unione del Transito di San Giuseppe, in ginocchio, pregano per le anime del Purgatorio che, grazie alle loro preghiere, volano in cielo dove ad accoglierle è San Giuseppe, raffigurato a mezzo busto con accanto il Bambino Gesù.
Il mosaico, che si presenta come un grande dipinto terminante superiormente ad arco, è l’elemento qualificante dell’intera ristrutturazione. L’immagine mostra il Santo, sulla destra, nel gesto di offrire due pani ai poveri. Egli indossa la veste sacerdotale su cui si staglia una coroncina che pende sul davanti, ma il crocifisso non si vede perché celato all’interno della veste; è questo un rimando esplicito ad un ritratto fotografico di Luigi Guanella in cui si nota un bottone dell’abito non allacciato. Un sottile nimbo dorato circonda il capo del Santo. Sul lato sinistro sono una donna con un bimbo in braccio ed un uomo invalido che si sostiene con una gruccia. Don Guanella sembra aver preso i due pani dal cesto bronzeo che costituisce il tabernacolo e che è posto al centro del mosaico, a circa un terzo della sua altezza. Questo cesto si presenta in forma molto simile a quella del rilievo del Pellini, di cui è evidente ed esplicito richiamo. Il cesto-tabernacolo, che contiene cinque pani che presentano superiormente il taglio a croce, con indubbio valore simbolico, è come sostenuto sul lato destro da un giovinetto e sul lato sinistro da un angelo inginocchiato. I personaggi rimandano ai primi anni del 1900, come chiaramente indicano la forma della gruccia, la veste lunga della donna e i pantaloni alla “zuava” e gli stivaletti del giovinetto. L’angelo ha veste bianca e ali iridescenti. Il fondo è costituito da un terreno che, procedendo verso l’alto, sfuma in un prato verde e in un cielo azzurro che, nella parte ad arco, diviene una pioggia dorata con al centro la colomba dello Spirito Santo. Il brillio, che è elemento qualificante di ogni opera musiva e che è prediletto dall’arte sacra cristiana in quanto esplicita, unitamente all’oro, la presenza della luce divina, è in questo mosaico graduato così da sottolineare la “presenza” del divino. Pertanto nelle zone paesaggistiche aumenta la presenza di tessere marmoree, rispetto a quelle vitree, così da limitare il brillio che invece è massimo nelle figure. In particolare è da notare come il nero dell’abito sacerdotale prenda vita proprio dal variegare delle tessere. Una “nota” opaca è offerta dai pani che Luigi Guanella tende, quasi a sottolineare l’effetto materico dell’alimento. Le figure sono classicheggianti, in armonia con le altre decorazioni musive di cui la chiesa è ricca.
Il mosaico, largo circa cm 220 e alto circa cm 400, è dell’artista Claudio Valente, romano, pittore, scultore e mosaicista, autore, tra l’altro, della statua in bronzo di Nerone, presso la Villa di Nerone ad Anzio. L’esecuzione è di Antonio De Prosperis e di Martino Tamburrano. Il mosaico è di tessere di pasta vitrea, in specifico di smalti veneziani, di marmi di varie tipologie e d’oro. I nomi dell’artista e degli esecutori, unitamente a quello della Ditta realizzatrice, la Domus Dei, e all’anno d’esecuzione, il 2012, sono ricordati sul lato destro, nella parte bassa del mosaico.
Il tabernacolo in bronzo, con diametro di cm 60, è parte integrante dell’opera ed è stato disegnato anch’esso dal Valenti. La realizzazione, con fusione a cera persa, è di Suor Anna Maria Kurek, artista polacca, autrice anche della lampada, del candelabro pasquale e della croce astile che completano l’insieme.
La progettazione dell’arredo della cappella è stata curata dalla Domus Dei, un importante laboratorio d’arte che dal 2007 è gestito dalla Congregazione delle Suore Pie Discepole del Divin Maestro, fondate da Don Giacomo Alberione. Nella Domus Dei oltre alle sorelle artiste operano anche numerosi laici.

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