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U
n bentrovati a tutti gli ascoltatori e le ascoltatrici sintonizzati sulle onde di Radio Mater.

Carissimo San Giuseppe,

siamo entrati nel mese di marzo, in cui da secoli la Chiesa festeggia il tuo onomastico e ammira la tua fede e la tua collaborazione al piano di Dio. In questo tempo desideriamo stare in tua compagnia per confidarti il nostro stato d'animo e attingere dalla tua testimonianza la forza e il coraggio nel nostro cammino verso la vetta della santità. La parola “santità” ci rende quasi timorosi, sembra una montagna inaccessibile, ma la tua vita ci insegna che la santità consiste nell'intima comunione con Gesù tuo figlio «legale» e un rapporto solidale con i fratelli.

Tu, o San Giuseppe, sei davvero il modello della santità, non solo per la missione che Dio ti ha affidato, ma, soprattutto, per l'intimità vissuta con Gesù. Gesù ha imparato da te a gustare i sapori della nostra vita terrena e tu hai imparato da lui a essere specchio dei requisiti divini presenti nella tua vita. 

Il santo, infatti, è chi si lascia rivestire della santità stessa di Cristo Gesù. 

Tu, san Giuseppe, hai portato la tua famiglia nel sogno e nella realtà quotidiana. Il patrimonio di fede e di esperienza delle tue origini ha costituito la fonte essenziale della tua educazione, del tuo rapporto con Dio e il prossimo. Ogni famiglia ha la sua anima, il mondo dei suoi ricordi, ogni focolare mantiene vive le sue stagioni, le emozioni, le sue lotte e le sue gioie. L'autorità dello sposo e l'amore materno preparano il nido al loro futuro. Il padre e la madre sono i fuochi scoppiettanti che mantengono il calore unificante dell'armonia. Da questo cerchio di benedizione c'è un abbraccio solidale dal quale nessun membro della famiglia è escluso. Quando Dio ha preso il timone per dirigere la tua famiglia in sentieri diversi da tuoi programmi, tu, o Giuseppe, ti sei fermato in ascolto di una volontà superiore che voleva imprimere alla tua storia di amore, un sigillo nuovo: un patto di un'alleanza eterna che non avrebbe mai subito incrinatura e rottura.

Come all'alba dell'umanità, Dio-creatore ha posto la famiglia alla sorgente del benessere fisico e spirituale delle persone, così «nella pienezza dei tempi», Dio ha collocato te, Giuseppe, e la tua sposa Maria come modelli di un'umanità, liberata dal lievito nero della corruzione, dell'ingiustizia e ha chiamato te, «uomo giusto», a dare inizio a una nuova era di redenzione. 

A Nazareth, l'oasi della tua famiglia è divenuta il nuovo Eden, dove Dio non è estraneo, ma ha preso dimora facendosi uomo Gesù, l’Emmanuele, «il Dio con noi». Nella casa di Nazareth è iniziata l'avventura della «trinità terrestre». «Dio ha piantato la sua tenda in mezzo a noi» e la tua famiglia era diventata una roccaforte, dove Gesù in anticipo ha inaugurato la stagione del «quando due o tre persone sono radunate nel mio nome, io sono in mezzo a loro». 

Con rammarico, caro San Giuseppe, ti devo confessare che oggi purtroppo sono molte le mamme, le nonne che si rivolgono a noi per chiedere preghiere per il loro figli o nipoti che vedono naufragare il loro sogno di amore. In troppe famiglie si è spento il focolare dell'amore e le pareti di casa hanno perso i colori dell’amore e sono rivestite di ghiaccio, fredde come una notte d'inverno.

A noi, caro San Giuseppe, non è rimasto che la bocca per pregare, il cuore per amare e sentimenti di misericordia per questi i nostri fratelli che hanno fatto di un nido caldo di amore il covo di incomprensione.

Ti chiediamo un supplemento di intercessione per rinnovare la nostra speranza, perché siamo convinti che dove c'è la fede, c'è anche l'amore; dove c'è amore, vive anche la pace. Dove c'è, la pace aleggia la benedizione. Dove c'è la benedizione, Dio è presente e dove c'è Dio non manca nulla.  

 

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