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di Ottavio De Bertolis

Per comprendere questa bellissima invocazione, dobbiamo andare all’Antico Testamento, e per la precisione al profeta Ezechiele. Tutti ricorderete che al cap. 47 abbiamo una visione molto significativa: «[L’angelo] mi condusse all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente […] dal lato destro […] poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva alla caviglia […] poi […] mi giungeva ai fianchi […] le acque erano cresciute, erano acque navigabili, un fiume da non potersi passare a guado» (Ez 47, 1-5).

Un fiume impetuoso, sempre più profondo, esce dal tempio, prima un rivolo, poi sempre più travolgente. Il profeta prosegue: «ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il fiume, vivrà; il pesce vi sarà abbondantissimo, perché quelle acque dove giungono risanano, e dove giungerà il torrente, tutto rivivrà» (Ez 47, 9).

San Giovanni, nel dipingere la scena della trafissione del costato del Salvatore, ha certamente presente questa pagina di Ezechiele; infatti, vede uscire dal fianco del Signore sangue e acqua. Quest’acqua viva è precisamente quella di cui è detto: «quelle acque, dove giungono risanano, e dove giungerà il torrente, tutto rivivrà», e la parola dell’Antico Testamento si adempie dunque nella rivelazione che si compie sulla Croce. Gesù dunque è il tempio di Dio, quello vero, dalla cui soglia escono le acque risanatrici. Infatti lo stesso evangelista Giovanni ci dice, in un contesto diverso, la cacciata dal Tempio dei cambiavalute: «Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”. Rispose loro Gesù: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Gli dissero allora i Giudei: “Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?”. Ma egli parlava del tempio del suo corpo» (Gv 2, 18-21).

Gesù è il tempio, edificato dallo Spirito nel seno della Vergine Madre, quel tempio dalla cui porta, aperta dal colpo di lancia, esce l’acqua viva. Tutti i credenti sono paragonati poi a degli alberi rigogliosi lungo quel torrente, ognuno favorito da speciali doni. Sempre in Ezechiele troviamo: «Lungo il fiume, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui fronde non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario». Identica immagine è ripetuta nell’Apocalisse, che descrive la città santa in questi termini: «Mi mostrò poi un fiume d’acqua viva limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dall’Agnello. In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall’altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese» (Ap 22, 1-2). Di nuovo, al centro della contemplazione di Giovanni, c’è l’Agnello immolato, fonte viva dello Spirito. 

Così si adempie il Salmo: «Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio, la santa dimora dell’Altissimo» (Sal 46, 5-6). La Chiesa è continuamente vivificata dall’acqua viva, dono del Risorto, che dimora in essa come nel suo tempio. Tempio di Dio è Cristo, tempio di Dio è la Chiesa, tempio di Dio sono i nostri corpi: in Cristo, nella Chiesa, in noi, abita lo Spirito vivificante. Gesù lo effonde abbondantemente per noi nella sua Passione e Risurrezione.

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