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San Giuseppe in cui vediamo già spuntare l’aurora dell’umanità nuova inaugurata nel tempo con l’immacolata concezione della beata Vergine Maria.

In quella casetta di Nazareth sta sbocciando il fiore della vita, Dio ha deciso di mandare suo Figlio a ricomporre quel poema di amore tra il Creatore e la creatura spezzato sbriciolato all’alba dell’umanità a causa di un presuntuosa invidia: disobbedite al comando e sarete come Dio.

Dio come sapiente chirurgo fa “bypassare” la nostalgia di essere come Dio mandando il suo figlio a riprendere le fila di un’umanità sbandata e a ricomporla in un disegno di amore. In quest’azione di riconversione  Gesù si fa maestro e compagno di viaggio.

È bello pensare che Dio sfiora il volto di Maria come una carezza, la tocca nella tua vita quotidiana, nella tua casa, nei suoi affetti. La visita dell’angelo fu l’inizio di un giorno di festa.
La prima parola dell'angelo non fu un semplice saluto, ma in quel saluto vibrava l’aspirazione più cara al cuore umano e che ad ogni risveglio cerchiamo: «Rallegrati, gioisce, sii felice». 

L’angelo non le dice di inginocchiarsi, di fare delle cose, ma «Niente, apriti alla gioia,  apri il tuo cuore  alla gioia di essere amata, come si apre una porta al sole. Dio si avvicina a Maria, la stringe in un abbraccio paterno e la affida il compito di aprire la porta dell’amore di Dio verso ogni creatura umana. La seconda parola dell'angelo svela il perché della gioia: sei piena di grazia. 

La seconda parola che Dio le mette nel cuore è un’esplosione di amore, tanto grande che Maria si turba, ma l’angelo la tranquillizza: «Maria, non aver paura: tu sei colmata, riempita di Dio. Dio si è chinato su di te, si è innamorato di te, si è dato a te e tu ne trabocchi. Da ora il tuo nome è questo: amata da sempre e per sempre».

«La risposta di Maria è una realtà liberante, non una sottomissione remissiva.  Ha il problema dell’amore fresco, scintillante e luminoso nei confronti di Giuseppe. Comunque, è lei personalmente a scegliere, in autonomia, e pronuncia quel "sì" così coraggioso che “la contrappone a tutto il suo mondo, che la proietta nei disegni grandiosi di Dio”».

In questa vigilia della solennità dell’Immacolata, la storia di Maria è anche la mia storia e anche la storia di chi mi ascolta in questo momento. 

Il “sì” di Maria non è stato un frutto di un entusiasmo improvviso, ma la sua prima parola è stato una domanda: «Come è possibile?». 

Maria sta davanti a Dio con tutta la sua dignità umana, con la sua maturità di donna, con il suo bisogno di capire. Maria usa l'intelligenza, attinge al bagaglio della sua fede e poi pronuncia il suo “sì”. 

 Caro San Giuseppe, quasi le cuore della festa dell’Immacolata, la solennità della tua amata sposa, Maria, l’unica donna dopo Eva preservata dall’inquinamento dell’egoismo umano, quindi dal peccato originale.

 In queste sere  con la preghiera della novena ci avviciniamo alla gioia di questa nascita, di questa bambina speciale che con la trasparenza di un cielo luminoso. 

E’ un privilegio singolare che la tua futura sposa ha avuto da Dio. Dovendo mandare il suo figlio Gesù a condividere la nostra esperienza di vita, Dio-padre non voleva che la carne umana di suo figlio portasse i segni della ribellione e del rifiuto con il quale Adamo ed Eva avevano segnato negativamente  la nostra sorte.

Maria nasce come un fiore immacolato. In questa nascita finalizzata all’ingresso di Gesù nella nostra storia, anche tu, Giuseppe, pur in modo inconsapevole sei stato coinvolto per la nobiltà dei tuoi sentimenti umani e per la tua fede. 

