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di Concetta Desando

Amore. Sotto il cielo appena coperto di una Roma piena di pellegrini in festa si è respirato soprattutto amore. Alle 10.30 di domenica 23 ottobre il popolo dei fedeli ha accolto con gioia il nuovo santo Don Luigi Guanella, salito agli onori dell’altare insieme a Guido Maria Conforti e Bonifacia Rodriguez De Castro.
E non è un caso che i nuovi santi siano stati proclamati nella giornata mondiale delle missioni: nessuno come loro ha vissuto la fedeltà alla parola di Dio consapevoli che la carità non passa solo attraverso la catechesi, ma nello stare insieme agli ultimi e condividendo la vita dei semplici.

Don Guanella si è distinto per zelo e carità. Tutta la sua vita fu un costante e gioioso annuncio della paternità di Dio. L’emozione è grande tra i pellegrini in Piazza San Pietro quando William Glisson, il giovane americano la cui guarigione inspiegabile ha permesso la conclusione positiva del processo di canonizzazione del beato Luigi Guanella, porta sull’altare la reliquia (parte di un dito della mano) del nuovo santo. Originario di Springfield, sobborgo di Philadelphia, il ragazzo rimase gravemente ferito in un incidente il 15 marzo 2002 mentre stava pattinando. Un trauma alla testa provocò una frattura che ai medici apparve subito senza speranze. Una reliquia consegnata da una dottoressa portò, invece, alla totale e immediata guarigione.
Ma non ci sono solo i miracoli. Don Guanella fu un “manovale” di Dio, un gigante di virtù la cui vita è esempio per noi ancora pellegrini nella storia. Pregarlo e rivolgerci a lui come san Luigi Guanella, significa chiedere che ci insegni a mettere più amore nella nostra vita e ci aiuti a seguire Cristo nei miseri, nei piccoli, nei moribondi. E il modo migliore per amare è dare. Ma non dare il superfluo, vantandosi di un’elemosina avara che serve solo a tranquillizzare la coscienza. Il modo vero per amare è dare se stessi agli altri, lasciandosi riempire il cuore, l’intelligenza e il pensiero dall’infinita misericordia di Dio.
“In caritate Christi” diceva don Guanella. Perché il dono di sé all’altro non è una rinuncia o una perdita ma tutto ciò che è donato si ritrova in pienezza, in una gioia che è senza fine. In questo don Guanella è un maestro: nella sua vita, si è lasciato trasformare dalla carità divina, vivendo con coraggio e determinazione il Vangelo di Cristo e facendosi compagno e maestro, conforto e sollievo dei poveri e dei deboli. Oggi più che mai la sua santità è un monito a portare Dio nella concretezza della vita quotidiana. “Profeta e apostolo della carità” lo definisce Benedetto XVI durante l’omelia. Perché in una testimonianza così carica di umanità si riconosce la presenza di Dio che difende l’orfano, la vedova e il povero. Esempio di feconda e profonda sintesi tra contemplazione e azione, il santo della carità ci ottenga di crescere nell’amicizia col Signore per promuovere la vita in ogni condizione e situazione e far sì che la società sia sempre più la famiglia dei figli di Dio.

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