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Caro don Mario,

un giorno entrai in parrocchia e trovai un bellissimo calendario stampato da voi dove si parlava di san Giuseppe. Tornata a casa mi telefona il mio unico figlio, impegnato in un Centro turistico, che da qualche tempo si era liberato dalla tossicodipendenza. Capii subito che si trattava di un'altra ricaduta nel circuito della dipendenza.

Disperata, invocai San Giuseppe: «Se almeno mio figlio avesse scelto di fare il falegname anziché il fotografo, tu potresti essere il suo santo protettore. Ahimè, potevo fargli fare il falegname, senza farlo studiare tanto; potevo non oppormi, quando in una   comunità lo avevano messo in falegnameria ed io ho avuto paura che lui si facesse male apposta magari per essere mandato a casa...».

Esposi il calendario in cucina e iniziai a pregare san Giuseppe ogni giorno...

Dopo pochi giorni mio figlio mi telefonò comunicandomi di aver conosciuto una ragazza francese. Presto se ne innamorò e, finita la stagione, con il guadagno prese la decisione di andare a trascorrere un periodo a Parigi. Tornò dopo un mese completamente cambiato, mi prese da parte e mi disse: «Come vorrei riprendere a studiare e imparare l'arte dell'ebanisteria! Mi piacerebbe imparare a fare mobili, sapessi che bei mobili ci sono a Parigi!». Rimasi stupita dalla sua richiesta, ma mi misi subito a cercare una scuola per ebanisti e la trovai a Firenze, all'istituto europeo del restauro del legno e del mobile antico.

Subito dopo è avvenuto il matrimonio con la sua ragazza e sono arrivate due bellissime bambine: Maya e Serena. Naturalmente non ho più cessato di pregare san Giuseppe.

Francesca Romana

Gentile e sempre cara Francesca Romana,

innumerevoli volte la Bibbia esalta la serenità di chi si abbandona con fiducia nella mani di Dio e Gesù stesso ha detto che la preghiera rivolta al Padre in nome suo è sempre esaudita. Talvolta però ci sembra che questo non avvenga e che Dio sia sordo alle nostre richieste. Sant’Agostino ci invita ad un esame di coscienza: o chiediamo a Dio in modo sbagliato, magari con poca fede o presunzione, o chiediamo cose che non sono per noi un bene, dimenticando che, proprio perché Padre, Dio vuole solo la nostra felicità.

È quello che forse avete provato anche lei e suo marito nelle alterne vicissitudini nelle quali avete accompagnato il cammino di vostro figlio verso la realizzazione di sé e l’incontro con Dio. 

La testimonianza che lei ci ha offerto è veramente molto bella: dispiace che, a causa dello spazio a disposizione, abbiamo dovuto sintetizzarla, privandola in parte della sua freschezza.

Ci uniamo a lei e a suo marito, in comunione spirituale con tutti i nostri Associati, nella preghiera al glorioso Padre terreno di Gesù soprattutto in questo mese di marzo a lui dedicato e in procinto della sua festa.

Ma è soprattutto nella mes­sa quotidiana, che io celebro al suo altare nella nostra Basilica, che le vostre intenzioni saranno unite al Sacrificio di Gesù, per intercessione di San Giuseppe.

Con la mia sacerdotale benedizione alle vostre famiglie, porgo i più cordiali saluti.

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