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di Gianni Gennari

Fino qui, per un anno, abbiamo ragionato sul credere, e poi sul modo nel quale la fede ebraico-cristiana si è a poco a poco presentata nella storia dell’uomo, con la progressiva rivelazione di un Dio che chiama a salvezza, promette liberazione, parla e con la sua parola indica che conoscerLo e riconoscerLo vuol dire osservare le sue “parole”.
In queste, dopo essersi presentato come unico, diverso dagli idoli muti, Egli chiede di essere riconosciuto nella sua “immagine somigliantissima” che è l’uomo creato maschio e femmina, e chiamato a salvezza definitiva nel corso della storia, cioè nel tempo. Questo però ci si rivela come premessa e promessa di eternità credibile, perché in esso si è introdotto l’Eterno stesso, la Parola che si è fatta carne, ed è venuta ad abitare in mezzo a noi. Gesù di Nazaret, figlio eterno del Padre e figlio nel tempo di Maria è presenza di Dio, il Dio che è Egli stesso, una sola realtà con il Padre suo che diventa anche Padre nostro se nella nostra libertà noi accogliamo la sua immagine viva, Cristo e il prossimo, e che si installa nel cuore dell’umanità redenta come “soffio” eterno di vita, la “ruàh” di Dio, lo Spirito Santo e santificatore. Padre, Figlio e Spirito: questo il nostro Dio, giunto fino a noi non come costruito dai nostri sogni di conoscenza del mondo (scienza) da dominare con la nostra potenza (tecnica), ma donatoci in Gesù Cristo nato da Donna, Maria, salvatore e liberatore, morto e risorto, asceso al Padre rimanendo con noi grazie all’invasione dello Spirito che sostiene la nostra esistenza terrena di “figli” per grazia, famiglia di Dio salvatore che è Chiesa, vista sia nelle dimensioni di istituzione umana e storica che in quelle di mistero divino, assemblea “spirituale” dei giusti il cui numero nessuno può contare fino alla eternità futura, Corpo Mistico di Cristo vivo per sempre nei secoli dei secoli…
Questo Dio è Amore, unico nome con il quale si è fatto identificare dai suoi “servi” fedeli, e l’unico distintivo di essi è l’Amore, un amore che inizia nel tempo e si manifesta nel riconoscerLo nel prossimo, nel piccolo, nell’affamato, nella vedova, nell’orfano, nel disperato, nel fratello solo e abbandonato, nel peccatore cui restituire speranza di perdono, via via nei secoli, in cui “il suo dono e la sua promessa” ormai “sono senza pentimento” e non vengono più meno…

Questo Dio non ha senso senza Gesù Cristo

Prima però di passare al tema seguente – che sarà “Creatore del cielo e della terra” – in queste righe seguenti un invito ai lettori… Questo: prendere sul serio il fatto di fede che “Dio non lo ha visto mai nessuno, l’Unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, Lui ce lo ha apertamente offerto” (Gv. 1, 18). Cosa può dire, cosa può voler dire, questa affermazione che forse appare superflua, ma non lo è? Vuol dire che la grande tentazione nostra, di tutti, delle nostre fantasie che cercano sicurezze e forza, dei sogni di primato che covano nel cuore di ciascuno di noi segnato dall’inclinazione a fare da solo, a sentirsi unico in concorrenza con gli altri, è quella di pensare un Dio fatto apposta per soddisfare i nostri desideri e le nostre volontà di sapere e di potere… Questo dio non esiste, è il dio inventato dal bisogno di protezione e di potere della fantasia umana nei secoli, è il dio di tutte le religioni, anche le più degne e ammirevoli, che gli uomini si sono dati, e in esse la divinità è l’opposto della umanità, con questa umanità che proprio per questo chiede di salire al livello della sapienza e della potenza della divinità forgiata dall’esperienza dell’ignoranza e dell’insuccesso, e perciò pensa di conquistarsi la protezione di questo dio con sacrifici, e di impadronirsi della sapienza di questo dio con i miti, e della potenza di questo dio con i riti…

Gesù: la “luce”  sulla natura del vero Dio

No, siamo giunti fino qui con questa certezza totale: Dio, l’unico, il Dio di Abramo e di Mosè, il Dio dei profeti e del Cantico dei Cantici, il Dio del Patto di amore fedele fino alla fine, si è promesso, si è rivelato, si è donato in Gesù Cristo, e tutto quello che si riferisce a Lui deve passare attraverso la parola e la presenza, l’insegnamento e l’esempio di Gesù. Padre, Dio, perché ce lo ha detto Gesù, e Padre come lo è stato anche per Gesù, Figlio suo unico e prediletto, anche nei momenti in cui a occhio umano parve che Questi fosse abbandonato. Figlio, Dio, e quindi fratello, come lo è stato Gesù, fino in fondo, fedele al Padre fino all’estremo. Spirito, Dio, come la presenza reale che ci è stata donata grazie a Gesù e rovesciata nei nostri cuori (Rom. 5, 5) per mezzo dello Spirito Santo, lo “Spirito del Signore”, cioè di Gesù Cristo.
Tutti quelli che siamo abituati a considerare attributi di Dio, quindi, debbono passare attraverso la realtà di Gesù: è Padre perché Gesù è fratello nostro; è Creatore nel Verbo Figlio, Gesù; è Salvatore in Gesù; è Onnipotente in Gesù, che si è svuotato divenendo come uno di noi; è Giusto nella misericordiosa offerta di Gesù che ha preso su di sé i nostri peccati, e così via per tutto ciò che lo tocca e ce lo fa pensare e pregare; Grande, anche nel grembo fecondo di Maria e nella povertà del Natale di Betlemme; Trionfatore, come Lui sul dorso del “cucciolo dell’asina” che entra in Gerusalemme; Signore che si fa “toccare” dall’emorroissa e dalla donna molto discussa in casa di Simone; Altissimo che dice lasciate che i piccoli vengano a me, ecc… Se pensiamo a Dio senza Gesù, quello non è Dio, ma un idolo creato dalle nostre fantasie.

La luce Gesù sulla realtà del nostro prossimo in Dio

Non basta, però. Se abbiamo preso sul serio tutto il discorso fatto in queste pagine in un anno – se non sbaglio siamo alla 14ª puntata – c’è ancora un’altra conseguenza da trarre per esaurire senza dimenticare nulla di essenziale la delineazione del “volto” rivelato e donato del nostro Dio, nel quale “crediamo” quando recitiamo e viviamo la fede nel Credo, Simbolo degli Apostoli.
E l’altra, la seconda e ultima conseguenza di quanto riflettuto fino qui è questa: anche se pensiamo a Dio, al Dio di Gesù Cristo, ma senza il prossimo, immagine somigliantissima dell’unico Dio, quello ancora una volta non è Dio, ma un idolo creato a nostra immagine somigliante, ma traditrice della rivelazione ebraico-cristiana che è quella del nostro Credo. Per una circostanza che mi colpisce in profondità, mentre scrivo queste righe, oggi, 20 febbraio 2012, ho sotto gli occhi i giornali del giorno, e leggo che Benedetto XVI, al Concistoro di ieri ha ricordato che “nella Chiesa tutto poggia sulla fede, anche l’autorità, tutto”, ma ha aggiunto che una fede senza amore, “una fede egoistica sarebbe una fede non vera”. Credo e amo, dunque: solo così il Credo risulta vero e credibile: perché il vero Dio, il Dio rivelato in Gesù e donato nello Spirito è Amore…
Al prossimo dialogo…

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