Dio padre aveva posato il suo sguardo anche su di te, ti aveva scelto a rappresentarlo davanti alla legge degli uomini, ma soprattutto si è fidato di te. Ha avuto fiducia nelle tue qualità umane e religiose, sapeva che con te scommetteva in modo sicuro e garantito. 

Tu da quel giorno sei entrato nella storia umana come «l’ombra del padre» nei confronti di Gesù e di Maria.

Dio ti ha delegato a rappresentarlo nel campo dell’educazione sociale e religiosa e a far da supporto nella crescita intima dei sentimenti di Gesù, delle sue aspirazioni umane.

Tu hai scoperto la fragranza di questo singolare fiore immacolato di Maria, solo dopo il tuo fidanzamento con questa fanciulla dallo sguardo luminoso. 

Tu sei cresciuto insieme a questo sogno eterno di Dio che finalmente si andava traducendo in realtà. Tu camminavi nei sentieri della tua vita su strade parallele a quelle di Maria e finalmente le vostre strade si sono incrociate con un sogno di amore nel cuore di entrambi.

 Tu, giovane promettente di Nazareth, con un buon mestiere fra le mani, eri nei sogni di tante ragazze, ma il tuo sguardo era stato catturato da questa giovane adolescente di nome Maria.

Ogni volta che, al tramonto, rientrando dal lavoro incrociavi il gruppo di ragazze che avevano attinto acqua alla fontana – che a Nazareth nella tradizione cristiana prenderà il nome di «fontana della vergine» - il tuo cuore accelerava i battiti  e il tuo sguardo cercava lo sguardo riservato e modesto della giovane Maria, la figlia di Gioacchino e Anna. 

 Caro San Giuseppe, vorrei fissare il mio sguardo nei tuoi occhi e tentare di percepire  e idealmente condividere la gioia dei tuoi sentimenti che cantavano dentro il tuo cuore. 

 Nell’Esortazione apostolica Redemptoris custos, Giovanni Paolo II a proposito del matrimonio di Giuseppe con Maria riferiva le parole dell’Angelo: «Giuseppe figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu lo chiamerai Gesù; egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,20-21).

In queste parole è racchiuso il nucleo centrale della verità biblica su san Giuseppe, il momento della sua esistenza […].  L'evangelista Matteo spiega il significato di questo momento, delineando anche come Giuseppe lo ha vissuto. Tuttavia, per comprenderne pienamente il contenuto ed il contesto, è importante tener presente il passo parallelo del Vangelo di Luca. Infatti, riferendoci al versetto che dice: «Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo» (Mt 1,18), l'origine della gravidanza di Maria «per opera dello Spirito Santo» trova una descrizione più ampia ed esplicita in quel che leggiamo in Luca circa l'Annunciazione della nascita di Gesù: «L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria» (Lc 1,26-27). Le parole dell'angelo: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28), provocarono un turbamento interiore in Maria ed insieme la spinsero a riflettere. Allora il messaggero tranquillizza la Vergine ed al tempo stesso le rivela lo speciale disegno di Dio a suo riguardo: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai e partorirai un figlio, e lo chiamerai Gesù. Egli sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre» (Lc 1,30-32).

 La scelta di Maria e di Giuseppe da parte di Dio Padre era mirata a quei due cuori che conservavano un’energia di amore di affetto superiore a quanto uomini e donne sappiano esprimere. Quando Maria confidò a Giuseppe il suo segreto  per  Giuseppe fu uno choc. 

Maria in questo momento si interessò un po’ di meno di quello che sta accadendo in lei, ma molto di più di quanto stava attraversando l’animo del suo amato sposo Giuseppe, chiamata da Dio-Padre e svolgere la funzione di custode responsabile di suo figlio.

