Il primo giorno di ogni anno è come una pagina bianca da riempire di sogni, di desideri, di auspici e di benedizioni. In questo periodo la liturgia ci esorta a dare un’anima al tempo, a riconoscere i segni che Dio traccia nel cielo del tempo. Comprendere il tempo è comprendere le intenzioni di Dio. La Provvidenza divina guida tutti i secoli e per ognuno di noi chiede di scrivere una nuova pagina del suo disegno. Dobbiamo quindi essere attentissimi a questo disegno, attenti alla chiamata che Dio ci rivolge nel nostro tempo, perché è per questo tempo che egli ci chiama. Scoprire le intenzioni divine nella nostra esistenza significa incontrare la fonte della serenità e della gioia.
Dio rinnova, nel tempo, anche oggi, la sua visita, ci accarezza e con la sua luce riscalda i valori fondamentali della nostra vita cristiana. Da Betlemme parte l’avventura di Dio che si fa vicino a ogni persona e non ci fa sentire orfani.
Con il mese di ottobre vengono a raccolta gli ultimi frutti, prima delle gelate invernali. Il mandorlo è il primo a fiorire in primavera e l’ultimo a maturare in autunno. In questi nove mesi il candore dei suoi fiori e il gusto delicato del suo frutto lentamente coprono l’ampio arco di vita e assistono alla maturazione di migliaia di altri frutti. In questi lunghi mesi nella natura ogni vivente respira la medesima atmosfera e tutti si abbeverano dell’unica acqua piovana in un’unica cornice ambientale. Tutto potrebbe apparire uguale, mentre in realtà ogni vivente è mosso in modo singolare. Ad ogni alba c’è la convocazione a mettersi in gioco: dall’adolescenza alla vecchiaia, dalla giovinezza alla maturità, ed ogni tappa è passaggio del testimone.
Noi siamo a dopo 2000 anni di quella storia iniziata nel territorio della Galilea, guardiamo e scrutiamo i sentimenti di Giuseppe con gli occhi della storia.
Il mese di maggio, mese colorato dall’esplosione dei colori della natura, è dedicato alla Vergine Maria, la donna più bella, la Tota pulchra.
Maria è bella anche perché è la sposa del “giusto”, Giuseppe di Nazareth.
Il «deserto» è il momento del risveglio alla più completa fiducia in Dio, nella positività della vita, purché l'anima sia vigorosa e forte.
Oggi siamo in molti con i capelli bianchi a varcare la frontiera del nuovo anno con un sospiro di sollievo per essere stati risparmiati dalla pandemia. Pur nel silenzio del vociare allegro della voce dei bambini, vorrei far riecheggiare voci sapienti e sagge del passato, frammenti musicali che disegnano sullo spartito della vita note musicali abilitate ad animare il silenzio e sognare il futuro.
All’albeggiare in quella mattina di pasqua davanti ad una tomba vuota un angelo chiese a Maria: «Donna, perché piangi?». La prima notizia in quell’alba di luce è bagnata da lacrime di desolazione.
In questi mesi di una vita vissuta al rallentatore, abbiamo avuto occasione di ripassare la grammatica della fede che ci insegna, nonostante esperienze forti, a tentare di balbettare parola gravide di senso e di eternità.