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Nota sulle Messe Gregoriane, affidate per il suffragio dei defunti alla Pia Unione del Transito di san Giuseppe che le trasmette ai seminari e alle missioni. Raccoglie anche Messe post obitum, per coloro che desiderano preghiere dopo il proprio trapasso

di B. Capparoni, direttore

Ogni giorno negli uffici della Pia Unione del Transito di san Giuseppe riceviamo richieste di ricordare i defunti, soprattutto mediante la celebrazione delle sante Messe di suffragio. C’è chi ci manda offerte per celebrare sante Messe per un singolo defunto, per quelli di un’intera famiglia o anche per tutte le anime sante del Purgatorio. Scopriamo così quanto ancor oggi gran parte del popolo cristiano conservi nella sua devozione ciò che la Chiesa scrive nel Catechismo: «Fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il Sacrificio eucaristico, affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti» (Catechismo Chiesa Cattolica, 1032). 

Tra le offerte di sante Messe, una forma abbastanza diffusa è quella delle cosiddette Messe Gregoriane. Siccome molti ci chiedono chiarimenti, ne diamo una breve spiegazione.

Le Messe Gregoriane sono un ciclo di trenta Messe celebrate per il medesimo defunto e prolungate per trenta giorni, senza interruzione. Questa particolare usanza fu introdotta dal papa san Gregorio Magno († 604) nel suo libro dei Dialoghi (IV, 55). Il santo pontefice narra che nel monastero romano di San Gregorio al Celio un monaco di nome Giusto era morto dopo aver commesso un peccato grave contro la povertà monastica. Dopo qualche tempo, apparve in sogno a un compagno manifestandogli di aver bisogno di purificazione per entrare nel Paradiso e per tale scopo gli chiese di pregare. San Gregorio, avvisato dell’evento, consigliò di far celebrare ogni giorno una santa Messa in suffragio di quel monaco; passarono i giorni finché, in una nuova apparizione, il monaco Giusto avvisò il compagno di essere stato purificato e di aver raggiunto la pace di Dio. San Gregorio, avvertito di questo nuovo colloquio, constatò che la liberazione dal Purgatorio era avvenuta proprio al trentesimo giorno, pertanto si fece apostolo del suffragio nella forma delle trenta Messe continuate, che da lui presero il nome di Gregoriane.

Questa pia devozione ebbe rapida e ampia diffusione nella cristianità, ma fu anche segnata da qualche abuso ed errore. Il principale fu quello di considerare il ciclo delle Messe Gregoriane come un atto magico, come un gesto che di per sé può obbligare Dio, a prescindere dalla necessaria umiltà e dall’abbandono alla volontà divina in chi lo pratica. I vescovi del Concilio di Trento (1545-1563), anche se condannarono abusi ed errori, tuttavia non vollero eliminare la pratica devota della Messe Gregoriane, in considerazione del santo pontefice che le aveva istituite. In tempi recenti la Chiesa, con la dichiarazione Tricenario Gregoriano del 24 febbraio 1967, sempre al fine di evitare malintesi, ha concesso che le trenta Messe, pur celebrate senza interruzione, non debbano essere offerte necessariamente dal medesimo sacerdote e che, per un improvviso impedimento o altra ragionevole causa, l’interruzione non tolga validità alla Messa Gregoriana iniziata.

Alla Pia Unione non pochi affidano la celebrazione di Messe Gregoriane e tutti sono ben consapevoli, per l’impegno che tale celebrazione comporta, che è opportuno versare un’offerta congrua, più generosa che quella per le singole sante Messe.  Siccome poi l’obbligo della celebrazione per trenta giorni non è facilmente realizzabile dai sacerdoti in parrocchia, le Messe Gregoriane vengono affidate dalla Pia Unione ai sacerdoti studenti nei Seminari o anche, più spesso, ai sacerdoti missionari; in tal modo si offre anche un valido aiuto economico a chi è ancora in formazione e alla presenza cristiana nei luoghi più poveri e disagiati. 

Aggiungiamo da ultimo un’informazione sulle cosiddette Messe post obitum, cioè sulle offerte di Messe consegnate alla Pia Unione del Transito di san Giuseppe perché vengano celebrate dopo il decesso (obitum) della persona che ha disposto il lascito concordato.

Nel modulo, che viene rilasciato a chi consegna alla Pia Unione l’offerta per le Messe post obitum, si legge che tale scelta nasce dalla volontà di «assicurarsi il bene a vantaggio della propria anima dopo la morte». Questa iniziativa è partita tanto tempo fa da coloro che, non avendo eredi e parenti prossimi e desiderando la celebrazione di sante Messe dopo il proprio trapasso, domandavano alla Pia Unione di incaricarsi della celebrazione di sante Messe dopo la loro morte. In seguito questa preoccupazione si è ampliata, anche per il fatto che ormai non c’è più quella attenzione caritatevole di un tempo a far celebrare le Messe di suffragio per i propri defunti.

Come si realizza concretamente la “fondazione” delle Messe post obitum? Coloro che desiderano lasciare tale incarico alla Pia Unione si mettono in contatto con i nostri uffici di Roma, tel. 0039. 0639737681 o e-mail  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. esponendo il desiderio di celebrare delle Messe post obitum. Quando si è fissato il numero delle sante Messe da celebrare, viene rilasciata una ricevuta opportunamente validata dal Direttore della Pia Unione, con l’indicazione del numero della Messe stabilite e la relativa offerta consegnata. La persona in possesso di tale ricevuta avrà cura di consegnarla ai propri cari o a qualche persona fidata che dopo il decesso si impegni a farla pervenire alla Pia Unione, per posta o tramite email; dal momento della ricezione inizierà la celebrazione delle Messe di suffragio nel numero che si era stabilito.

Anche in questo modo la Pia Unione del Transito di san Giuseppe esegue il suo proprio compito di pregare il santo Patriarca in favore dei morenti e delle anime sante del Purgatorio, distribuendo le elemosine che rafforzano la pratica cristiana del suffragio per i fedeli defunti.