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Una tradizione da rinverdire

di Angelo Forti

Il numero “sette” e i suoi multipli fanno parte del pentagramma musicale dei numeri simbolici delle Bibbia. Sette sono i giorni della creazione e questa settimana fa del numero sette la radice di ogni realtà perfetta. Infatti al settimo giorno Dio si compiacque della creazione, la trovò «assai buona». Scorgiamo nel numero sette la cifra del perdono a Caino dopo l’uccisione del fratello Abele. A Noè Dio ordina di portare nell’Arca «sette paia di animali». Sette sono le lampade che devono ardere nel primo santuario costruito in onore di Jaweh.

Per la nostra vita morale la Bibbia ci suggerisce che: «La coscienza è così vigile da avvertire per tempo più di sette sentinelle». Per sette furono i giorni che gli amici di Giobbe gli stettero accanto per scoprire le ragioni del male e per consolarlo. Nell’Antico Testamento numerosissime sono le situazioni in cui il numero sette è protagonista di occasioni meritevoli di attenzione. Nel Nuovo Testamento si dice che «sette sono i pani offerti per la moltiplicazione». Sette poi sono le sporte avanzate. Dopo la resurrezione di Gesù, nella prima comunità cristiana sette saranno i diaconi. La Sacra Scrittura è chiusa da «sette sigilli».

Sette sono le chiese sparse per il mondo e a queste sette san Giovanni invia le sue lettere. Anche nella devozione a San Giuseppe la tradizione ha onorato il numero sette; infatti, sette sono le Allegrezze di San Giuseppe e sette sono i suoi Dolori. Negli ultimi secoli, dopo santa Teresa D’Avila, si sono moltiplicate le pratiche di pietà in onore a San Giuseppe. Tra queste ci sono anche le «Sette Domeniche» in onore di san Giuseppe. Sono sette settimane per riscaldare l’affetto a San Giuseppe e prepararsi con fervore alla sua festa. La nostra Pia Unione da qualche anno ha ripreso la tradizione di trovarsi a pregare nella sette domeniche che precedono la solennità di San Giuseppe. È un ritrovarsi per riposarsi dagli impegni, rifocillare lo spirito per rinverdire una spiritualità che trova in San Giuseppe un modello di generosità, di disponibilità, di laboriosità, di fedeltà agli impegni familiari e, soprattutto, di fedeltà alla volontà di Dio che gli aveva affidato il compito di essere come la sua ombra nell’educazione umana di Gesù.

Le Sette Domeniche inoltre hanno il desiderio di adempire in pienezza il Terzo Comandamento che ci invita a «Santificare le feste». A propositi del Terzo comandamento, San Giovanni Paolo II ha scritto che «Il giorno del Signore, “la domenica”, richiama, nella scansione settimanale del tempo, il giorno della risurrezione di Cristo». «È la Pasqua della settimana, in cui si celebra la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, il compimento in lui della “prima” creazione, e l'inizio della “nuova” creazione». In questi ultimi tempi abbiamo confuso la celebrazione della domenica, «santificare il giorno del Signore», con il “fine settimana”, inteso fondamentalmente come tempo di semplice riposo o di evasione.

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