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Diceva bene lo studioso siciliano Giuseppe Pitrè (1841-1916) circa la devozione per san Giuseppe in Sicilia: “Si noti che se non si ha il patronato del Patriarca si ha dappertutto la devozione per esso”. Medico per professione, ma storico, filologo, letterato e antropologo per vocazione, Pitrè non ha esagerato con una tale osser­vazione/affermazione. Nel mese di marzo, infatti, la Sicilia è in festa per onorare il santo Patriarca e in quasi tutti i 390 Comuni si celebra la solennità del 18 e 19 marzo con suggestivi riti religioso-folkloristici.
Famose sono le tradizionali Tavolate di san Giuseppe, chiamate anche artara o artari,autari o avutari, cene o mense, tavulate o tavulati: gli altari domestici davanti ai quali la comunità familiare e del vicinato si riunisce per pregare insieme e per condividere gesti di carità fraterna. Le Tavolate sono singolari architetture sulle quali vengono deposte tante prelibatezze culinarie locali; presente una varietà e vastità di pane le cui forme richiamano la figura e la storia del Santo oppure i simboli religiosi della Quaresima e della Pasqua; non mancano frutta e ortaggi, dolci e biscotti. Un’immagine della Sacra Famiglia o di san Giuseppe troneggia sull’intera Tavolata, coperta con preziose tovaglie ricamate e addobbata con fiori e candele. 
Famosi anche i falò, i fuochi, le luminarie di san Giuseppe che si accendono la sera del 18 marzo, chiamati nelle diverse località col nome di vampe o vampanigghia, pagghara o paggharu, luminaria o luminaggi, duminaria e fucati. 
In alcune località è in uso la Cavalcata di san Giuseppe per rievocare la fuga in Egitto o semplicemente l’arrivo notturno a Betlemme della Sacra Famiglia in cerca di un alloggio.
La giornata del 19 marzo è l’apoteosi della sacralità e del folklore giuseppino. Innanzitutto nella mattinata, dopo le varie celebrazioni liturgiche e devozionali in chiesa, arriva il momento dei Santi, detti anche virginieddi o vicchiareddi, vicineddi o puvirieddi; i tre personaggi rappresentanti la Santa Famiglia che cercano “ospitalità” nelle case dove sono state allestite le Tavolate e lì, dopo esser stati accolti con un suggestivo e commovente rito, consumano i pasti che via via vengono loro offerti. L’altro momento importante della festa è la processione con il simulacro del santo Patriarca, evento solenne che conclude i festeggiamenti.
Questi sono gli elementi comuni riscontrabili in più di 300 località siciliane (fra Comuni e le loro frazioni) che caratterizzano la festa del Patriarca nel nostro territorio siciliano. 
Altre particolarità sono: la benedizione e la distribuzione del pane votivo, in alcune parti si tratta di pane riccamente lavorato; la Straula – a Ribera-, un carro allegorico trainato da buoi che gira per il paese con appesi doni offerti al santo; il rito dei ‘mbraculi’ – i miracoli – a Valguarnera Caropepe, l’offerta di torce votive e di grano, portati sul dorso di cavalli bardati a festa, segno di gratitudine al Santo per i miracoli/grazie elargiti. Per il 19 marzo è tradizione preparare anche la minestra di san Giuseppe, detta anche maccu, fatta di fave e legumi; le sfingi di san Giuseppe nel palermitano, dolci ripieni di crema e ricotta, i ucciddati – detti anche bucciddati o vucciddati -, ciambelle di pasta dal grande peso. Solo ad Acate si usano i baddotti, polpette di riso in brodo; a Santa Croce Camerina si mangia la principissedda col pomodoro, pasta tipica della festa giuseppina; a Valguarnera la pagnuccata, dolce di pistacchio e altro; ad Alessandria della Rocca  si prepara la pignolata - farina, uova e miele - e la pasta cu la milanisa, bucatino condito con sarde, salsa, finocchio e pangrattato; a Salemi, infine, si prepara la pasta ca muddica. è chiaro che questo elenco delle tradizioni culinarie è solo indicativo e non del tutto esaustivo.
Ad addobbare la Tavolata, o l’altare del Santo in chiesa, o il simulacro processionale sono i fiori e le piante tipicamente usati durante le festività di san Giuseppe: u balicu, cioè il fiore primaverile della violaciocca, usato soprattutto a Scicli, le fresie, il giglio, il narciso, l’iris, il mandorlo, l’alloro. 
Impossibile qui descrivere in breve le modalità, i tempi e le rispettive tradizioni delle oltre 300 feste siciliane in onore di san Giuseppe. Le feste del Patriarca vanno conosciute e vissute di presenza. A marzo la Sicilia, etichettata come terra mafiosa, in realtà è la terra che vive in abbondanza la sacralità, la convivialità, la solidarietà. E san Giuseppe fa la sua parte!
 
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