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Arrivò a Roma con il pellegrinaggio lombardo vivendo
gioie e disagi del viaggio. Portava nel suo cuore
e nella sua preghiera i poveri che affollavano le sue case
e coloro che li servivano

di don Gabriele Cantaluppi

Il bollettino guanelliano La Divina Provvidenza dell’agosto 1900 annunciava per il 14 e 15 del mese l’inaugurazione di una croce monumentale a Santa Maria di Calanca, nel Cantone svizzero del Grigioni.

Era un’iniziativa con cui don Guanella, sostenuto anche dalla Società dei Cattolici Svizzeri, partecipava all’invito di papa Leone XIII di «collocare sopra diciannove vette d’Italia, appunto quanti sono i secoli della Redenzione, altrettanti ricordi della dedicazione del secolo XX a Cristo Redentore».

L’indizione dell’Anno Santo del 1900, che coincideva con l’inizio di un secolo, aveva suscitato ovunque esultanza, anche perché sotto il lungo pontificato di Pio IX non erano stati celebrati anni giubilari solenni a motivo della situazione politica del papato in Italia. Ma dopo la bolla di indizione, promulgata da Leone XIII l’11 maggio 1899, perfino il re Umberto I aveva affrontato l’argomento del Giubileo nel Discorso della Corona, tenuto dinanzi al Parlamento il 15 settembre 1899, sebbene con lo scopo politico di «mostrare al mondo la tolleranza del Governo italiano».

Don Guanella aderì con entusiasmo a questo evento ecclesiale, considerandolo un’occasione privilegiata per diffondere la voce del papa e rinvigorire l’immagine della Santa Sede, che ancora pativa l’offesa del 20 settembre 1870, quando dal Regno d’Italia fu privata del potere temporale. Egli giunse a Roma con il pellegrinaggio lombardo che si svolse dal 29 aprile al 5 maggio, nel gruppo dei 1840 pellegrini guidati da monsignor Angelo Maria Meraviglia Mantegazza, vescovo ausiliare di Milano, e da monsignor Ernesto Fontana, vescovo di Crema.

La cronaca annota: «Il viaggio fu felicissimo e le fatiche di quasi ventiquattr’ore di via ferrata furono largamente compensate quando si poté piegar le ginocchia sui gradini della Porta Santa del maggior tempio della Cristianità». Quello del 1900 fu il primo Giubileo che vide pellegrinaggi di massa, grazie al grande sviluppo dei trasporti ferroviari nei decenni precedenti. I pellegrini si recavano a Roma in gruppi organizzati a livello diocesano, regionale o nazionale, e per la prima volta vennero allestiti servizi di accoglienza predisposti anche dalle autorità civili, che si affiancarono alle organizzazioni cattoliche.

Il pellegrinaggio lombardo cui partecipò don Guanella fu assistito dal Circolo dell’Immacolata, patrocinato dalla Gioventù Cattolica Romana. L’acquisto del giubileo e la visita alle basiliche erano comunque faticosi e segnati da non pochi disagi, inevitabilmente legati al viaggio, ai programmi intensi e serrati, alle lunghe attese per compiere i vari atti, specialmente l’entrata in San Pietro per l’udienza papale, cui ogni volta partecipavano migliaia e migliaia di cattolici ogni lingua e nazione.

Il 30 aprile i pellegrini lombardi si radunarono nella basilica dei Santi Apostoli; seguirono poi nei giorni dall’1 al 3 maggio le visite alla basilica di San Pietro, di Santa Maria Maggiore e di San Giovanni in Laterano; l’intero giorno 2 fu dedicato a San Paolo fuori le Mura, che per la sua posizione decentrata richiedeva maggior tempo per il tragitto di andata e ritorno. La Comunione generale si tenne al mattino del 3 maggio, durante la celebrazione eucaristica in Santa Maria Maggiore; nello stesso giorno alle ore 11 si svolse l’udienza pontificia in San Pietro.

La direttrice del periodico La Divina Provvidenza, Maddalena Albini Crosta, presente al pellegrinaggio, in un suo articolo descrive i sentimenti provati al momento della benedizione del papa: «In quel momento don Guanella, io, tutti, ci richiamammo alla mente e al cuore la lunga e cara litania delle persone cui ci stringono legami di sangue, di affetto o di riconoscenza, per avvolgerli in quella benedizione, perché appunto questa cade sui pellegrini e sulle loro famiglie e sui loro cari».

Per don Guanella il giubileo era la manifestazione imponente dell’universalità della Chiesa. Sul bollettino del maggio 1900 esprimeva il suo pensiero con un’immagine semplice e potente: «Come l’onda dei ruscelli, dei torrenti, dei fiumi va, va, e si getta nel mare, così lo spirito cattolico va, traversa monti, pianure, boschi, oceani per correre a Roma santa nell’anno giubilare. Ivi nei costumi più strani si inginocchiano uomini e donne a testimoniare che una, santa, cattolica, apostolica, romana è la fede di tutti». Ma l’aspetto più importante del giubileo è il perdono dei peccati e la conversione: «Leone XIII volle con quest’atto magnanimo, implorare tutti i tesori delle sante indulgenze sulla umana famiglia, affinché purificata e santificata entri nel secolo ventesimo».

Infine un ricordo specialissimo don Guanella lo riservava ai tutti i suoi benefattori: sapeva bene che le sue Opere potevano vivere e prosperare solo per le tante anime buone che con il sostegno spirituale della preghiera e quello materiale delle risorse economiche camminavano con lui per «le vie della Provvidenza».