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di Bruno Capparoni

Vi è  una pagina della vita di monsignor Bacciarini che ci è quasi sconosciuta:  la fondazione della Compagnia di Santa Teresa di Gesù Bambino. è questo un istituto secolare femminile che continua ancora oggi la sua missione nel mondo a servizio della Chiesa, fedele  al motto che il vescovo volle inciso sulla medaglia della consacrazione: Servire Christo et Ecclesiae.

Per inquadrare bene questa pagina, è necessario prima gettare uno sguardo sulla realtà dell'Azione cattolica ticinese e in particolare la sua sezione femminile dei tempi del vescovo Bacciarini. 

L'Azione cattolica, che in Ticino assumeva il nome di Unione Popolare Cattolica Ticinese (Upct),  fu per il vescovo Aurelio Bacciarini una priorità pastorale e dalle sue iniziative ed esortazioni ne venne un vero rilancio che trasformò l'Azione cattolica in organizzazione ampiamente popolare nel Canton Ticino. 

Fin da quando era stato parroco ad Arzo (1897-1903) egli aveva contribuito attivamente all'associazione, chiamata allora Società Piana. Ma quando si trovò alla guida della diocesi, colse chiaramente  la necessità di coordinare le forze del campo cattolico, riorganizzandole  secondo una struttura che anticipò in modo singolare quanto poi si sarebbe realizzato – ad opera di Pio XI – per l'Azione Cattolica Italiana. 

L’attività dell'Unione era intensissima e varia, e tale sarebbe restata per molti anni. è facile intuire come fosse arduo il compito di animazione di una realtà tanto vasta e capillare e come il vescovo Bacciarini cercasse quasi con spasimo dei collaboratori in questo ambito. A tale scopo fu provvidenziale l'incontro con la signorina Maria Motta, il 10 novembre 1925. Maria Motta (1883-1948) riuniva in sé un complesso fortunato di doti di intelligenza, eccellente educazione e formazione scolastica, esperienza organizzativa e amministrativa sviluppata nell'ambito della azienda familiare ad Airolo.

Monsignor Bacciari chiese alla signorina Motta di deporre il suo proposito di entrare nella Compagnia di San Paolo (Opera Cardinal Ferrari) a Milano e di aderire al progetto di un’associazione diocesana, la Compagnia di Santa Teresa di Gesù Bambino.

Il 21 gennaio 1926, festa di santa Agnese, nel palazzo vescovile di Lugano prese avvio la Compagnia con atto notarile, sottoscritto dal vescovo e  da Maria Motta. Fin dall'inizio si unì alla nuova associazione  Margherita Dotta di Airolo. Il quel medesimo anno 1926 Aurelio Bacciarini fondava il Giornale del Popolo, quotidiano cattolico della diocesi di Lugano con sede a Massagno (periferia di Lugano); l'amministrazione del giornale venne affidata da subito a Maria Motta e alla Compagnia. 

Bacciarini presentò la Compagnia di santa Teresa alla Unione Femminile Cattolica nella assemblea generale del 1927, un anno dopo la sua istituzione. Seguiamo le sue parole semplici e allo stesso tempo cariche di aspettativa:

«Non so se vi siete accorte di un fatto, accaduto vicino alla vostra Unione. Due signorine hanno lasciato il loro paese, la loro casa, la loro famiglia, sono venute e si sono stabilite a Lugano, presso il Segretariato dell'Unione femminile cattolica, per dedicarsi esclusivamente alle opere dell'Unione femminile stessa, alle opere di bene e di apostolato. Sono due: ma io mi auguro che domani siano quattro, poi sei, poi dodici, poi venti... perché, se Dio ha misericordia di noi, l'intenzione e la speranza sono di poter costituire una Pia Unione sotto il patrocinio di Santa Teresa del Bambino Gesù, una Pia Unione che si dedichi totalmente all'apostolato».

La Compagnia era solo agli inizi, con le prime due ascritte, ma il vescovo si abbandonava a un sogno, prevedendo la loro crescita numerica. E fu profeta: il 23 agosto 1930   sette sorelle fecero davanti al vescovo la loro consacrazione: Maria Motta, Margherita Dotta, Agnese Andina,  Stella Paltenghi,  Barbara Polli, Anna Butti, Teresa Nessi; alla morte di Bacciarini le aggregate alla Compagnia erano 28.  Assegnava ad essa il patrocinio di santa Teresa di Lisieux e l'ambito della sua azione, che era quello di dedicarsi totalmente all'apostolato.