Per Giuseppe non fu una cosa semplice: La conversazione fu rotta dai singhiozzi. Maria gli stringeva forte le mani e lo pregava di aprire il suo animo al disegno misterioso di Dio nei loro riguardi. Lentamente con l’intervento dell’angelo, l’orizzonte si aprì alla scelta misteriosa e singolare voluta dall’Alto. 

Nei giorni seguenti Maria asciugò le lacrime dal volto del suo giovane sposo, ed entrambi  abbracciandosi con tenerezza dissero coralmente: «Siamo stati scelti da Dio e insieme abbiamo accettato il nostro ruolo». E Giuseppe aggiunse: «Tu, Maria, il compito di ospitare e offrire la tua stessa carne al figlio di Dio ed io tentare di svolgere il compito di un padre nel modo più responsabile possibile e così essere l’ombra vigile e affettuosa del Padre eterno».

 Giuseppe  ha creduto alle parole di Maria con tutto l’amore con cui un cuore umano è capace di credere.

 Anche in questa stagione  di gelo, a volte di indifferenza nei rapporti  con il prossimo, di stanchezza nel cammino della fede, non siamo abbandonati. Sotto la coltre bianca di brina o di neve o in rapporti ghiacciati con il prossimo, c’è  sempre il seme della grazia di  Dio che attende con impazienza di poter germinare! 

 Alla vigilia di questa festa se, per primi non ci lasciamo scrollare di dosso il peso ed il grigiore dei giorni che passano e non vegliamo per raccogliere l’invito alla trasformazione dell’amore che Dio ci affida a riguardo delle persone che ci stanno accanto alla persona, per il nostro Natale non nasce nessuno, il cuore rimane una culla vuota.

In questo periodo di avvento, dobbiamo scuoterci dal sonno per guardare ed imitare l’atteggiamento di Giuseppe nei  confronti di Maria. Il suo non fu una presenza fredda, senza cuore, una presenza per obbedire ad un ordine, ma un’attenzione calda di amore e i preoccupazione per il benessere della sua sposa e di quella creatura divina che Di gli aveva affidata da custodire. 

  In questa serata vogliamo chiedere a san Giuseppe di consegnare nelle mani del suo figliolo Gesù la nostra invocazione che desideriamo mettere sulle labbra e nel cuore di tutti i fidanzati e degli sposi giovani e meno giovani. 

Per questo vogliamo pregare 

Maestro, Gesù, vieni ed insegnaci ad amare.

Vieni e tocca questo ramo secco e rinverdiscilo affinché porti la linfa dell’amore nei miei gesti. 

Toglimi dalla mia solitudine.

Vieni, Parola di luce a dissipare le tenebre della mia mente e del mio cuore.

Fa’ che i miei occhi possono contemplare il tuo volto nella persone che mi stanno accanto.

Insegnami ad essere presente alla persona amata altro, senza essere invadente

Insegnami a svelarmi, senza tradirmi.

Insegnami ad accompagnare la persona che amo, senza possederla.

Insegnami a godere dalla libertà del mio amore senza la tentazione di  evadere.

Insegnami a donarmi generosamente, senza pretendere nulla.

Insegnami ogni giorno a rinnovare la mia tenerezza senza monotonia.

Insegnami a mantenere la mia sincerità, senza sentirmi ferito.

Insegnaci ad essere persona aperta, generoso per chi è piccolo, solo, debole.

Insegnaci a vivere il nostro amore nella limpidezza dei rapporti

Insegnaci a comprendere che due persone che si  amano aiutano ad accendere una luce per il mondo.

Insegnaci a guardare e a benedire il nostro amore con tenerezza.

Insegnaci ad avere fiducia e a contare su di Te, anche per i problemi “di cuore”.

Insegnaci a non smettere di pregare insieme e ad essere vicendevolmente ponti e strumenti portano ad  avvicinarsi a Te.

O Gesù, insegnaci e ricordaci sempre  che Tu sei  il grande innamorato di tutti noi.

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