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Aperto il Centenario della morte di San Luigi Guanella

di Graziella Fons

Nel 1986, nella solennità dell’Annunciazione, la Congregazione dei religiosi consegnava ai Servi della Carità di don Guanella l’approvazione del testo delle nuove Costituzioni e assegnava, come itinerario di santità operativa, la sensibilità di ascoltare nelle parole del paralitico, da anni seduto ai bordi della piscina miracolosa, il grido di tutti i poveri ed esprimere: compassione, solidarietà e attenzione.
Il paralitico diceva: «Non ho nessuno» e don Guanella ci ripete: «Nessuno nella vita sia costretto a vivere in solitudine la propria esistenza umana». 
Don Guanella, come buon samaritano, si è avvicinato alla folla delle persone sole per sollevarle nelle loro infermità e farle sentire circondate di affetto.
Aprire un Anno giubilare in preparazione all’evento centenario della morte del santo Fondatore è un rivisitare il patrimonio della memoria con occhi di meraviglia e la voglia di scoprire nel passato lo stile e la passione con cui don Guanella ha vissuto le vicende della sua vita, spesa nella carità eroica verso i poveri. 
Non si tratta di fotocopiare il passato, ma trovare la bussola per vivere in pienezza i nostri tempi.
Papa Francesco alla scuola di sant’Ignazio, quando era cardinale a Buenos Aires, in un ritiro spiritale ha invitato i fedeli «a richiamare alla memoria i benefici ricevuti nella creazione, nella redenzione e i doni particolari che Dio concede abitualmente a ognuno».
L’inizio di questo viaggio nella memoria non vuol essere un semplice «grazie», ma un viaggio illuminato dalla luce dello Spirito Santo che ha reso la vita di don Guanella una seminagione feconda della misericordia di Dio a favore dei poveri e degli ammalati nel corpo e nello spirito.
Quest’azione caritativa ha riempio già un secolo di storia ed ha allargato il suo raggio d’azione in tutti i continenti della Terra.
Questa giornata segna l’inizio di un recupero collettivo della memoria, delle intuizioni carismatiche di don Guanella. 
 Si tratta di recuperare la memoria delle grazie che Dio ha concesso a livello personale, comunitario ed ecclesiale. In cento anni la storia dell’umanità, della Chiesa, della società ha camminato con una rapidità straordinaria. 
 È vero che ha registrato sessant’anni di pace dopo le ferite di «inutili stragi» come le due guerre mondiali che hanno messo in ginocchio tutto il mondo occidentale, spezzando affetti familiari, seminando desolazione e lacrime nelle famiglie, lasciando spose vedove e tanti orfani in una condizione di miseria. 
La memoria di una famiglia religiosa non è solo una biblioteca di documenti, ma un cuore che pulsa d’amore, risognando un futuro carico di speranza. L’azione benefica dell’Opera sia da parte delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza come dei Servi della Carità ha risposto all’universo dei bisogni dei poveri.
 Diceva don Guanella che «fermarsi non si può finché ci sono dei poveri da soccorrere».
 La celebrazione di un centenario non è un traguardo, ma una pausa per recuperare motivazioni, energie spirituali e fantasia apostolica per essere in marcia con la Chiesa, chiamata con urgenza da papa Francesco a occupare le periferie dell’emarginazione  causate da povertà culturali e materiali, prive di fiducia nel futuro.
Le sfide della nuova evangelizzazione ci chiamano a essere presenti con un’accentuata funzione pedagogica, con cura e attenzione alla persona, con le sue ansie e disagi e abitare sulle frontiere dei bisognosi più con i fatti che con le parole, più con le cose da raccontare già fatte, che con i propositi da mandare al futuro.
Lo stile della carità guanelliana è una carità che educa. Diceva don Guanella che l’educazione «è un affare di cuore». Senza amore si costruisce sulla sabbia. È un edificio senza fondamenta.
Accanto alla convinzione che «è Dio che fa» e che la sorgente della santità evangelica, indicata sul letto di morte, è: «Pregare e patire».
Inoltre, nel tessuto della sua vita operosa,  quale metodo e stile del suo agire ha impresso quattro verbi per costruire sulla roccia del Regno di Cristo: ascoltare, osservare, discernere e agire. Sono i verbi con i quali Gesù ha scritto la sua vita terrena e ora, dal cielo, ci guida e ancora: ascolta, osserva, discerne e agisce.  Come Maria «conservava e meditava nel suo cuore il messaggio di Gesù», così la Mamma di Gesù, invocata da don Guanella con il nome di Santa Maria della Pro­v­vi­denza ci aiuti a far sì che la storia del popolo guanelliano rimanga e scriva costantemente una storia di salvezza.
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