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di Ottavio De Bertolis

Nelle nostre riflessioni precedenti abbiamo contemplato come il Cuore di Cristo sia per noi fonte di acqua viva, lo Spirito promesso, e abbiamo visto, come in controluce, le immagini e i riferimenti della Scrittura che sono impliciti nella scena che ci è presentata da Giovanni: ma non sono gli unici, e in questo nostro appuntamento mensile vorremmo mostrarne degli altri. L’immagine del fianco trafitto è come la punta di un iceberg: sotto la parte emersa c’è molto di più, che però non si vede, e sta sotto l’acqua.

Così noi possiamo fare emergere quello che c’è dietro, o sotto, appunto, in modo che quel che vediamo diventi ancora più bello e significativo. Un fiume d’acqua viva ci ricorda certamente il tempio da cui sgorgano acque che dove giungono risanano, secondo la profezia di Ezechiele che ricorderete, ma possiamo trovare anche altri luoghi della Scrittura che ci possono aiutare a leggere quest’immagine. Così ricorderete come nel deserto gli Israeliti ebbero sete perché non avevano acqua, e mormorarono contro Dio e contro Mosè (cfr. Nm 20), il quale con un bastone percosse una roccia e ne uscì acqua in abbondanza; questo episodio è ripreso anche sa Paolo, che lo commenta e ne dà una sorta di interpretazione teologica: «bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo» (1 Cor 10, 4).

Così all’immagine della vita, che è suggerita dall’acqua, si affianca e si sovrappone quella della roccia, che e la forza e la solidità di Cristo stesso, nel quale peraltro trovano compimento tutte le innumerevoli espressioni dei salmi nei quali si canta come Dio è la forza e il rifugio del suo servo fedele, come per esempio: «Ti amo, Signore, mia forza, Signore mia roccia, mia fortezza e mio liberatore» (Sal 18 (17), 1-2). Del resto «un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio, la santa dimora dell’Altissimo» canta ancora un Salmo, il 46 (45), 5. E l’Apocalisse, riprendendo tutte queste immagini e combinandole con la profezia di Ezechiele, descrive così la Gerusalemme celeste: «Mi mostrò poi un fiume d’acqua viva limpida come cristallo che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello».

Il Cuore di Cristo nel suo trono, l’Agnello, è la fonte viva dalla quale scaturisce lo Spirito che allieta la città di Dio, e i giusti nella beatitudine sono come alberi piantati lungo quel torrente, e producono frutti di vita: in questa immagine si condensano altre immagini, sapienziali, come quella di Geremia: «Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. Egli è come un albero piantato lungo l’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi; nell’anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti» (Ger 17, 7-8). In essa ancora si riflette il salmo primo: «Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte.

Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua che darà frutto a suo tempo, e le sue foglie non cadranno mai» (Sal 1, 1-3). Abbiamo esposto queste citazioni non per erudizione, ma per fare vedere come davvero il Cuore di Cristo ci fa comprendere i profeti, la legge e i Salmi, come Cristo risorto mostrò ai discepoli, e in questo senso possiamo vedere quel mondo sommerso o nascosto delle Scritture che in Lui si riassume e si compie. Ogni volta che invochiamo il Cuore di Cristo dobbiamo avere come i nostri cuori, gli occhi della nostra mente, riempiti di tutta questa ricchezza. E così la fonte d’acqua viva, la roccia del deserto, si arricchisce ulteriormente con la profezia: «essi hanno abbandonato me, sorgente d’acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono l’acqua» (Ger 2, 13).

Quanto dice Iahvé di Israele, diviene vero anche per noi, nuovo Israele, e di Gesù, dal cui fianco trafitto uscì l’acqua viva che sola disseta, e che noi abbandoniamo volgendoci ad altri idoli, mentre Egli ci chiama dicendo: «Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza» (Is 12, 3). E il nome «Gesù», come sapete, significa proprio «salvezza di Dio»: le sorgenti della salvezza sono le sorgenti di Gesù.

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