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Il legame di un padre coi suoi figli può essere così viscerale da condizionare radicalmente la sua vita. Se è vero, infatti, che ci sono molti padri distratti, egoisti, che pensano solo a sé stessi e non si curano a dovere dei propri figli, altrettanto vero è che i più sono affatto differenti. Di esempi di padri totalmente abbracciati ai loro figli è piena la storia. L’attaccamento cresce molto spesso con l’età, poiché gli uomini maturano più tardi delle donne la loro identità genitoriale. 

di Rosanna Virgili

Ancora una volta è la figura di Giacobbe che, tra quelle bibliche, offre un’icona perfetta. A descriverla è Giuda, uno dei suoi figli più grandi, ormai in grado, pertanto, di leggere oggettivamente nel cuore del suo anziano padre. Ed è lui a farsi voce dei pensieri di Giacobbe in una mirabile descrizione del suo rapporto col figlio più piccolo, l’ultimo della numerosa nidiata uscita dai suoi lombi. Gli occhi di Giuda ritraggono a perfezione la totale dipendenza della vita del padre da quella del figlio, provocando una commozione profonda nei lettori di ogni tempo.   

Vite intrecciate 

L’occasione è data da una contingenza durissima: Giuda e i suoi fratelli sono pressati da Giuseppe affinché tornino nel loro Paese lasciando in Egitto il loro fratello minore, Beniamino. Ed ecco che Giuda spiega a Giuseppe perché non possono fare una simile cosa: «Ora, se io arrivassi dal tuo servo, mio padre, e il giovinetto non fosse con noi, poiché la vita dell’uno è legata alla vita dell’altro, non appena egli vedesse che il giovinetto non è con noi, morirebbe, e i tuoi servi avrebbero fatto scendere con dolore negli inferi la canizie del tuo servo, nostro padre» (Gn 44, 30-31). La vita dell’uno è legata alla vita dell’altro! La vita di un padre a quella di un figlio. Non si tratta, insomma, di due esistenze distinte ma di una sola, poiché intimo sino alle midolla del corpo e dell’anima è il legame tra loro. Giacobbe, inoltre, aveva già vissuto il dolore della perdita di Giuseppe che i suoi fratelli gli avevano fatto credere morto. Ora Giuda ha capito come il legame di suo padre con i figli della moglie amata – Rachele - sia per lui una questione di vita o di morte, e per questo è pronto a mettere in gioco tutto sé stesso pur di salvare la vita di Giacobbe. Lo sentiamo supplicare Giuseppe, dicendo: «Ora, lascia che il tuo servo rimanga al posto del giovinetto come schiavo del mio signore e il giovinetto torni lassù con i suoi fratelli! Perché, come potrei tornare da mio padre senza avere con me il giovinetto? Che io non veda il male che colpirebbe mio padre!» (Gn 44,33-34). Struggente, bellissima, è questa parola di Giuda deciso a non sopportare il “male” che colpirebbe suo padre dinanzi alla scomparsa del suo ultimo figlio. Giuda è diventato adulto, capace di cogliere in profondità la verità di quell’uomo che è padre suo, prima ancora che di Beniamino. È come se avesse acquisito quella maturità per cui un figlio capisce quanto grande sia, in verità, la debolezza di un padre, più grande persino della sua, di quella di un figlio. Quella si conosce solo quando si sperimenta davvero che: «la vita dell’uno è legata alla vita dell’altro». 

Le mani dei figli

Spesso si dice banalmente che l’amore materno per i figli è più sensibile perché inizia con le doglie del parto. È una realtà che non si può negare. Il legame della madre con i figli si innesta sul sentimento di quel travaglio che ha generato il loro primo vagito. E con esso la gioia della vita che è uscita alla luce. Il dolore segna, pertanto, l’inizio di un amore difficilmente scindibile. Ancor oggi, in molti casi, il parto è esperienza che mette a repentaglio la vita della madre; da qui il condizionamento radicale al corpo e alla vita del figlio. I padri non fanno questa esperienza alla nascita dei loro figli, ciò nonostante tra loro viene a crearsi, pian piano, un legame ancestrale, condizionante, similmente a quel che accade alla madre. Esso coinvolge la vita fisica e quella morale. Mentre la donna è fonte della vita dei figli, l’uomo consegna loro la sua stessa “rinascita”. I figli diventano, così, sempre di più la fonte nuova della vita del padre, specialmente quando egli vede iniziare a scemare la sua giovanile energia. Forse è a ragione di ciò che molti dicono che un uomo non può morire se mancano i figli al suo capezzale; mentre gli tengono la mano egli può serenamente abbandonarsi nelle mani di Dio, nella fiducia in quella promessa che si cela nel palmo delle mani dei figli.       

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