Le spoglie di don Primo Lucchinetti, grande amico di don Guanella, sono tornate nella parrocchiale di Mese, insieme a quelle
di suor Tomasina Pozzi

di Fabrizio Fabrizi

«Il bene seminato non si corrompe mai, non viene meno nella memoria delle persone, mentre Dio lo moltiplica a dismisura». Con parole semplici e luminose, cariche di gratitudine e conforto, il cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como, ha accompagnato la traslazione delle spoglie mortali di don Primo Lucchinetti e di suor Tomasina Pozzi, che il 9 giugno 2025, dalla cappella dell’Istituto Sacra Famiglia di Mese, sono state ricomposte nella vicina chiesa parrocchiale di san Vittore.

Mese è un piccolo centro di nean-
che duemila abitanti in provincia di Sondrio, che il fiume Liro divide da Chiavenna, capoluogo dell’omonima valle. Nel 1887 era un villaggio di sole cinquecento anime, quando vi arrivò don Primo Lucchinetti (1864-1935), che vi fu parroco per 45 anni e ne fece la culla di una prodigiosa storia di bene, scaturita dalla sua fede viva e operosa. 

Nativo della vicina Piuro, ben conosceva come fosse difficile la vita della gente di montagna, tra le stentate risorse del lavoro dei campi e la cronica carenza di opere assistenziali. Cominciò un’intensa opera di apostolato, diede nuovo impulso alle associazioni parrocchiali, propose iniziative solidaristiche e cooperative, fondò un circolo giovanile e perfino una filodrammatica. Su questo terreno saggiamente coltivato mise radici una pianta dai frutti buoni e generosi, sbocciata da un semplice seme di carità. Nel 1897 don Primo apriva un’umile casa per il ricovero di anziani, ammalati e orfani, affidandola ad alcune giovani che diedero inizio alle Pie Figlie della Sacra Famiglia. 

In poco tempo l’opera si estese a Montespluga, Campodolcino, Sondrio e nel 1927 giunse anche a Milano. Dovunque “le suore di Mese” prestarono generosamente aiuto e donarono sollievo ai più bisognosi e abbandonati, così da lasciare un segno indelebile di carità: dal 1898 al 1915 solo nella Casa Sacra Famiglia di Mese furono ospitati 120 bambini e 86 adulti. 

Per naturale solidarietà fra convalligiani e soprattutto per la comune sensibilità carismatica, don Guanella stimava molto il «pietoso prevosto Lucchinetti» e nel 1912 scrisse a don Giovanni Bressan, segretario di Pio X, per fargli ottenere la prestigiosa onorificenza Pro Ecclesia et Pontifice. Apprezzava anche l’opera di Mese, che chiamava «soave ricovero di suore e di bambini» e per qualche tempo mise a loro disposizione una casa per le vacanze estive in alta montagna. 

Nel 1932 don Primo Lucchinetti rinunciava alla parrocchia per motivi di salute e come segno di riconoscenza per la sua opera fu nominato canonico onorario del duomo di Como; morì nella casa di Mese l’8 gennaio 1935.

Ma un singolare passaggio di testimone stava avvenendo in questo piccolo e vivace istituto, poiché nel 1932 entrava come postulante una giovane di ventidue anni che diverrà la discepola più famosa di don Primo. Teresa Laura Pozzi proveniva da una famiglia contadina di Uggiate Trevano, piccolo borgo agricolo in provincia di Como. Colpita da rachitismo nel primo anno di vita, guarì prodigiosamente per le preghiere della mamma alla Vergine. Tutta la sua vita fu segnata dalla straordinarietà, a cominciare dalla precocissima e intensa devozione a Maria. Straordinaria fu anche la sua umiltà, unita a una semplicità umana che spesso fece dubitare delle sue doti intellettuali. 

Ma ben altri doni le aveva riservato il Signore. Per rispondere ad una chiamata improvvisa e irrefrenabile alla vita religiosa, nel 1930 era entrata tra le suore di San Giuseppe a Borgovico di Como, ma fu dimessa poiché fisicamente inidonea. Non si scoraggiò, continuò ad alimentare il desiderio di donarsi totalmente a Cristo e nel 1932 fu accettata dalle suore di Mese. Capì subito di avere trovato il suo posto, come poi scrisse nelle sue memorie: «Durante il noviziato i miei giorni passarono un po’ in tutti gli uffici della casa, ma ne avevo uno che era per me di consolazione ed era l’impiego di assistere i ricoverati. Questi cari poveri mi facevano tanta compassione, vedevo in loro le membra sofferenti di Gesù e in questo pensiero moltissime volte ho pianto. Rammentando quei giorni, il mio cuore ne sente ancora la gioia perché i poveri sofferenti sono per me i miei prediletti e nelle mie misere orazioni a Gesù li ricordo tanto, perché anche oggi ne sento la compassione». 

Questa era la vera virtù di suor Tomasina, che aveva scelto il nome di religione in onore di san Tommaso d’Aquino, cui si era rivolta per riuscire nello studio, consapevole dei suoi limiti. Ma questa semplice religiosa, contenta di una vita laboriosa e nascosta, era invece chiamata a una testimonianza eccezionale. Dal 1937, fino alla morte precoce nel 1944, fu vittima di vessazioni demoniache consistenti in dolori spasmodici, colpi e battiture, suggestioni e visioni, perfino chiodi conficcati nella carne, che le procuravano enormi dolori e profonda prostrazione di spirito. Ma il suo Gesù non l’abbandonò e le concesse sensibili consolazioni sotto forma di frequenti estasi, accompagnate da sudori di sangue che la univano fisicamente alla Passione. I fenomeni soprannaturali e le lotte con il demonio continuarono fino alla morte e ne furono testimoni autorevoli ecclesiastici. Ma la grandezza della “stimmatizzata di Mese” fu la testimonianza della sua totale e intensissima adesione a Gesù: «Gesù, che l’anima mia sia un’Ostia vivente; che il mio sangue sia offerto a te fino all’ultima goccia... Che le virtù dei miei voti siano i fiori profumati del mio altare e nessuno di essi esali il cattivo umore delle passioni».

Nel 2018 le “suore di Mese” si sono unite alle Figlie di santa Maria della Provvidenza, per vivere e testimoniare insieme quell’unico carisma che legò in santa amicizia Primo Lucchinetti e Luigi Guanella, i fondatori definiti dal cardinale Cantoni «autentici seminatori del Vangelo e testimoni della carità di Cristo, protagonisti di una storia di grazia che continua a generare ancora oggi i suoi frutti».