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Un cordiale ben ritrovati in quest’oasi di riflessione, di preghiera e di aggiornamento nello spirito all’ombra del papà terreno di Gesù: il patriarca san Giuseppe.

È proprio in questa casa  dell’umile patriarca san Giuseppe, che Dio Creatore e Padre ha “adottato” per mettere accanto al suo figlio Gesù, come un’ombra che disegnasse i passi di Dio accanto a Gesù, ragazzo apprendista del vivere umano. Ci fermiamo in questa casa di Giuseppe e di Maria per risentire l’eco gioioso e festante della lode a Dio per i 65 anni di ministero sacerdotale da parte di don Mario che ha fatto di Radio Mater la casa ospitale, in cui la trinità terrestre, che sono Maria, Giuseppe e Gesù fanno gli onori di casa e ospitano tutte le persone di buona volontà che coltivano la nostalgia di Dio nel loro cuore.

In riferimento ai 65 anni di sacerdozio di don Mario non dobbiamo dimenticare che la casa di Nazareth è stata il primo seminario, dove Gesù è stato educato in previsione della missione che il Padre gli aveva affidato sulla terra.

San Giuseppe nell’impegnativo ruolo di padre di quella singolare  famiglia è stato il primo rettore. Giuseppe nella famiglia di Nazareth aveva il compito di essere “educatore e padre”. Nei sentimenti paterni di Giuseppe «Gesù poteva riconoscere una perfetta immagine umana del Padre. Proprio qui noi troviamo la grandezza di Giuseppe: agli occhi di Gesù, nel quadro di un’esistenza umana molto ordinaria, egli ha rappresentato il volto invisibile del Padre. In tal modo non ha contribuito solo allo sviluppo umano del Bambino di Nazareth; lo ha aiutato a comportarsi umanamente da Figlio del Padre» (Jean Galot s.j.  Giuseppe l’educatore).

Allora come nella casa di Nazareth il divino ha vivificato l’umano, ritornando ai 65 anni di don Mario, lui, attraverso le onde sonore, idealmente ha voluto «timbrare di divino le famiglie» e così la radio, voce spirituale di una comunità  ha tessuto con parole di luce la fisionomia di un popolo e lo fa diventare un gregge come una bella famiglia. Il lembo evangelico del mantello, narrato nel vangelo  per una guarigione a favore di una anziana donna del popolo, si è fatto sogno propositivo  e attuato con passione ed amore con la Radio, per essere accanto alle persone, grazie alle antenne paraboliche che diffondono buone e consolanti notizie radio Così don Mario ha costruito una nuova Nazareth, chiamata  la “Casa di Maria”, dove tutti sono discepoli in ascolto per diventare fantasiosi, generosi ed intrepidi artigiani nella costruzione del regno di Dio. Vogliamo pregare per don Mario e per tutti i sacerdoti che da questa “Casa di Maria” amplificano la voce per evangelizzare e far sentire la presenza consolante di Gesù che con la sua parola, asciuga le lacrime, guarisce le ferite riempie di luce il buio dei lutti.

Preghiera di san Giovanni Paolo II a Maria madre ed educatrice  dei sacerdoti. Pausa musicale Il caldo, le giornate lunghe, forse la stanchezza che ci prende in quest’ora e ci creano un po’ di difficoltà a stare con l’orecchio incollati alla radio per ascoltare. Il nostro incontro, come un’oasi, una sosta rilassante di riflessione e di preghiera, è un momento propizio per irrobustire la nostra fede, è un invito a distenderci in modo da permettere allo Spirito Santo di donarci un po’ di sollievo e togliere la cataratta dagli occhi per guardare con fiducia il nostro futuro. Noi, che  molte volte viviamo  in difficoltà a causa della mancanza di salute, di compagnia, di povertà e di stima da parte del prossimo, siamo poveri di rapporti autentici con la gente, ma pur in questa situazione, siamo in una condizione privilegiata per alimentare la speranza. Questa luce e questa energia spirituale che penetra la nostra vita un teologo molto amato da papa Francesco, Romano Guardini, l’ha descritta così: «L’influenza delle preghiera sullo spirito e sul corpo umano è facilmente dimostrabile quanto la secrezione delle ghiandole!  Sappiamo che le ghiandole nel nostro organismo hanno il compito di  elaborare sostanze utili all’organismo e a eliminare quelle dannose. Il risultato del funzionamento delle ghiandole  si misura dall’aumento di energia fisica, di vigore intellettuale, di forza morale di una maggiore comprensione della realtà che ci circonda: insomma ci fanno sentire in forma.

