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Agli affezionati ascoltatori e alle ascoltatrici di Radio Mater un cordiale saluto e un ben ritrovati a pregare in quest’ora di spiritualità in compagnia di san Giuseppe, in un clima di riconquistare libertà che ci rende cittadini liberi di camminare e di poter salutare gli amici di persona.

Lo Spirito Santo è il respiro dell’anima per questo vogliamo iniziare questa nostra immersione nella preghiera invocando lo Spirito santo con questa preghiera:

Signore Gesù!

Ecco pronti ad immergerci nella preghiera per respirare il tuo vangelo e a lasciarsi permeare dalla tua Provvidenza per vivere in pienezza la vita che tu ci doni.

Signore Gesù, nostro mediatore e avvocato, prega - come hai promesso - il Padre, affinché per mezzo tuo ci mandi lo Spirito Santo: lo spirito di verità e di fortezza, spirito di consolazione che renda aperta, buona, sorridente ed efficace la nostra testimonianza.

Sii con noi, Signore, compagno di vita, per entrare in comunione totale con te e idonei per la tua stessa forza a trasmettere al mondo la tua pace, la tua salvezza e consolazione.

  Abbiamo bisogno soprattutto oggi dopo una quaresima lunga, durata quasi tre mesi e ancora non siamo arrivati al traguardo, ma abbiamo percorso una lunga tappa, ma assai importante giungendo al giorno della Pentecoste.

Sappiamo che la pentecoste era una festa del popolo ebraico che celebrava la mietitura: era l’inizio della raccolta dei frutti sognati nella primavera.

Quest’anno, all’indomani della Pentecoste, per la prima volta, papa Francesco ha voluto che si celebrasse la memoria liturgica di Maria, madre della Chiesa. La Madonna è stata - e lo è tuttora - nelle mani dello Spirito santo come un grembo perenne della fecondità della Chiesa stessa.

A Nazareth lo Spirito santo chiede ospitalità al grembo di Maria per rivestire la sua divinità, presente in Gesù, di una carne umana.

 Nella maturità della sua vita umana Gesù dall’alto della croce dilata la maternità di Maria a tutti i credenti in lui.

Gesù ha consegnato a Giovanni sua Madre, perché divenisse mamma di tutti i battezzati e accogliesse tutte le creature umane con i sentimenti materni di tenerezza e mitezza.

 Papa Francesco domenica scorsa ha detto: "Una Chiesa, che è madre, cammina sulla strada della tenerezza e della compassione. Per questo chi è figlio della Chiesa è una persona mite, tenera, sorridente, piena di amore. -ha ricordato inoltre - che lo Spirito Santo, protagonista nel cenacolo con la prima Comunità dell’esperienza mirabile della Pentecoste, e preghiamo Lei perché ottenga per la Chiesa l’ardente spirito missionario”. Queste le parole pronunciate dal Papa  domenica scorsa alla preghiera del Regina Coeli, con i fedeli di nuovo in Piazza San Pietro, per sottolineare il profondo legame tra lo Spirito e Maria, tra la solennità di Pentecoste, quindi, e la memoria della Beata Vergine Maria Madre della Chiesa. È lo Spirito Santo l’anima della Chiesa e Maria è la sua Sposa. La Chiesa è il corpo mistico di Cristo, Maria è la Madre di Gesù che lui stesso sulla croce affida a Giovanni, e nello stesso tempo, affida Maria all’apostolo evangelista.

“Tutte le parole della Madonna sono parole di madre”, dal momento “dell’Annunciazione a Nazareth fino alla fine, lei è madre” ha detto il Papa nella cappella di Santa Marta, lo diceva già  detto il 21 maggio 2018, durante la prima Messa celebrata come memoria della Beata Vergine Maria Madre della Chiesa. 

In quella circostanza spiegava come i Padri della Chiesa avevano capito che la maternità di Maria era la maternità della Chiesa.

 Il papa ha evidenziato la dimensione femminile della Chiesa e anche l’importanza del genio femminile della donna e ha sottolineato che: «Senza la donna la Chiesa non va avanti, perché lei è donna, e questo atteggiamento di donna le viene da Maria, perché Gesù ha voluto così».

In quell'occasione Francesco indicava la tenerezza come quell’atteggiamento materno che deve contraddistinguere la Chiesa e aggiungeva, «anche un’anima, una persona che vive questa appartenenza alla Chiesa, sapendo che anche è madre deve andare sulla stessa strada».