Due anni dopo, sempre nell’assemblea generale dell’Unione femminile, tenutasi il 7 luglio 1929, Aurelio Bacciarini  di nuovo informava le socie circa l'andamento della nuova istituzione in termini ben più sviluppati:

«Dirò una parola sulla piccola e nascente compagnia di Santa Teresa del Bambino Gesù. Come c'entra questa Compagnia con l'Unione femminile? C'entra, perché è sorta allo scopo preciso di aiutare l'Unione femminile a raggiungere i suoi fini di apostolato e di bene. Sono delle giovani che lasciano la famiglia, la casa, il paese, che si consacrano, per vocazione e per missione, al servizio dell'Unione femminile e delle sue opere. E questo è un vantaggio incalcolabile per l'Unione femminile. Ah se io potessi trovare un gruppo di giovani che si uniscono per fare altrettanto per le associazioni maschili e per le opere delle associazioni maschili, io cadrei in ginocchio a cantare il Te Deum di una riconoscenza senza confini!».

Poi il suo pensiero si staccava dalla contingenza di un’organizzazione umana per penetrare a cogliere il cuore e la radice di una scelta di vita, per scrutare la vocazione alla consacrazione che ha origine divina:

«Quando il numero delle aggregate alla Compagnia crescerà, si sentiranno assai più ancora i vantaggi di questa provvidenziale istituzione. Dico provvidenziale, non solo per il bene che farà per l'Unione femminile cattolica e per il regno di Gesù nel nostro paese, ma anche per la sua origine. Non crediate mai che queste siano opere umane: sono opere di Dio. Le vocazioni non si fabbricano con le mani, come si fabbricherebbe un modello di creta; è Dio che crea le vocazioni. Non c'è forza umana che valga a togliere una giovane dal seno di una famiglia, per collocarla su di un campo di azione dove non si rizza che la croce e dove non si incontra che il sacrificio e la rinuncia: Dio solo può fare questo, con la sua grazia e col soffio del suo Spirito. Perciò dico che quest'opera viene da Dio, e Dio la conserverà e la farà fiorire, nonostante le inevitabili prove che solitamente insanguinano le istituzioni di questo genere».

Infine mostrava la consapevolezza di assistere alla nascita di una forma nuova di consacrazione, che si scostava dalla storia,  gloriosa ma legata a precedenti circostanze storiche, delle varie forme di vita religiosa. Bacciarini ne coglieva la novità e l'abbracciava, dimostrandosi profeta; individuava  la molla della nuova fondazione nella passione missionaria per il vangelo di Cristo come pure nella lucida percezione che ai tempi attuali fosse necessaria una nuova presenza di apostoli:

«È bello, senza dubbio, l'ideale di chi si consacra a Dio nei chiostri religiosi: ma è più bello l'ideale di quelle giovani che, sorrette dalla forza del distacco e della vocazione, si collocano nel cuore stesso del mondo paganeggiante, per dargli battaglia in un corpo a corpo, per piantare su ogni trincea conquistata le insegne di Gesù Cristo e del suo regno! Dio misericordioso susciti di queste vocazioni nuove e preziose: la prima a goderne i frutti sarà la vostra unione, perché, ripeto, è per l'Unione femminile cattolica che la compagnia di Santa Teresa vive e vivrà».

Bacciarini aveva così anticipato di vent'anni quanto Pio XII sancì in seguito come dottrina teologica e giuridica, cioè la nascita di quella nuova modalità di vita consacrata che sono gli istituti secolari; ciò si realizzò con la costituzione apostolica Provida Mater Ecclesia  del 2 febbraio 1947, perfezionata nel motu proprio Primo feliciter del 12 marzo 1948. 

Allora anche per la Compagnia di santa Teresa i tempi furono maturi e il 1° febbraio 1948 giungeva l'approvazione pontificia della Compagnia stessa come istituto secolare, mentre il successivo 13 giugno il vescovo diocesano Angelo Jelmini ne approvava le costituzioni rinnovate.

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