Questo vale non per merito nostro, ma per la presenza dello Spirito che agisce eliminando il male ed irrobustendo il bene. Introdurre il pezzo sul “saggio” Si dice che il saggio ha gli occhi in fronte perché vede, ma anche veda, la realtà con la luce della saggezza. Quegli occhi in fronte è uno sguardo che ha la capacità di bucare di luce le nostre ombre e gli angoli bui. In India, lo abbiamo visto qualche volta nei documentari televisivi, le donne per motivi religiosi usano mettere un simbolo disegnato con una tinta di colore sulla fronte, questo per indicare che la persona saggia sa usufruire di questi benefici spirituali ed ha costantemente gli occhi e  le mani  aperte per chiedere a Dio l’elemosina della sua presenza. Chi ha il cuore libero da presunzione e da orgoglio e ha l’animo aperto alla fiducia, ogni giorno sa di poter mangiare dalla mano di Dio il pane della speranza, del coraggio con il sapore fragrante dell’eternità . Le persone di buona volontà, che si fidano di Dio, conservano occhi buoni per osservare i fili luminosi che tessono le ore della loro giornata. Hanno la consapevolezza che ieri è stato solo un sogno veloce, il domani sarà solo una visione, ma che il presente, l’oggi, se ben vissuto con sentimenti positivi, fa del nostro recente passato una bella pagina di serenità e del domani una visione di speranza confortante e gioiosa.

Per ricordare bene il passato e aprire gli occhi sul futuro è necessario vivere bene il momento presente. Il momento presente, a volte è luminoso come una giornata di sole dopo una nevicata, ma lo è anche quando si è costretti a camminare nei sotterranei della nostra storia. Anche allora, prima con il sole e dopo con le tenebre per chi crede tutto è grazia. Anche il dolore più cupo conserva nelle sue fibre un raggio di benedizione che dovremmo tentare di abbracciare per godere l’effetto benefico della benedizione. Ho nella mente il ricordo uno scritto di un prete che ha lasciato detto: «Dio è nell'angolo più segreto della tua vita, dove non arriva nulla, dove una voce misteriosa, che non sai di dove viene, né dove va, a volte, ti dice ciò che non vorresti ascoltare, ti ricorda ciò che avresti desiderato dimenticare, ma anche ti profetizza ciò che non avresti mai voluto sapere di bello e di positivo». Per noi cristiani ritornare in se stessi non significa solo scoprire il nostro intimo,  non solo illuminare tutti i desideri che sono uno necessario stimolo a vivere e accorgersi che il fondamento dell’agire con onestà è dettato dalla presenza di Dio. Dio è presente nella nostra coscienza prima ancora che noi lo potessimo invocare.

Edo ora preghiamo con una preghiera scritta da un uomo importante che egli anni ’60 fu segretario dell’ONU, le nazioni unite Dog Hammarskold

 

Pausa musicale

 

Questi ammonimenti familiari, semplici e saggi suggeriti da Dio che cammina con noi  si potessero trascrivere come un eco della vita della famiglia di Giuseppe a Nazareth. In quelle conversazioni  davanti al focolare avranno fatto riecheggiare la sapienza della vita  e Giuseppe avrà ripescato dalla sua memoria gli ammonimenti del libro del Siracide e avranno concordato di procedere sempre nella calma soprattutto nei momenti del frastuono, dalla confusione e della fretta. Giuseppe ha detto a Gesù: «Ricordati che la pace nasce solo nel silenzio». Gesù impara a mantenere buoni rapporti con tutti.

