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di Angelo Forti

Chi incomincia ad avere i capelli brizzolati ricorda il film di Ermanno Olmi L’albero degli  zoccoli. Il titolo del film nasce da un episodio di povertà. Il ragazzo, che deve fare sei chilometri al giorno per andare a scuola, un giorno torna a casa con i calzari rotti. Non ci sono soldi per un paio nuovo, allora il padre taglia un albero di pioppo per ricavarne un paio di nuovi. Il padrone della terra si accorge del furto e lo licenzia costringendolo ad emigrare in un altro paese, dove per amore viene accolto dai parenti. In quella famiglia viveva il nonno Anselmo, un anziano ingegnoso e saggio contadino. Anselmo è un anziano molto amato dai bambini ed è il continuatore della cultura popolare, fatta di proverbi e filastrocche, ingegnose astuzie che si tramandano oralmente di generazione in generazione.

Anche accanto a Luigi Guanella c’è un nonno saggio e assennato. Il nonno del piccolo Luigi si chiamava Tomaso (con una sola emme!) e abitava in località Motta, un grappolo di case, oggi conosciuta per una Casa alpina delle Acli, ma soprattutto per  la celebre stazione sciistica di Madesimo.
Tomaso era un uomo che si distingueva per il suo pensiero prudente; per quei tempi aveva una certa cultura e, soprattutto, un profondo senso morale che «infondeva rettitudine religiosa in ogni suo gesto». Don Guanella ripeteva spesso una sua frase: «Nella vita bisogna aver coscienza in tutto e  salvare l’anima».
Non c’è dubbio che anche il nonno abbia lasciato un’impronta nell’infanzia del piccolo Luigi. Nell’animo dei bambini, come su una pellicola fotografica, rimangono scolpiti atti, sentimenti, sensazioni che poi, per un’intera esistenza, diventano sostanza e gioia di vivere.
Nel corso dell’esistenza le prime esperienze costituiscono  punti di riferimento e una fonte delle ispirazioni e dei valori. «L’opera educativa –hanno scritto i vescovi italiani – si gioca sempre all’interno delle relazioni fondamentali dell’esistenza; l’educazione è efficace nella misura in cui s’incontra la persona, nell’insieme delle sue esperienze. Gli ambiti della vita affettiva, del lavoro e della festa, della fragilità umana, della tradizione rappresentano un’articolazione molto utile per rileggere l’impegno educativo, al quale offrono stimoli ed obiettivi».
Il traguardo educativo della nostra epoca moderna può essere ritenuto identico a quello della tradizione in cui è nato e vissuto don Guanella. Identici sono i volti dell’onestà, lealtà, senso della giustizia e dell’apertura ai valori spirituali. Il susseguirsi delle generazioni e i cambiamenti storici hanno certamente modificato gli incentivi, ma intatta è rimasta l’anima della persona. Per la vita del piccolo Luigi la fonte della freschezza della fede era il rosario serale davanti al camino, la lettura della «Storia sacra» fatta dal padre Lorenzo alla famiglia riunita; per noi oggi la «maestra quotidiana» è diventata la televisione che, increspa la superficie senza raggiungere la profondità, con il pericolo evidente di allargare sempre più i confini della solitudine.

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