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Al Forum Economico di Davos in Svizzera (WEF), dove sono convenuti centinaia di leader politici e di capi di aziende internazionali, le chiese e le religioni hanno voluto far sentire la loro voce.

Infatti, tre alti esponenti quali il cardinal Turkson, il patriarca ecumenico Bartolomeo I e il rabbino di Mosca Goldschmidt, hanno chiesto ai governi del mondo di utilizzare le nuove tecnologie per il bene comune, perché “non c’è un secondo pianeta in cui vivere”

“La terra sta piangendo e anche i poveri stanno piangendo”. Per questo, come ricorda VaticanNews, i leader religiosi sono saliti a Davos per parlare al cuore della grande finanza ed economia mondiale e suscitare una “consapevolezza globale per il cambiamento”: lo ha detto il cardinal Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, nel suo intervento alla conferenza stampa di  mercoledì 22 gennaio tenuta insieme al patriarca ecumenico Bartolomeo I e al rabbino capo di Mosca, Pinchas Goldschmidt.

C’è un’emergenza che va ascoltata, ha detto - e “dobbiamo tutti cercare di fermare questo pianto”.“Non c’è un secondo pianeta in cui vivere”, ha aggiunto chiedendo ai governi di riconoscere il ruolo centrale delle religioni e delle fedi,  e denunciando la pratica, diffusa soprattutto nei Paesi secolarizzati, di relegare le religioni nella sfera privata. Tra i punti sottolineati dai leader religiosi l’esigenza di sostenere un riequilibrio della disturbuzione della ricchezza che in molti paesi mostra gravi squilibri a favore dei ceti più affluenti della popolazione.

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