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Pilastri della carità guanelliana

Incontro della Famiglia guanelliana col Papa Francesco

di Mario Carrera

La sala Paolo VI era gremita della grande famiglia guanelliana che ha portato in Vaticano il colore del viso delle popolazioni del mondo, per dimostrare che il colore della pelle di Dio è il tepore di una carezza di amore. Erano oltre di settemila persone a gremire l’aula Nervi ad attendere una parola d’incoraggiamento da parte del Pontefice. A nome dell’intera famiglia guanelliana, madre Serena, superiora delle suore guanelliane, ha salutato papa Francesco esprimendo sentimenti di costante attenzione al mistero del papa che con Guanella riteneva «stella polare» nel suo pellegrinare nelle strade dei poveri.

Papa Francesco ha ripercorso le magistrali testimonianze della fede di don Guanella tratteggiando la sua figura con tre linee fondamentali: fidarsi della sua bontà, guardare senza miopia le situazioni di disagio e affrettarsi a soccorrere. “Dio è padre e non riesce a non amarci”, la “più grande carestia è quella della carità”. Sono due passaggi del discorso che Papa Francesco ha rivolto ai Guanelliani, ricevuti in Vaticano in occasione di un pellegrinaggio a Roma per il centenario della morte di San Luigi Guanella. Il Pontefice ha più volte citato il santo, esortando a seguire il suo esempio per i più bisognosi, perché – era solito dire – “la miseria non può aspettare”.

Cosa vi direbbe il vostro fondatore, San Luigi Guanella? Papa Francesco ha esordito così il suo discorso alla famiglia dei Guanelliani ed ha osservato che Don Guanella avrebbe sicuramente usato “la sua semplicità schietta e genuina”. Ha sviluppato poi il suo intervento intorno a tre verbi concreti: “fidarsi, guardare e affrettarsi”.

Don Guanella ha creduto all’amore senza limiti di Dio.

La vita di Don Guanella, ha detto, «ha avuto al centro la certezza che Dio è Padre misericordioso e provvidente». Questo, ha soggiunto, «era per lui il cuore della fede: sapersi figlio sempre amato, di cui il Padre si prende cura. Dio è padre e non riesce a non amarci. Nemmeno è capace di stare lontano dai suoi figli. Se siamo distanti da Lui, veniamo attesi; quando ci avviciniamo, siamo abbracciati; se cadiamo, ci rialza; se siamo pentiti, ci perdona. E desidera sempre venirci incontro. San Luigi ha tanto creduto in questo amore concreto e provvidente del Padre, da avere spesso il coraggio di superare i limiti della prudenza umana, pur di mettere in pratica il Vangelo». Non prendere mai le distanze da Dio, Lui è Padre non padrone. Per Don Guanella, ha ripreso, la Provvidenza «non era una poesia, ma la realtà. Dio ha cura di noi e vuole che ci fidiamo di Lui». «Penso – ha detto Francesco – che il Padre celeste sia molto dispiaciuto, quando vede che i suoi figli non si fidano pienamente di Lui: credono forse a un Dio lontano, più che nel Padre misericordioso”. Sorge così il dubbio, in tanti, che “Dio, pur essendo Padre, sia anche padrone”. Ma questo, ha avvertito, “è un grande inganno».

«E’ l’inganno antico del nemico di Dio e dell’uomo, che camuffa la realtà e traveste il bene da male. È la prima tentazione: prendere le distanze da Dio, intimoriti dal sospetto che la sua paternità non sia davvero provvidente e buona. Dio è invece soltanto amore, puro amore provvidente. Egli ci ama più di quanto amiamo noi stessi e sa qual è il nostro vero bene». L’amore del prossimo è il conforto della vita.

Il secondo verbo, ha detto il Papa, è guardare. Il Padre creatore, ha affermato, «suscita anche la creatività in coloro che vivono come suoi figli e così imparano a guardare il mondo con occhi nuovi, resi più luminosi dall’amore e dalla speranza». A questo sguardo, Francesco ha rilevato, «gli altri non appaiono come ostacoli da superare, ma come fratelli e sorelle da accogliere». Si scopre così, come disse Don Guanella, che «l’amore del prossimo è il conforto della vita». «Nel mondo non mancano mai i problemi e il nostro tempo conosce purtroppo nuove povertà e tante ingiustizie. Ma la più grande carestia è quella della carità: servono soprattutto persone con occhi rinnovati dall’amore e sguardi che infondano speranza. Perché l’amore farà trovare modi e discorsi per confortare chi è debole - diceva ancora il vostro fondatore- ». Poveri figli prediletti, la più grande carestia è quella della carità.

Il Papa ha constatato che, a volte: «la nostra vista spirituale è miope, perché non riusciamo a guardare al di là del nostro io». Altre volte, «siamo presbiti: ci piace aiutare chi è lontano, ma non siamo capaci di chinarci verso chi vive accanto a noi, talvolta, invece, preferiamo chiudere gli occhi, perché siamo stanchi, sopraffatti dal pessimismo». Don Guanella, invece, «ci invita ad avere lo stesso sguardo del Signore: uno sguardo che infonde speranza e gioia».

Francesco ha infine parlato dell’affrettarsi, parlando in particolare dei poveri: «I poveri sono i “figli prediletti” del Padre, diceva san Luigi, che amava ripetere: “chi dà ai poveri, presta a Dio”. Come il Padre è delicato e concreto nei riguardi dei figli più piccoli e deboli, così anche noi non possiamo far attendere i fratelli e le sorelle in difficoltà, perché – sono sempre parole di Don Guanella – “la miseria non può aspettare”. E noi non possiamo fermarci fino a quando ci sono poveri da soccorrere!». Papa Francesco ha concluso affermando che «La Madonna si affrettò per raggiungere la cugina Elisabetta (cfr Lc 1,39). Anche noi, è stata la sua esortazione, “ascoltiamo l’invito dello Spirito ad andare subito incontro a chi ha bisogno delle nostre cure e del nostro affetto”, perché, come insegnava San Luigi Guanella, “un cuore cristiano che crede e che sente non può passare davanti alle indigenze del povero senza soccorrervi».

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