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Tradizioni in Sicilia legate a San Giuseppe

di Sergio Todeschini

 

Dall'indagine storico-liturgica, riguardante “Il culto di S. Giuseppe in Sicilia dalle origini al secolo XV”, condotta da Paolo Collura e riportata nel volume: «San Giuseppe nei primi secoli della Chiesa», si ricavano interessanti informazioni. La prima ci informa che nei reperti archeologici siciliani legati alla cultura cristiana non appare la figura di S. Giuseppe. Anche la tradizione pittorica bizantina presente nei santuari rupestri non ci trasmette l’immagine del padre putativo di Gesù. In campo letterario si sa che una poesia dedicata a S. Giuseppe scritta da un siciliano illustre di nome Giuseppe Innografo, un poeta vissuto nell’800, produttore di molte composizioni, venne inserita nell’orazione bizantina. Ma non è certo che la devozione verso questo santo si sia praticata nei monasteri greci di Sicilia e di Calabria; e da questi luoghi la diffusione della sua venerazione. Perciò anche uno specifico cerimoniale religioso legato al culto di S. Giuseppe presente nel sud Italia nei primi secoli del cristianesimo non trova attendibilità. Certo è invece il periodo iniziale della devozione verso la figura di questo santo, che si colloca subito dopo la dominazione musulmana dell’isola.

Da allora in poi la presenza del nome di Giuseppe appare in quasi tutti i documenti appartenenti alla chiesa dove vengono registrati i nomi dei nuclei familiari. Si riscontra il nome di Giuseppe anche quando si tratta di lasciti, di pergamene celebrative, o di atti di vendita. Tutto ciò attesta di come il nome del nostro santo nei primi secoli dell’anno mille si era assai diffuso nel territorio siculo. Sotto l’aspetto iconografico la figura del santo trova riscontro in un pannello collocato nella Cappella palatina di Palermo. Mentre nel duomo di Monreale una composizione a mosaico ci rappresenta il sogno di S. Giuseppe, dove un angelo lo esorta a fuggire da re Erode. Nello stesso spazio compositivo viene rappresentata la fuga in Egitto della S. Famiglia. Purtroppo i pannelli in mosaico non sono quelli originali, distrutti agli inizi del 1800 in un incendio, ma una riproposta sicuramente fedele all’originale. Sempre nel duomo di Monreale, sul portale maggiore, in uno dei numerosi pannelli che ci raccontano gli episodi del Vangelo, una straordinaria opera di Bonanno da Pisa, ci viene proposta la ‘fuga in Egitto’; qui S. Giuseppe, appoggiato ad un bastone, e visibilmente affaticato, segue la Vergine e il Bambinello che stanno seduti su di un asino. Anche su un capitello del chiostro di Monreale, un’opera di straordinaria bellezza risalente alla seconda metà dell’anno 1000, appare la figurina scolpita del nostro santo che reca in mano delle colombe, mentre accompagna al tempio Maria e il piccolo Gesù. In tutte queste splendide testimonianze artistiche il santo ci viene rappresentato sempre come un vegliardo. Una immagine che riprodotta in diverse soluzioni iconografiche e scultoree è giunta sino a noi. Le chiese siciliane dedicate a S. Giuseppe nel periodo medioevale sono due, quella di Palermo e quella di Messina. A Palermo furono quasi certamente i francescani a diffonderne il culto e fu la confraternita dei falegnami a volere un altare dedicato al santo loro protettore nella chiesa di S. Maria. Anche le testimonianze scritte risalenti a questi secoli ci attestano della devozione in Sicilia verso S. Giuseppe. A Messina un documento ci informa della presenza in città di una chiesa dedicata al santo e di una statua che lo rappresentava, risalente al 1300, e che ora è conservata nel museo nazionale cittadino. La devozione ormai diffusa del nostro santo sull’isola ci è attestata in un codice conservato nell’Archivio Capitolare della cattedrale di Agrigento. è questo un compendio di tre manoscritti liturgici. è appunto in una sezione di questo libro che ci viene trasmessa, scritta da un ignoto amanuense, l’ufficiatura in onore di S. Giuseppe risalente alla seconda metà del 1300. Da stabilire se il cerimoniale era locale o di importazione; mentre l’analisi stilistica del testo rileva che l’impostazione dell’ufficiatura era tratta dalla “Legenda aurea”, scritta dall’autore medioevale Jacopo da Varagine. Un testo importante che ha contribuito ad accrescere la devozione di S. Giuseppe anche in Sicilia.

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