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Oggi riaccade amaramente la devastazione di
Gerusalemme, su cui Isaia piange. Immagine di un mondo dove i rapporti sono sconvolti, dove i giovani reclamano maestri autorevoli, ma non ne trovano

di Rosanna Virgili

Nel libro del profeta Isaia viene ritratto un periodo di vuoto di potere in Gerusalemme, una condizione di anarchia che sconvolge la città estendendo i suoi effetti devastanti su tutta la Giudea. Le tinte forti di una società ormai completamente destrutturata e sfibrata raggiungono il loro apice espressivo in una scena di disperazione: «Sette donne afferreranno un uomo solo, in quel giorno, e diranno: Ci nutriremo del nostro pane e indosseremo le nostre vesti; soltanto, lasciaci portare il tuo nome. Toglici la nostra vergogna» (Is 4, 1).

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Isaia getta uno sguardo profetico su Gerusalemme e sul monte di Sion. Qui Dio opera la trasformazione della guerra, qui si può e si deve sperare nella pace contro ogni speranza

di Rosanna Virgili

Con l’inizio del secondo capitolo del suo libro, Isaia proietta una prospettiva escatologica sulla città di Gerusalemme e su Giuda; Gerusalemme diventa un polo universale,

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di mons. Silvano Macchi

Il nome di Giuseppe sarà la nostra protezione durante tutti i giorni 
della nostra vita, ma soprattutto al momento della morte 
Beato Guglielmo G. Chaminade

Un viaggio (breve) è ciò che mi propongo di fare con queste puntate – tra storia, teologia, spiritualità, devozione – attorno a una delle tante invocazioni con cui è venerato e pregato san Giuseppe, ossia patrono dei moribondi (nelle litanie, Patrone moriéntium), patrono degli agonizzanti, patrono della buona morte. È un’invocazione con la quale è salutato Giuseppe a partire dal XVII secolo.

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di mons. Angelo Sceppacerca

La Chiesa si esprime attraverso
quattro caratteristiche.
Esse sono sperimentabili e invitano gli uomini alla conversione.  

Una, santa, cattolica e apostolica: sono quattro le proprietà essenziali – “note” – della Chiesa, inserite nel suo Credo fin dai primi secoli.

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