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Rapporti Unicef, Oms

Numeri incredibili, quelli che riportano due rapporti dell’Unicef, Oms e Banca mondiale. Numeri che meritano una risposta immediata ed efficace da parte dei governi che si traduca in investimenti nei programmi che possano aiutare i bambini a vivere bene la loro vita.

a cura di Michele Gatta

Malnutrizione e obesità infantili, e l’incremento del lavoro minorile: sono due nodi che raccontano di un mondo globalizzato particolarmente iniquo e complessivamente poco sano. 

I nuovi dati sull’alimentazione dei bambini sotto i cinque anni diffusi dagli organismi dell’Onu UNICEF, OMS e della Banca Mondiale sono abbastanza impietosi. Nel mondo, affermano le tre organizzazioni, 149,2 milioni di bambini sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione cronica, 45,4 milioni di malnutrizione acuta (6,7%) – di cui 13,6 milioni di malnutrizione acuta grave – e sono 38,9 milioni (5,7%) i bambini in sovrappeso. La malnutrizione cronica è in declino stabile dal 2000 (dal 33,1% al 22%), ma i progressi sono troppo lenti, la malnutrizione acuta persiste a tassi allarmanti (6,7%), mentre il sovrappeso è in leggero aumento (dal 5,4% nel 2000 al 5,7% nel 2020).

Mentre per quanto riguarda il lavoro minorile vi è un incremento di 8,4 milioni di bambini sfruttati in tutto il mondo negli ultimi 4 anni. Mentre il fra il 2000 e il 2016 vi era stato un calo di 94 milioni. Vi è un aumento significativo dei bambini lavoratori tra i 5 e 11 anni, che ora costituiscono oltre la metà del dato globale totale. Molti di questi bambini più piccoli costretti nel lavoro minorile non vanno a scuola. Una situazione che potrebbe ulteriormente aggravarsi come spiega la direttrice dell’Unicef: «Adesso nel secondo anno di lockdown, chiusure di scuole, difficoltà economiche e restringimento dei budget nazionali a livello globale, le famiglie sono costrette a fare scelte dolorose. Invitiamo i governi e le banche per lo sviluppo internazionali a dare priorità a investimenti in programmi che possano portare i bambini fuori dalla forza lavoro e di nuovo e a scuola, e a investimenti in programmi di protezione sociale che possano aiutare le famiglie»·

Come uscirne? C’è poco da fare, occorre una protezione sociale adeguata per tutti, che comprenda assegni familiari universali e la garanzia di un’istruzione di qualità che riporti tutti i bambini a scuola. Ma serve anche la promozione di lavori dignitosi per gli adulti, così che le famiglie non debbano usare i bambini nei lavori per raggiungere il reddito. 

Non dobbiamo dimenticare che i bambini sono i primi a soffrire di povertà, esclusione, disuguaglianze e conflitti. È fondamentale aiutare i Paesi a rafforzare ed espandere i loro schemi di protezione sociale, a garantire la continuità di un’istruzione accessibile e di qualità e ad assicurare la capacità di ispezione del lavoro.

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