Esponi la tua opinione con tranquilla chiarezza e ascolta gli altri.  Gesù, usa prudenza nei tuoi affari in un mondo pieno di inganni, tuttavia, tieni gli occhi aperti non renderti cieco nel non vedere le virtù negli altri perché molti sono coloro che perseguono alti ideali.  L’umo vale per le sue qualità buone.  Gesù, in quella casa, chiamava Giuseppe, “Abbà”, “papà” e Giuseppe lo chiamava “figlio mio”, in quella relazione d’amore paterno e di autorità paterna plasmano  l’esperienza primaria di Gesù, intrecciando un  ruolo densissimo nella formazione dlele sua personalità sia da un punto di vista psicologico ed affettivo La famiglia di Nazareth era un famiglia modello, nel loro quotidiano comportamento facevano fiorire la nobiltà dei loro sentimenti. Dobbiamo imparare da Giuseppe, da Maria e da Gesù a tenere sempre alta la fiaccola dei sentimenti nobili di  fronte ad eventuali brinate e a geli nelle stagioni fredde, nei momenti di aridità spirituale così, alla sera, coricarci in pace con tutti. Dio è sempre presente anche là dove sembra svanire quei frammenti di felicità  che godiamo. Dio fa da sipario davanti alla nausea, alla delusione, all’amarezza dei nostri errori; Dio ci rialza  dalla vergogna di noi stessi.

Dio è l’antica nostalgia, un mondo di luce, quello splendore del sole che avresti desiderato veder brillare soprattutto quando la nebbia del dubbio, della stanchezza e dell’indifferenza ti ha offuscato gli occhi. Non scordiamo mai che Dio è sempre presente comunque, ma in modo particolare in tutte quelle azioni che desideriamo seminare di eterno. Dio  arriva sempre prima di noi; è lui che ci aspetta, è Lui che sentiamo pulsare nei nostri ideali, è come un palpito presente là dove sogniamo di arrivare. Dio è nella nobiltà dei nostri sogni, dei nostri progetti di ben fare. Questi sentimenti si fanno

 

preghiera Karl Barth

Preghiamo san Giuseppe che ha avuto la grazia di leggere, interpretare e agire in obbedienza ai sogni con cui Dio riempiva il suo animo di uomo giusto.

«O amato san Giuseppe, Dio nel sonno ti ha manifestato i suoi misteriosi progetti per la tua futura sposa Maria e la missione di custodire Gesù, il Salvatore del mondo, ora affidiamo a te la nostra preghiera, i nostri desideri, le aspirazioni e le speranze affinché siano presenti nei tuoi sogni e si possano realizzare per il nostro bene; un bene che ci renda sempre più amici del tuo figlio Gesù, sorgente di benessere fisico e spirituale.  Ottienici la forza di  compiere con prontezza  la volontà del Padre nei nostri confronti e, dal tuo esempio, possiamo imparare a non lasciarci travolgere dalle difficoltà della vita e sentire sempre la tua paterna mano prorettrice nella nostra mano.  Mantienici, oggi come ieri, nel cuore del sonno di uomo giusto.  Amen!».

 

Sentiamo un po’ di musica  flauto o violino 

 

Nello scorrere del tempo, ci sono di momenti dell’anno in cui la vecchiaia pesa di più ed è il momento in cui si è costretti da tanta circostanze a vivere da soli. Allora la solitudine pesa ed intristisce. Ma c’è una terapia formidabile: coltivare le relazioni, incentivare le amicizie, allargare il cerchio della compagnia. Il racconto, i ricordi, le nostalgie comunicate alleggeriscono gli acciacchi, il conversare  fa trascorrere il tempo con maggior soddisfazione e anche gli  stessi anni pesano di meno. In fondo, il  notissimo avvocato e giurista dell’Impero romano Cicerone, parlando appunto della vecchiaia, scriveva che: «Tutti desiderano raggiungere la vecchiaia, ma quando arriva l’accusano di essere arrivata troppo i fretta». Questo arrivo della vecchiaia nessuno lo vuole, anzi. ci lamentiamo che sempre arriva troppo veloce e pressati dalla fretta e dalla visite veloci dei parenti, le persone anziane lo sentono maggiormente e in  modo particolare in questo tempo con le partenze dei familiari per le vacanze. Ci stiamo avvicinando al Sinodo dei vescovi in cui giovani avranno un posto importante Gli anziani sentono bruciare nell’anima la solitudine che a volte diventa enorme e paralizzante, in particolare quando si è costretti a dover lasciare la propria casa, passare magari un mese  e più presso una “casa di accoglienza” , una struttura simile ad un albergo, dove però manca il proprio letto, le foto ricordo sul comodino.  

