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di Fabio Pallotta

Come sempre l’occhio di San Luigi viaggiatore non è l’occhio del turista e nemmeno solo quello del pellegrino; è l’occhio del Santo: in un posto ci passi tu e scatti fotografie, mandi cartoline o compri ricordini; ci passa lui e sogna il dito di Dio all’opera per i suoi piccoli

Un giorno fu chiesto a padre Claudio Benedetti, redentorista, di tracciare un ricordo di don Guanella. Era iniziata come collaborazione di lavoro la loro amicizia, essendo padre Claudio consultore presso la Curia romana mentre don Guanella tentava di ottenere l’approvazione delle sue due Congregazioni. Don Luigi aveva la qualità straordinaria di trasformare anche le relazioni formali ed amministrative in cordialità e appartenenza duratura.
In quella sua testimonianza appassionata e delicatissima l’anziano redentorista se ne uscì con un’espressione che, sola, vale il titolo di una biografia: chi era don Luigi? “Un uomo con la valigia in mano”. In viaggio.
Come attitudine radicale del povero di Dio che, alla chiamata, si muove.
Quanti viaggi…quante stazioni ha conosciuto quella valigia!

Ma uno fu il viaggio che li superò tutti: lì don Guanella toccò il cielo, quando l’amico card. Ferrari gli chiese di accompagnarlo in Terra Santa ed egli capì che era la sua grande occasione. Non solo il piacere di ricevere la grazia più desiderata, ma anche la fortuna di aprirsi strade nuove.
Oltre 230 pellegrini italiani, guidati dall’Arcivescovo di Milano e da mons. Radini Tedeschi, insieme per 40 giorni, dal 16 Settembre al 22 Ottobre del 1902, visitarono i Luoghi Santi. Era un viaggio di portata eccezionale sia per il dialogo con le Chiese d’Oriente, sia per il particolare clima politico e diplomatico in cui avveniva.
Don Guanella inviava appunti in Italia per trasmettere sul Bollettino ‘La Divina Provvidenza’ una dettagliata cronaca del viaggio e le sue ripercussioni interiori.
Il 16 Settembre si erano ritrovati tutti per la Benedizione dei partenti nella Basilica di San Pietro a Roma, quindi udienza con Leone XIII in Cappella Ducale; trasferimento a Napoli e poi partenza il giorno seguente in direzione Atene sul Piroscafo ‘Indipendente’. Il 24 Settembre il gruppo sbarca a Beirut e fa una breve escursione a Damasco; in questa giornata giunge -tristissima per don Guanella e per molti- la notizia della morte di don Davide Albertario. Il Sabato 27 arrivano al porto di Haifa recandosi in visita al Santuario del Carmelo e alla Grotta di Elia e il giorno seguente finalmente giungono a Nazareth e si recano in visita a Cana e a Tiberiade: il giorno dopo a Cafarnao e al Tabor. Seguono i giorni in Samaria e finalmente il 4 Ottobre giungono a Gerusalemme dove il gruppo sosta dieci giorni, escluse due giornate di escursione verso Giordano, Mar Morto e Gerico e verso San Giovanni in Montana con Emmaus. Il 14 Ottobre da Giaffa riprendono la via del ritorno arrivando a Palermo la Domenica 19 e a Napoli il Martedì seguente, con la Messa conclusiva nel Santuario di Pompei. Si trattò di un viaggio che aprì prospettive per l’Opera.
Registrò la nota conversazione di don Guanella con mons. Radini Tedeschi mentre andavano in escursione da Gerusalemme a San Giovanni Montana, che era il nome allora dato ad Ain Karem, Santuario della Visitazione: il futuro Vescovo di Bergamo che era l’organizzatore ufficiale dei Pellegrinaggi nazionali ai vari santuari e il nostro ebbero modo di “porre le basi per il probabile acquisto della Colonia San Giuseppe di Monte Mario in Roma”, come ebbero a dire lo stesso don Guanella e tutta la nostra tradizione.
Decisamente importanti furono anche i giorni che precedettero la partenza e i pochi giorni che seguirono al ritorno dalla Terra Santa, perché don Guanella in varie lettere racconta che ne approfittò per le varie ipotesi al vaglio circa la sua fondazione in Roma.
C’era anche, nel gruppo dei Pellegrini, mons. Rinaldo Angeli, cameriere d’onore di Leone XIII, suo segretario particolare e suo rappresentante in quel pellegrinaggio; alla morte del Papa mons. Angeli fu subito nominato Canonico di San Pietro e segretario della Com­missione per la Preservazione della Fede e certamente ebbe ruolo decisivo nell’orientare la Curia perché affidasse la Colonia romana a don Guanella.
Alcuni erano già in stretta relazione con don Guanella; altri pellegrini si rivelarono amici e sostenitori in seguito; uno di loro, don Luigi Colombo, prete ambrosiano, entrò persino tra i Servi della Carità e professò i voti religiosi; il pittore Giacomo Mantegazza divenne collaboratore di Guanella e dipinse la Cappella di Stimianico.
Come sempre l’occhio di San Luigi viaggiatore non è l’occhio del turista e nemmeno solo quello del pellegrino; è l’occhio dei Santi: in un posto ci passi tu e scatti fotografie, mandi cartoline o compri ricordini; ci passa lui e sogna il dito di Dio all’Opera per i suoi piccoli. In quei giorni scriverà dalla nave alla ventinovenne Suor Rosa Bosatta, segretaria della Madre Generale:  “Chissà che presto o tardi la Divina Provvidenza non vi chiami a fare un po' di bene anche da queste parti?”.
Anche quel viaggio era servito ad aprirgli un po’ di più le porte di Roma: “Quando il Signore vuole una cosa, la Provvidenza ne appiana le vie e le casualità più strane intervengono a realizzarla” avrebbe scritto don Guanella nell’Agosto del 1903, sul Bollettino mensile della Casa Madre. Appunto: quando il Signore vuole una cosa.

 

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