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2 febbraio: Gesù si presenta al mondo

di Mario Carrera

La fede è gioia cantata con le note musicali della vita di chi crede. Papa Francesco, al termine dell’Anno della fede, ha consegnato alla Chiesa gli strumenti della gioia con l’Esortazione apostolica che inizia con queste parole: «La gioia dell’Evangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù». Chi si accosta a Gesù sente zampillare nell’anima questa gioia che si fa spazio nel vuoto interiore e cancella la tristezza di una vita senza illuminanti speranze.

 

Il mese di febbraio inizia con un annuncio di gioia per due persone anziane che nutrivano il desiderio di poter vedere il Messia. Sono due i vegliardi che montavano di guardia alle porte del tempio per indicare la presenza del Messia in una creatura umana. Il vecchio Simeone si sente sazio di giorni dopo aver preso tra le sue braccia il figlio di Dio fatto uomo. Il desiderio è sfociato nel mare della realtà. Non mancava anche una donna, la vecchia Anna, la quale si fa profeta e modello degli annunciatori della presenza di Dio nella vita umana. Dice l’evangelista: «Anna, figlia di Fanuele… si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione». Come all’alba della Resurrezione sarà una giovane donna ad annunciare la vittoria della vita sulla morte nel buio di un sepolcro, così al primo fiorire della redenzione con la nascita di Gesù, è una donna anziana ad annunciare l’aurora del riscatto. La lode e la parola costituiscono il suono dell’annuncio di fede che si fa gratitudine, sguardo, parola, comunione e gioia degli occhi. Sia il vecchio Simeone che l’anziana Anna hanno pregato tante volte con le parole del libro dei Proverbi: «O Dio, ti domando due cose, non negarmele prima che io muoia: tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il cibo necessario, perché, una volta sazio, io non ti rinneghi e dica: ”Chi è il Signore?”, oppure, ridotto all’indigenza, non rubi e profani il nome del mio Dio». È la supplica a Dio di conservarci un animo limpido come lo splendore della verità e il necessario, il sufficiente per vivere così da non cadere nello scoraggiamento e nell’agire truffaldino. In quel mattino alla presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme, erano presenti due sentinelle dell’Assoluto: Simeone e Anna. Era un appuntamento atteso. Finalmente hanno visto nel Bambino, portato al tempio da Giuseppe e Maria, il silenzioso invito di Dio che li chiamava ad avvertire una presenza umile e mite come un bambino, ma con un futuro di salvezza carico di luce per «illuminare le genti». Anna e Simeone non erano persone incartapecorite dalla vecchiaia. La «luce» portata al tempio da quei due giovani sposi ha folgorato gli occhi stanchi del vecchio Simeone, il quale è esploso in un inno di gioia: finalmente i suoi occhi erano sazi di luce e poteva ormai tagliare gli ormeggi per salpare verso l’eternità. Avverte che la parabola della vita terrena è giunta al termine; il suo tramonto non è un dramma, ma si affaccia sulla frontiera di un’alba: «i miei occhi hanno visto la salvezza». Sulle sue labbra era fiorito un sorriso. La solennità della Presentazione di Gesù al tempio ci invita a pregare affinché anche il nostro tramonto si rivesta delle luci dell’alba.

 

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