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di Gianni Gennari

Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. (Gv 4, 35 - 36)

Gesù sta parlando con gli apostoli, con i discepoli, e questo nel momento in cui si tratta di iniziare il cammino in mezzo alla gente. Bene, e lui continua: «Io vi dico alzate gli occhi e guardate i campi, è il momento di mietere, chi semina e chi raccoglie si rallegrano insieme».

Alzate gli occhi e guardate i campi: tutte e due le cose. Come è possibile, alzare gli occhi e guardare i campi? Sembrerebbe che quando uno alza gli occhi non vede più i campi! E che invece se vuole guardare i campi non deve alzare gli occhi! È invece importante: alzare gli occhi, cioè, significa smetterla di considerare orizzonte della nostra esistenza solo quello su cui poggiano i nostri piedi. Troppo spesso ci guardiamo i piedi per essere sicuri di non cadere, per essere sicuri di dove mettiamo il passo. Gesù ci dice di alzare gli occhi, e quasi di andare verso il cielo e poi insieme di guardare il campo: significa prendere coscienza che il cielo è sulla terra.

E nel campo si vede che ormai la messe è vicina. È così: ogni volta che l'uomo alza veramente l'occhio non distacca il suo sguardo dal mondo, ma riesce a leggere nell'apparente deserto del mondo il fiore che sta per portare il frutto; nell'apparente deserto del mondo egli legge la promessa della mietitura, la gioia comune di chi ha seminato e di chi raccoglie: «alzate gli occhi e guardate i campi».

Troppo spesso noi guardiamo solo i nostri piedi, o anche guardiamo soltanto i campi, oppure all'opposto, alziamo soltanto gli occhi per condannare, per lamentarci o per invocare la presenza di Dio che venga a darci ragione. E invece, dobbiamo insieme alzare gli occhi e guardare il mondo in una stessa identica realtà.

Tener presente il mondo mentre alziamo gli occhi e tenere alzati gli occhi mentre guardiamo il mondo. E allora solo allora ogni cosa che vediamo è promessa di futuro, ogni stelo che vediamo è promessa di mietitura, ogni dolore che vediamo è promessa di gioia comune di chi ha seminato e di chi mieterà. E non ci sarà nessuna invidia e non ci sarà nessuna fretta se sapremo aspettare la stagione di Dio, che è anche la stagione dell’uomo.

E non pensiamo che il seme non stia germogliando sotto la terra semplicemente perché noi non lo vediamo o perché non siamo ancora capaci di raccoglierlo. «Alzate gli occhi e guardate i campi»: il campo è il mondo. Gesù l'ha detto più volte nella parabola del seminatore. Questo amore del campo, cioè questo amore del mondo, questo amore dell'uomo, nella certezza però che al di sopra del campo, del mondo e dell'uomo c'è un Padre che ama a cui sempre dobbiamo tenere rivolto lo sguardo, rivolti gli occhi, se siamo nella fede. Questo Padre è vivo in Gesù che è entrato nel mondo, che ha seminato il campo, che il vero seme di frumento, caduto in una terra, è morto e ha portato frutto che resta. Questa certezza, questa speranza che ci fa tenere presente Dio, senza mai dimenticare gli uomini, la storia e il mondo, è quello che ci deve sostenere anche oggi.

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