Pesa anche l’essere costretti a coabitare con altri che non si conoscono. Anche se è  per un breve tempo, sarà sempre una difficoltà, e una  grande pena. Il fluire della vita è come un fiume che cammina sempre, inesorabilmente verso la foce.  Quando la zattera della vita ha percorso un lungo tratto e ha raggiunto l’isola dell’età anziana, ha bisogno di trovare rinnovate motivazioni a vivere.  Nella persona anziana coesistono un intreccio di sensazioni: c’è l’amarezza per i disagi del vivere; c’è il fluire dei ricordi nel fiume della memoria; vengono alla ribalta la realizzazione dei progetti programmati,  l’aver seminato e coltivato dei valori, avere alle spalle un’esistenza pur segnata da qualche ombra, ma soprattutto dalla luce e dalla consapevolezza del bene e del bello. È pur vero che con il passare degli anni non si riesce più a mantenere l’entusiasmo dell’età giovanile, ma si recepisce un atteggiamento di disponibilità alle cose semplici, a gustare il ricordo degli anni dell’infanzia.

Papa Francesco spesso insiste nel coltivare i rapporti dei nonni con i nipoti. In questo rapporto c’è molto più di un semplice “dare e avere”, in termini di affetto, di cure e di sostegno economico, nella relazione tra le due generazioni. «L’anzianità è una vocazione - ha detto papa Francesco in un discorso ai nonni - Non è ancora il momento di “tirare i remi in barca”». In un’altra circostanza il Papa ha detto: «Ai nonni, che hanno ricevuto la benedizione di vedere i figli dei figli, è affidato un compito grande: trasmettere l’esperienza della vita, la storia di una famiglia, di una comunità, di un popolo; condividere con semplicità una saggezza e la stessa fede: l’eredità più preziosa! Beate quelle famiglie che hanno i nonni vicini»! Tra l’anziano e il bambino c’è un’affinità elettiva assai interessante. Un prete letterato che portava il nome di Giuseppe (De Luca)  ha scritto delle belle riflessioni su vecchi e bambini. Egli scriveva: «Che lunghi discorsi si fanno i vecchi con i bambini. I vecchi e i bambini sono facilmente amici. Per esempio non si vede che cosa si possano dire un vecchio e un uomo adulto, fossero anche padre e figlio; a volte sembrano nemici, certo non confidenti. L’uomo adulto è senza parole anche vicino ai fanciulli». L’esperienza ci avverte che la persona anziana, saggia per esperienza e buona volontà ha un rapporto di affinità con i fanciulli perché sentono spuntare nel cuore l’affermazione di Gesù: «Se non diventerete come bambini non entrerete nei regno dei cieli». Dobbiamo dire che l’essere dei vecchi saggi non è solo una questione anagrafica, ma dipende da una scelta di vita, da un’educazione remota, lontana. Ora un suggerimento ai ragazzi che hanno la gioia di vivere accanto alle persone anziane: non dimentichino che i loro nonni da parte loro hanno bisogno di un supplemento d’anima nell’offrire compagnia, solidarietà nella preghiera, tempo disponibile per ascoltare o condividere il silenzio  con una presenza silenziosa e affettuosa. Deponiamo ora ai piedi di Gesù la preghiera per i giovani che il Papa ha sollecitato ad accompagnare coralmente questo evento straordinario.

 

REGHIERA PER IL SINODO giovani di papa Francesco

 

Signore Gesù,
la tua Chiesa in cammino verso il Sinodo
volge lo sguardo a tutti i giovani del mondo.

Ti preghiamo perché con coraggio
prendano in mano la loro vita,
mirino alle cose più belle e più profonde
e conservino sempre un cuore libero.

Accompagnati da guide sagge e generose,
aiutali a rispondere alla chiamata
che Tu rivolgi a ciascuno di loro,
per realizzare il proprio progetto di vita
e raggiungere la felicità.

Tieni aperto il loro cuore ai grandi sogni
e rendili attenti al bene dei fratelli.

Come il Discepolo amato,
siano anch’essi sotto la Croce
per accogliere tua Madre, ricevendola 

in dono da Te.

Siano testimoni della tua Risurrezione
e sappiano riconoscerti vivo accanto a loro
annunciando con gioia che Tu sei il Signore.

Amen.

 

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