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Accordo tra il Governo italiano e la Santa Sede
per dare all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù
una sede adeguata. La sua storia di carità
da un secolo è affidata al Papa

di don Gabriele Cantaluppi

«La cura dei più fragili, di coloro che soffrono maggiormente», è questo l’obiettivo dell’accordo, firmato l’8 febbraio 2024, tra il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano, per trasferire nell’area dell’ex nosocomio “Carlo Forlanini” di Roma l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, le cui attuali strutture non supportano ulteriormente l’attività sanitaria e di ricerca. L’ospedale Bambino Gesù, noto in tutto il mondo per la qualità delle sue cure pediatriche, è proprietà della Santa Sede e fruisce della condizione di extraterritorialità.

A fine Ottocento i duchi Arabella e Scipione Salviati vollero la fondazione di un ospedale pediatrico a Roma, sul modello dell’Hôpital des Enfants Malades di Parigi. È ancora conservato il “dindarolo”, cioè il salvadanaio nel quale tutta la famiglia, genitori e figli, deponeva i risparmi per avviare questa iniziativa, incentivando la collaborazione di amici e conoscenti.

Il 19 marzo 1869 le suore Figlie della Carità di san Vincenzo de’ Paoli accoglievano le prime quattro bambine in una struttura di dodici letti posta in via delle Zoccolette, non lontano dal Tevere. È stato questo un seme evangelico, che poi è cresciuto come grande albero e che oggi si articola in sei poli, tre nella città di Roma: Gianicolo, San Paolo fuori le Mura e viale Ferdinando Baldelli (Ostiense); altri tre sul litorale romano: Palidoro, Santa Marinella e ultimamente Passoscuro, centro per le cure palliative pediatriche. Un totale di 627 posti letto, di cui 40 di terapia intensiva e 22 di semintensiva neonatale.

Vent’anni dopo la fondazione dell’ospedale, il nuovo piano urbanistico di Roma prevedeva la costruzione dei grandi argini del Tevere, perciò il Bambino Gesù fu trasferito sul colle Gianicolo, nell’antico convento di Sant’Onofrio. Nei due anni di lavoro necessari ad adattare gli ambienti alle nuove esigenze, l’attività curativa non fu mai interrotta. Già all’epoca era evidente la sua natura di «ospedale molto speciale, segno concreto della carità e della misericordia della Chiesa, una testimonianza di come sia possibile coniugare la grande ricerca scientifica, finalizzata alla cura dei bambini, e l’accoglienza gratuita di chi ha bisogno», come ha attestato recentemente papa Francesco.

Nel 1919 la regina Elena aveva donato all’ospedale la Villa Iolanda a Santa Marinella, nei pressi di Civitavecchia, come sede per i «bambini poveri che necessiteranno di cure marine». Poi una nuova fase si aprì esattamente un secolo fa, quando con la cessione alla Santa Sede disposta dai duchi Salviati nel 1924, il Bambino Gesù divenne “l’ospedale del Papa”. Vennero costruite nuove strutture per la ricerca sulle malattie infantili, grazie all’interessamento del Sovrano Militare Ordine di Malta e ai contributi ricevuti da altre nazioni.

Ma ogni ulteriore sviluppo fu interrotto dal secondo conflitto mondiale, mentre anche il Bambino Gesù assecondava coraggiosamente l’appello di Pio XII per salvare ebrei e perseguitati politici: durante le giornate gli adulti venivano travestiti da medici, infermiere e portantini, mentre i bambini erano distribuiti nei reparti per confonderli con quelli in cura.

Dopo la guerra, le attività ospedaliere ordinarie e il rinnovo delle strutture sanitarie e delle strumentazioni vennero sostenute economicamente dal Vaticano e dall’episcopato statunitense.

Per incrementare la formazione professionale, nel 1960 venne inaugurata la Scuola per Vigilatrici d’infanzia, furono poi sviluppati i servizi sanitari di alta specializzazione e i percorsi formativi per il personale medico e infermieristico e si giunse a stipulare importanti accordi con vari Stati.

Il numero dei bambini provenienti da altre regioni italiane condusse a promuovere anche un’intensa attività di accoglienza per le famiglie, in particolare quelle impegnate in lunghi percorsi terapeutici, con l’aiuto di una rete di fondazioni ed enti alberghieri.

Nel 1985 l’ospedale è stato riconosciuto come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, moltiplicando così le attività di ricerca e di sperimentazione, le collaborazioni internazionali e le missioni di cooperazione nei Paesi in via di sviluppo. È stato il Bambino Gesù nel 1999, coinvolgendo altri ospedali pediatrici italiani, a promuovere la Carta dei Diritti dei bambini in ospedale, che diventerà la base per elaborare uno stile di accoglienza fondato sulla centralità dei bambini e delle loro famiglie.

Nel 2006 ottenne il primo accreditamento della Joint Commission International, organismo internazionale che certifica l’eccellenza della qualità delle cure offerte; tre anni dopo, il Bambino Gesù è divenuto anche ospedale universitario, con il trasferimento della sede della cattedra di pediatria dall’Università di Tor Vergata.

Nel 2012 è stata inaugurata una sede distaccata presso la basilica di San Paolo fuori le Mura, attivando i laboratori di ricerca attrezzati con le più moderne tecnologie per le indagini genetiche e cellulari; successivamente fu rinnovata la sede di viale Baldelli, con spazi dedicati all’assistenza delle malattie rare. Nel marzo 2022 venne infine inaugurato il Centro di Cure palliative pediatriche di Passoscuro (Fiumicino), il primo nel Lazio e il più grande d’Italia per posti letto, che accoglie famiglie e bambini con malattie ad alta complessità assistenziale.

Ad esprimere la filosofia che ispira il Bambino Gesù valgono bene le espressioni Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium vitae: «L’uomo è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio. L’altezza di questa vocazione soprannaturale rivela la grandezza e la preziosità della vita umana anche nella sua fase temporale» (n. 2). La vita dei bambini è la più preziosa, segno assoluto di purezza e di speranza.  

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