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di Fabio Pallotta

Chi conosce un po’ l’animo di San Luigi e il suo sentire verso la Chiesa,
sa che verso il Papa nutriva fede, semplicemente fede,
non meno che la fede nella Scrittura e nei Sacramenti

Aveva solo quattro anni don Guanella quando fu eletto Papa Pio IX ed era già trentaseienne quando questi morì; metà della sua vita fu segnata dalla figura di Papa Mastai, infanzia, adolescenza, primo sacerdozio; poi visse per altri 25 anni sotto Leone XIII che fu il papa della sua esperienza di Fondatore, nell’arco di tempo che lo vide aprire a Como e arrivare a Roma; maturo di anni e di fama, già additato come santo, la Provvidenza gli regalò il veneto Pio X, un Papa amico che lo trattava quasi alla pari e gli apriva le porte più impraticabili; nell’ultimo anno di vita, dopo umiliazioni inenarrabili, la gioia di sapere che le sue Suore, ricevute dal nuovo Papa, Benedetto XV, si erano sentite dire: “Se voi siete di don Guanella… io voglio vederlo questo don Guanella”. Una specie di inchino, quasi un omaggio.
Chi conosce un po’ l’animo di San Luigi e il suo sentire verso la Chiesa, sa che verso il Papa nutriva fede, semplicemente fede, non meno che la fede nella Scrittura e nei Sacramenti: chi è unito al Papa è unito a Gesù.
Si trovò a vivere come cristiano e come prete sotto una serie di pontefici in una stagione nuovissima della storia ecclesiale: un mondo stravolto dalle grandi rivoluzioni con la Chiesa spogliata progressivamente dei suoi privilegi, del suo potere, del suo prestigio e costretta a rifarsi all’aria nuova della libertà, della fraternità, dell’uguaglianza.
Un sentiero stretto e doloroso che però le permetterà di ritrovare il suo genoma originario più spirituale e una radicale dedizione alla causa dei poveri.
Pio IX, Leone XIII, Pio X e Benedetto XV saranno i timonieri di questa uscita della Chiesa dai suoi solchi secolari, affrontando la contestazione in tutte le sue forme; questa guerra a Roma e al Papato, spesso più feroce delle lotte condotte in precedenza con le armi produrrà in alcuni confusione e distacco, in altri diffidenza, in don Guanella e in molti come lui un attaccamento quasi irrazionale e sviscerato.
Cioè la campagna antiecclesiale e anticlericale produsse in lui l’effetto contrario: sentì sempre il compito di difendere il Papa teneramente e unilateralmente, di sostenerlo nelle contrarietà, soprattutto di appoggiarne le aspettative e i progetti. Ogni attività di don Luigi, qualunque opera, tutti i suoi scritti, le fondazioni nuove… erano sempre legate ad un anniversario o a una ricorrenza del Papa.

 

Pio IX, il Papa nella bufera dell’unità d’Italia

Don Guanella amava Pio IX per essere il Papa di San Giuseppe e dell’Immacolata, della riforma spirituale del clero e delle associazioni sacerdotali; ne sostenne l’azione politica e nel 1876 ricevette un suo augurio autografo che conservò commosso per tutta la vita: “Dio vi benedica e vi orienti nelle sue strade. Pio IX”.

 

Leone XIII, il Papa della svolta sociale della Chiesa

Fece suo l’impegno sociale di Leone XIII sposandone soprattutto per i suoi religiosi e per i suoi fedeli il tema del lavoro, per dare risonanza al quale prendendo spunto dalla folgorante idea parigina di ‘Notre Dame du Travail’ diede vita alla devozione della Madonna del Lavoro e fondò diverse Colonie agricole allo scopo di ribadire il grande tesoro dell’agricoltura e la sua forte valenza riabilitativa per i disabili mentali. Vide più volte Papa Pecci e alla vigilia della sua morte nel 1903 riuscì a firmare l’accettazione della Colonia agricola di Monte Mario per la sua prima fondazione in Roma. Al suo anziano e amato Papa aveva dedicato il gioiello della sua vita, il Santuario del Sacro Cuore in Como.

 

Pio X, il Papa con un’amicizia personale con don Luigi

Pio X lo sapeva fedele e illuminato e volle godere della confidenza intima di uno dei suoi preti che considerava santo, tanto da indirizzargli il confuso padre Gemelli, in crisi spirituale per problemi di natura teologica. Don Guanella intuì la grande tensione pastorale di Papa Sarto e per lui mise a disposizione il meglio che aveva, di idee, di soldi e di persone: si privò a Como dell’eccezionale don Bacciarini perché l’opera romana del Trionfale attecchisse con sicurezza. Amico di entrambi, si interpose tra Pio X e il Card. Ferrari durante la crisi modernista, rappacificando gli animi e allentando i conflitti. Sotto il suo pontificato consolidò l’opera romana con tre fondazioni, varcò l’Oceano verso gli Stati Uniti con in mano un autografo papale che valeva da passepartout e istituì la Pia Unione mondiale del Transito di San Giuseppe per i moribondi.

Benedetto XV, il Papa della «guerra strage inutile»

Godette di Benedetto XV solo per pochi mesi, il tempo di sposarne la forte missione di pace minacciata dalla prima guerra mondiale. Non potè fare molto don Guanella, impegnato su più fronti anche lui tra le sciagure del Terremoto abruzzese e le grandi emorragie di personale e di soldi dovute al conflitto bellico. Un segno piccolo ma suggestivo fu la chiesa di Stimianico, alle porte di Como; don Luigi aveva già costruito un’infinità di chiese e ne aveva restaurate altrettante. Si era in guerra ed egli chiese all’amico pittore Mantegazza di aiutarlo a realizzare un ultimo dono a Santa Madre Chiesa: un quadro alla Madonna della Pace. Se aveva iniziato nel segno della diffidenza il suo cammino sacerdotale spesso incompreso dai suoi confratelli e dai suoi superiori, moriva con la benevolenza del Papa, dei suoi quattro Papi. Poteva esserci viatico migliore?


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