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I frutti dello strumento di lavoro

Fenomeni: la privatizzazione della famiglia e la difficoltà a comprendere i valori della legge naturale

di Angelo Sceppacerca

La famiglia di fronte al Vangelo, alle difficoltà ed alla trasmissione della vita e della fede: sono i tre ambiti in cui si sviluppa l’Instrumentum Laboris, il documento di lavoro del Sinodo straordinario sulla famiglia, in programma in Vaticano dal 5 al 19 ottobre prossimi.
L’Instrumentum Laboris è suddiviso in tre parti. La prima, dedicata alla comunicazione del Vangelo della famiglia, si concentra su due aspetti: la difficoltà di comprendere il valore della “legge naturale”, posta alla base della dimensione sponsale tra uomo e donna, e la privatizzazione della famiglia. Il primo aspetto apre il rischio della teoria del gender, mina l’idea del “per sempre” per l’unione coniugale, porta ad accettare la poligamia o il ripudio del coniuge, favorisce divorzio, convivenza e contraccezione. La privatizzazione della famiglia, invece, ne azzera il ruolo di cellula fondamentale della società. Per questo, si richiede che i nuclei familiari siano tutelati dallo Stato e recuperino il loro ruolo di soggetti sociali in tutti i contesti. Vera “Chiesa domestica”, la famiglia deve avere legame costante anche con la parrocchia, “famiglia di famiglie”.
La seconda parte dell’Instrumentum si concentra, invece, sulle situazioni critiche che la famiglia deve affrontare oggi: la debolezza della figura paterna, la frammentazione dovuta a divorzi e separazioni, la tratta dei minori, le droghe, l’alcolismo, la ludopatia, la dipendenza da social network che impedisce il dialogo e ruba il tempo alle relazioni interpersonali. Il documento sinodale mette in evidenza anche l’incidenza del lavoro sulla vita familiare: orari estenuanti, precarietà, lunghi spostamenti, assenza del riposo domenicale ostacolano la possibilità di stare in famiglia. Altri fattori di criticità sono le migrazioni, la povertà, il consumismo, le guerre, l’approccio alla malattia, soprattutto all’Aids, e la diversità di culto tra i coniugi da cui deriva la difficoltà di educare i figli. Ma l’Instrumentum non nasconde le “contro-testimonianze nella Chiesa” come gli scandali sessuali, la pedofilia, l’incoerenza di quei presbiteri con uno stile di vita “vistosamente agiato”. Tutto questo – spiega il documento sinodale – porta ad una “rilevante perdita di credibilità morale” da parte della Chiesa.
Ancora: il documento dedica un’ampia parte alle “situazioni di irregolarità canonica”, poiché le risposte pervenute si concentrano soprattutto sui divorziati risposati. In generale, si mette in risalto il numero consistente di chi vive con “noncuranza” tale condizione e non richiede, quindi, di potersi accostare ai Sacramenti.  Tanti, invece, si sentono emarginati, avvertono il divieto di accedere ai Sacramenti come una punizione ed aprono la via ad una “mentalità rivendicativa” nei confronti dei Sacramenti stessi. Alcune Conferenze episcopali chiedono quindi nuovi strumenti per aprire la possibilità di esercitare “misericordia, clemenza ed indulgenza” nei confronti delle nuove unioni. Altre soluzioni – come il guardare alle Chiese ortodosse che, in determinate circostanze, ammettono le seconde nozze – non eliminano il problema dei divorzi.  
L’Instrumentum evidenzia, in sostanza, che per le situazioni difficili la Chiesa non debba assumere un atteggiamento di giudice che condanna, ma quello di una madre che sempre accoglie i suoi figli, sottolineando che “il non poter accedere ai Sacramenti non significa essere esclusi dalla vita cristiana e dal rapporto con Dio”. Circa le unioni omosessuali, tutte le Conferenze episcopali si dicono contrarie all’introduzione di una legislazione che permetta tali unioni, ridefinendo il matrimonio tra uomo e donna e consentendo l’adozione di bambini. Viene comunque richiesto un atteggiamento rispettoso e non giudicante nei confronti di queste persone.
Nella terza parte, dedicata alla responsabilità educativa, l’Instrumentum constata come la dottrina della Chiesa sull’apertura alla vita da parte degli sposi sia poco conosciuta e quindi considerata un’ingerenza nella coppia. Di qui, ad esempio, la confusione che si crea tra i contraccettivi  ed i metodi naturali di regolazione della fertilità: erroneamente ritenuti inefficaci, essi andrebbero, invece, spiegati, anche in collaborazione con centri universitari appositi. Necessario, inoltre, dare più spazio a tale tematica nella formazione dei presbiteri, poiché spesso i sacerdoti risultano impreparati sull’argomento. Spiegazioni da parte della Chiesa che siano chiare e che vadano oltre la condanna generica, vengono richieste anche per affrontare l’ideologia del gender, “sempre più pervasiva”, e la profilassi contro l’Aids, così da rispondere ad alcune “riduzioni caricaturali” dei media e per evitare di racchiudere il problema in una mera questione “tecnica”.
Riguardo, infine, alla trasmissione della fede all’interno della famiglia, l’Instrumentum sottolinea la cautela, dovuta all’insicurezza, con la quale oggi i genitori spingono i figli alla pratica religiosa, e richiama l’importanza di sostenere le scuole cattoliche, che sempre più suppliscono alla famiglia e devono quindi creare “un’atmosfera accogliente, capace di mostrare il vero volto di Dio”.  
Quanto alla trasmissione della fede in contesti difficili – come ad esempio quello in cui genitori in situazione irregolare chiedono i sacramenti per i propri figli – l’approccio più richiesto è l’accoglienza senza pregiudizio, perché “molte volte sono i figli ad evangelizzare i genitori” ed affinché i ragazzi comprendano che “irregolari sono le situazioni, non le persone”. “Appare sempre più necessaria – si legge nel documento – una pastorale sensibile, guidata dal rispetto di queste situazioni irregolari, capace di offrire un fattivo sostegno all’educazione dei figli”. In quest’ottica, va rivalutato il ruolo del padrino e della madrina nel cammino di fede di bambini e ragazzi, mentre un accompagnamento pastorale specifico viene richiesto per i matrimoni misti e con disparità di culto. L’Instrumentum Laboris si conclude, quindi, con la preghiera scritta da Papa Francesco e recitata all’Angelus del 29 dicembre 2013, nella festa della Santa Famiglia di Nazareth.
 
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