 

 

Il Decreto con cui è indicata la celebrazione della memoria liturgica che ha stabilito  la ricorrenza fosse celebrata il lunedì dopo Pentecoste con lo scopo di «favorire la crescita del senso materno della Chiesa nei Pastori, nei religiosi e nei fedeli, come anche della genuina pietà mariana». «Questa celebrazione ci aiuterà a ricordare che la vita cristiana, per crescere, deve essere ancorata al mistero della Croce, all’ oblazione di Cristo nel convito eucaristico, alla Vergine offerente, Madre del Redentore e dei redenti». Chi si mette ai piedi di questa madre tenera constaterà che questo frequentazione trasformerà in amore ogni cosa anche quello materiale od oscura. Direi che lo Spirito santo è il grande artista che rende viva e palpitante la pietra della nostra rigidità granitica. Di una persona piena di vita diciamo che è una persona ispirata, perché anche nelle situazioni difficili conserva lucentezza, ottimismo e la leggerezza di una persona innamorata.

Anche in noi lo specchio della nostra bellezza, per quanto a frammenti, ci mostra la sorgente della luce, una luce che non possiamo catturare, prenderla con le mani, ma soltanto ricevere come dono

 

Nella presente situazione drammatica, carica di sofferenze e di angosce che attanagliano il mondo intero, ricorriamo a Te, Madre di Dio e Madre nostra, e cerchiamo rifugio sotto la tua protezione, Santa Madre di Dio

« O Vergine Maria, volgi a noi i tuoi occhi misericordiosi in questa pandemia del coronavirus, e conforta quanti sono smarriti e piangenti per i loro cari morti, sepolti a volte in un modo che ferisce l’anima. Sostieni quanti sono angosciati per le persone ammalate alle quali, per impedire il contagio, non possono stare vicini. Infondi fiducia in chi è in ansia per il futuro incerto e per le conseguenze sull’economia e sul lavoro.

Madre di Dio e Madre nostra, implora per noi da Dio, Padre di misericordia, che questa dura prova finisca e che ritorni un orizzonte di speranza e di pace. Come a Cana, intervieni presso il tuo Figlio Divino, chiedendogli di confortare le famiglie dei malati e delle vittime e di aprire il loro cuore alla fiducia.

Proteggi i medici, gli infermieri, il personale sanitario, i volontari che in questo periodo di emergenza sono in prima linea e mettono la loro vita a rischio per salvare altre vite. Accompagna la loro eroica fatica e dona loro forza, bontà e salute.

Sii accanto a coloro che notte e giorno assistono i malati e ai sacerdoti che, con sollecitudine pastorale e impegno evangelico, cercano di aiutare e sostenere tutti.

Vergine Santa, illumina le menti degli uomini e delle donne di scienza, perché trovino giuste soluzioni per vincere questo virus.

Assisti i Responsabili delle Nazioni, perché operino con saggezza, sollecitudine e generosità, soccorrendo quanti mancano del necessario per vivere, programmando soluzioni sociali ed economiche con lungimiranza e con spirito di solidarietà.

Maria Santissima, tocca le coscienze perché le ingenti somme usate per accrescere e perfezionare gli armamenti siano invece destinate a promuovere adeguati studi per prevenire simili catastrofi in futuro.

Madre amatissima, fa’ crescere nel mondo il senso di appartenenza ad un’unica grande famiglia, nella consapevolezza del legame che tutti unisce, perché con spirito fraterno e solidale veniamo in aiuto alle tante povertà e situazioni di miseria. Incoraggia la fermezza nella fede, la perseveranza nel servire, la costanza nel pregare.

O Maria, Consolatrice degli afflitti, abbraccia tutti i tuoi figli tribolati e ottieni che Dio intervenga con la sua mano onnipotente a liberarci da questa terribile epidemia, cosicché la vita possa riprendere in serenità il suo corso normale.

Ci affidiamo a Te, che risplendi sul nostro cammino come segno di salvezza e di speranza, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. Amen.

Stacco musicale

2° momento

Abbiamo pregato la nostra Mamma del cielo con le parole e i sentimenti di papa Francesco in questo tempo di solitudine, di apprensione, di paura, infatti, nelle interminabili settimane di “clausura” quante volte sarà uscito dalla nostre labbra l’interrogativo: «Sino a quando, o Signore, continuerai a dimenticarmi?».

