A Lugano una Messa in memoria del venerabile Aurelio Bacciarini, guanelliano e vescovo del Canton Ticino. La sua eredità spirituale è da conservare e approfondire

È la Basilica del Sacro Cuore a Lugano il luogo delle memorie del vescovo Aurelio Bacciarini. Lì è il suo sepolcro in cui le sante spoglie attendono l’ora della risurrezione; lì sembra risuonare la sua parola, incisa in un mosaico: «Per te, Crux benedicta, expecto resurrectionem vitae» (Per mezzo tuo, o Croce benedetta, aspetto la risurrezione di vita). Dunque a Lugano sabato 13 settembre c’è stata una concelebrazione in sua memoria e per invocarne da Dio la beatificazione.

Tra l’altro, quest’anno ricorre il novantesimo anniversario della sua morte, avvenuta il 27 giugno 1935. Ma in quella precisa data, coincidente  quest’anno con la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, non è stato possibile ai guanelliani (che in quel giorno rinnovano i voti religiosi) di recarsi presso la sua tomba. Comunque anche se l’invito è stato posticipato al 13 settembre, ha trovato buona risposta e un folto gruppo di estimatori del vescovo Bacciarini si è ritrovato per la celebrazione dell’Eucaristia.

Ha presieduto la concelebrazione padre Umberto Brugnoni, superiore generale dei guanelliani, accompagnato da numerosi Servi della carità e da alcuni sacerdoti del clero diocesano. Erano presenti tante suore guanelliane, provenienti dalle case del Ticino (Tesserete; Castel San Pietro; Maggia), oltre che dalle loro case in Italia, con la superiora provinciale suor Sara Sánchez. Sono venute le sorelle della Compagnia di Santa Teresa di Gesù Bambino a testimoniare l’attaccamento al loro padre fondatore. Infine vi erano i fedeli della parrocchia del Sacro Cuore, insieme agli ospiti delle case guanelliane svizzere. Da Roma è venuto il postulatore della causa di bea-
tificazione, don Bruno Capparoni. Dunque un’assemblea nu-
merosa, che ha partecipato con la preghiera e con il canto a questo momento di fede e di memoria.

Padre Umberto Brugnoni nell’omelia ha proposto due prospettive secondo le quali ricordare monsignor Bacciarini, ma soprattutto per raccoglierne l’eredità.

La prima prospettiva è centrata attorno a quello che è il punto focale della sua spiritualità. Bacciarini è stato ricercatore, adoratore ed esecutore della volontà di Dio. Per usare le parole di padre Brugnoni, Bacciarini ha cercato ardentemente, lungo tutta la sua vita, di “piacere a Dio”. Nel suo essere sacerdote diocesano e poi religioso guanelliano, nel suo essere vescovo zelante ma anche oppresso da difficoltà e malattie, ha avuto come obbiettivo quello di essere gradito al suo Signore. E questa prospettiva diventa oggi una proposta di vita.

Una seconda prospettiva, sviluppata da padre Brugnoni nell’omelia, ha colto in tutta l’azione di Bacciarini un’attenzione particolare alla formazione. Egli è stato “formatore” tra i guanelliani, con una comprensione di questo compito forse più acuta dello stesso don Guanella. È stato “formatore” nelle case guanelliane e poi nella diocesi di Lugano, tra il suo clero al quale ha dedicato cura e orientamenti. Sempre nella sua diocesi ticinese è stato “formatore” del laicato, facendo una pressante proposta di coinvolgimento dei fedeli nella vita della Chiesa, che si è rivelata in anticipo sui tempi. È stato “formatore” di una cultura cattolica nel suo Ticino quando ha fondato, con tanto sforzo ma con tanta convinzione, il Giornale del Popolo.

Padre Brugnoni, dopo aver delineato questi punti della figura di Bacciarini, ha esortato lungamente i sacerdoti, le suore e tutti i presenti a custodire questa preziosa eredità.

La Messa è poi proseguita e si è conclusa con la preghiera presso la tomba di Bacciarini, nel silenzio della cripta sottostante, dove riposano anche gli altri vescovi della diocesi. In quel luogo, tra quelle lapidi, abbiamo sentito un richiamo che vogliamo trasmettere a quanti nel Canton Ticino, raggiungiamo attraverso le pagine de La Santa Crociata.

Prima di tutto, è giusto ricordare da queste pagine l’impegno profuso da Aurelio Bacciarini nella diffusione delle Opere di don Guanella in territorio elvetico. Volle che i Servi della Carità, già presenti nelle vicine valli del Grigioni italiano, ampliassero il loro servizio di carità in Ticino, specialmente in ambito educativo a favore dei minori bisognosi. E così affidò loro il Collegio Santa Maria a Pollegio e l’Istituto San Pietro Canisio a Riva San Vitale. Incoraggio la presenza caritatevole delle suore guanelliane, invitandole ad aprire case per l’accoglienza dei poveri, così come don Guanella l’aveva loro insegnata. Per questo, oltre alla casa femminile di Capolago, fondata dallo stesso don Guanella, volle le case di Maggia, Tesserete e Castel San Pietro (oltre una presenza di suore guanelliane nel seminario diocesano e nello stesso episcopio).

Ma monsignor Aurelio Bacciarini, essendo discepolo fedele di don Guanella, si fece ispiratore di un’altra opera squisitamente caritativa, dedicata all’assistenza dei bambini affetti da tubercolosi. Era una malattia che costituiva allora un problema serio per tutti coloro che ne erano colpiti, ma nei bambini e i ragazzi originava situazioni drammatiche. Il sanatorio di Medoscio, fondato l’8 maggio 1929 e inaugurato nel 1932, fu voluto dal vescovo Aurelio specificatamente per l'infanzia tubercolotica. All’inizio vennero accolti nove bambini, ma il loro numero crebbe in modo inaspettato; già nel 1933 si registrava un totale di 138 ammalati. Il sanatorio aveva un personale di sostegno, formato da dieci suore infermiere dell’Istituto Sant’ Anna di Lucerna, oltre che da altro personale sanitario. Il costo totale per la realizzazione del progetto fu di 744.500 franchi, con un impegno ingentissimo profuso dal vescovo.