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XX Capito generale dei Servi della Carità

Nel periodo  subito dopo la Pasqua le figure più autorevoli della congregazione guanelliana, come gli apostoli nel cenacolo dopo la risurrezione di Gesù, si sono ritirati per quasi un mese con l’onere di verificare il cammino di un sessennio, ma anche di progettare un futuro ricco di prospettive su un territorio che sempre più si va espandendo a livello planetario, coinvolgendo nella missione caritativa i poveri che nella povertà hanno un comune denominatore, modi e culture molto dissimili di un carisma nato, sviluppato e incarnato in una cultura con il dna  della tradizione italiana. 

«Fare della carità il centro del mondo», ma la carità non è solo un’elemosina, è un modo di essere e di vivere. Guanelliani capitolari al termine di questo meeting a livello mondiale hanno scelto anche i condottieri per seminare i campi del futuro con un sempre maggior  impegno nella carità e con una testimonianza credibile.

Con il compito di superiore generale per il prossimo sessennio è stato eletto don Umberto Brugnogni, che sarà aiutato nella missione caritativa dell’Opera don Guanella da don Nico Rutigliano, come suo Vicario, e come consiglieri da Soosai Rathinam, Franco Lain e Gustavo De Bonis,  per dialogare con la complessità e far emergere anche un nuovo modo di vivere l’unico carisma. 

L’eredità del governo di don Alfonso Crippa è quella di continuare «a vivere valori condivisi, che sostanzialmente, e in primo luogo, sono quelli  annunciati e promossi da Gesù nel vangelo,  e da noi coltivati e vissuti in profondità, senza accontentarsi di una appariscente e colorata superfice».

C’è un rischio: quello di rimanere alla superficie, confondendo l’interculturalità con la tolleranza. Non basta lavorare solamente di testa, dobbiamo lavorare con il cuore sapendo che l’universalità e l’interculturalità sono basate sulla stessa dignità umana: accogliere il fratello perché è figlio di Dio come qualsiasi persona, come noi stessi. Principio fondamentale che ci viene dato dalla fede è che l’amore sta sopra ogni cosa e che nell’amore si possono superare le difficoltà. Si pu ò accogliere, integrare. C’è un legame tra interculturalità e fraternità: la fraternità è un concetto di fede. 

Nel XX Capitolo è stato ribadito che anche la preghiera per i morenti, desiderata e istituita da don Guanella pochi anni prima della sua morte, è parte integrante del nostro carisma da coltivare come valore nell’accompagnare le nostre sorelle e i nostri fratelli all’abbraccio con il Padre.  

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