Tutti eravamo come dei naufraghi sballottati in un mare di paure, paralizzati dai numeri dei contagiati, dei ricoverati in terapia intensiva e dal numero dei morti.

«Sino a quando, Signore, la mia anima proverà affanni e la tristezza continuerà ad essere la severa regina del mio cuore?».

Questi interrogativi sono contenuti nella preghiera del salmo 12. Il salmista prega Dio in una situazione di grande afflizione. 

«Sino a quando, Signore?»: è la supplica costante della vita nel tempo del “silenzio di Dio” e nei tempi bui. 

In questo cielo plumbeo del corona-virus mi ha colpito questa espressione: «L’oscurità è il fratello anziano della luce». A riflettere, l’oscurità, in effetti, è la primigenia del desiderio struggente della luce. Anche Dio ha guardato e ammirato la creazione sul finire della notte e poi, ai confini dell’alba, ha fatto esplodere la luce. 

Nel mondo ebraico il giorno inizia la sera, appunto, con l’oscurità. Il primo versetto della Bibbia inizia proprio così: «La terra era informe e deserta e le tenebre coprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque». L’alba arriva come un dono inaspettato. Anche noi in questa pandemia vediamo illuminarsi l’orizzonte e questo ci invita a guardare il futuro con gli occhi carichi di una memoria ed illuminata dalla speranza. Così anche il buio dell’interrogativo: «Sino a quando?» possiede il seme della speranza.

Nelle scorse settimane, come un sibilo angosciante, il “perché” del flagello della pandemia, che ha spezzato esistenze e sicurezze, ha seminato lutti e ha smascherato anche tante presunzioni di onnipotenza che ci ha fatto scivolare nell’illusione di poter vivere anche senza Dio. Questo disagio strisciante accanto ai laboratori degli scienziati ci suggerisce di aggiungere uno spettro suppletivo per cogliere nel complesso meccanismo della vita una vibrazione spirituale, cogliere nel metabolismo umano quella particella divina che ci permette di guardare la vita come la vede Dio e, solo allora, potremo vedere che nulla è profano nel mondo e che la fede non è solo alzare gli occhi verso Dio, ma guardare la terra con gli occhi stessi di Gesù che ha assaporato l’amarezza delle nostre lacrime.

In questi tempi giustamente è stato scritto che «C’è una vita da ricominciare, con slancio e giudizio. C’è storia da fare. Sarà dura, e non può essere ridotta a un’avventura».

Come l’eco del «Sino a quando, o Signore»,  da parte di Gesù c’è un appello alla fede: «Non abbiate paura». “Questo non aver paura” non è tanto un credere che Dio esista, ma è un fidarsi di lui, è avere la consapevolezza che la nostra vita gli appartiene e ne condivide il disagio e la difficoltà.

Desidero far conoscere due testimonianze significative di due vescovi che hanno saputo riempiere il tempo del disagio come occasione per un tempo di scelta per valutare cosa passa nell’anima e stabilire ciò che è necessario e ciò che nella vita è inconsistente come una nuvola che si disperde nel cielo.  Questo è tempo di un riconoscimento per reimpostare la vita verso Dio, come forza di attrazione dei valori grandi e verso il prossimo come un ponte, cavalcavia necessario per arrivare a Dio.

Quante persone nel silenzio e nell’anonimato hanno attraversato la valle buia della paura, alzando gli occhi verso il cielo e stimolati dalla preghiera, hanno attinto coraggio e sentito nascere nell’anima fiducia e forza per confessare: «Con l’aiuto di Dio io ce la faremo».

 

Amorevole, Creatore del cielo, della terra

e di tutto ciò che contengono.
Apri le nostre menti e tocca i nostri cuori,

Affinché possiamo essere parte del creato, tuo dono.

Sii presente ai bisognosi in questi tempi difficili, specialmente i più poveri e i più vulnerabili.
Aiutaci a mostrare solidarietà creativa nell’affrontare
le conseguenze di questa pandemia globale.
Rendici coraggiosi nell’abbracciare i cambiamenti rivolti
alla ricerca del bene comune.
Ora più che mai, che possiamo sentire di essere tutti
interconnessi e interdipendenti.

Fai in modo che riusciamo ad ascoltare e rispondere
al grido della terra e al grido dei poveri.
Possano le sofferenze attuali essere i dolori del parto
di un mondo più fraterno e sostenibile.

Sotto lo sguardo amorevole di Maria Ausiliatrice, ti preghiamo per Cristo Nostro Signore.
Amen.

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